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In Emilia-Romagna 402 cantieri per la ripartenza post-alluvione. Bonaccini: “Mancano i tecnici promessi”

I cantieri aperti a Forlì-Cesena sono 53

Foto d'archivio di frane aperte nel Cesenate dopo l'alluvione del 16 maggio 2023

l lavoro procede, ma sarà ancora lungo. E, nel frattempo, gli indennizzi a cittadini e imprese per i danni subiti ammontano ancora a zero. A un mese dall’anniversario dall’alluvione in Romagna, la Regione ha fatto il punto sugli interventi compiuti, quelli in corso e le progettualità future per garantire la sicurezza fluviale del territorio. In tutto sono 402 i cantieri messi in campo a capo dell’Agenzia regionale, da Reggio Emilia a Rimini, per un totale di 343 milioni di euro di investimenti. Di questi, un terzo dei cantieri (130), quelli realizzati in “somma urgenza”, sono stati portati a termine. A destare preoccupazione però è la mancanza di tecnici in grado di portare a termine i progetti, specie nelle realtà più periferiche. “Il personale all’interno dei nostri piccoli-medi Comuni è in grande difficoltà – ha sottolineato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – e questo è un grande problema: la maggior parte dei lavori deve essere portata a termine da loro. Il Governo ha infatti deciso di bypassare la Regione nella realizzazione di molti interventi. Ma dei 216 tecnici di supporto promessi da Roma ai territori, ne sono arrivati solo una cinquantina: la mole di lavoro è troppo grande. Più che un problema di risorse, oggi il tema è quello di reclutare personale tecnico”.

In provincia di Ravenna 84 cantieri, preoccupa il fiume Santerno. Sono 53 a Forlì-Cesena

Al centro degli interventi c’è la provincia di Ravenna, epicentro dell’alluvione. Qui si registrano 84 cantieri per un totale di 91 milioni di euro di lavori. Numerosi gli interventi sul Lamone e sul Senio, ma il fiume che desta maggiori preoccupazioni è il Santerno: sono 34 i milioni di euro necessari per la sua messa in sicurezza, con 18 interventi realizzati o in corso e cinque di futura programmazione. Sul Santerno si è intervenuti su diversi tratti e in diversi momenti, a partire dalle maggiori criticità, con il ripristino dei rilevati arginali, nella zona tra Sant’Agata e a valle di Ca’ di Lugo, per poi spostarsi nei tratti più a monte. Il Lamone ha subito grossi danni lungo tutto il corso, in particolare a Faenza e Bagnacavallo. I cantieri hanno permesso la ricostruzione di argini e golene. Nel complesso, lungo l’asta sono conclusi o in corso 18 interventi per oltre 23,5 milioni di euro, a cui se ne aggiungono altri nove in fase di avvio/progettazione, che portano il totale a 27,2 milioni di euro.

La provincia di Forlì-Cesena registra nel complesso 53 cantieri, per un totale di 66 milioni di euro di investimenti necessari. Sul Montone gli interventi si sono susseguiti su tutto l’alveo, da monte a valle, e cioè dal crinale appenninico ai tratti arginati di pianura; va segnalato un intervento di somma urgenza a San Benedetto in Alpe, dove un’ampia frana ha occluso l’alveo del corso d’acqua. Nel complesso, sul Montone sono conclusi o in corso 13 interventi per oltre 8 milioni di euro. A questi se ne aggiungono altri nove in fase di avvio/progettazione, che portano il totale a più di 18 milioni di euro.

A Bologna si segnalano 56 cantieri per 96 milioni di euro complessivi, dato molto alto a causa dei lavori complessi che riguardano il fiume Idice che, nel corso dell’alluvione, ha deviato il proprio corso. Più contenuti gli interventi nelle province di Rimini e Reggio Emilia.

“I lavori che stiamo conducendo vogliono gettare il cuore oltre l’ostacolo – ha tetto la la vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile, Irene Priolo -. Mentre i cantieri proseguono spediti, stiamo lavorando con l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, insieme a tutti i componenti dei gruppi di lavoro dei Piani speciali, per mettere a punto una nuova visione strategica con interventi, strutturali e non, basati sull’analisi puntuale degli eventi dello scorso maggio e delle trasformazioni che ne sono conseguite. Saranno presentati a giugno. Questo richiederà, naturalmente, che i Piani vengano finanziati e i territori accompagnati nella definizione delle nuove strategie per il futuro di queste aree”.

Bonaccini: “Dal Governo devono arrivare le risorse promesse”

Una ricostruzione che non può prescindere dagli indennizzi a famiglie e imprese. “C’è poco da girarci attorno: dal Governo devono arrivare le risorse promesse – ha confermato Bonaccini -. La Romagna, dopo l’alluvione, si è rimboccata subito le maniche e i risultati si sono visti: la nostra Regione si conferma prima in Italia per export. Ma è inaccettabile che ad oggi cittadini e imprese abbiano ricevuto zero finanziamenti per ripartire”. Infine, il presidente della Regione ha confermato una linea guida per il futuro: “Nelle aree a rischio alluvione, non si ricostruirà”. Un’altra preoccupazione riguarda il miliardo di euro arrivato con i fondi Pnrr: si attende dal Governo il decreto per sbloccare queste risorse: “Bisogna farlo al più presto – sottolinea Bonaccini – perché la rendicontazione dei lavori all’Europa sarà da presentare entro il 2026. Non abbiamo molto tempo”.

La mappa online

I cantieri, con il relativo stato di avanzamento, online. Al seguente link  è disponibile il WebGis elaborato dalla Regione Emilia-Romagna con l’obiettivo di informare sugli interventi realizzati, in corso o in attivazione (finanziati con ordinanze del Commissario straordinario) per ripristinare le opere di difesa idraulica, del suolo e di bonifica. Interventi attuati dall’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, dall’Agenzia interregionale per il Fiume Po e dai Consorzi di Bonifica.

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