Diocesi
stampa

giovani

Don Mario Diana (assistente nazionale Ac) ieri sera in seminario: "Apriamo una finestra sulla generazione Z"

Ultimo incontro ai seminari di studio promossi da Caritas, Ufficio per i problemi sociali e del lavoro, Ufficio catechistico e Azione cattolica. Difficilmente ci si chiede: «che cosa c’è nella vita di questi ragazzi? Quali sogni? quali paure?», ha detto il relatore

Nella foto, un momento dell'incontro di ieri sera con don Mario Diana

“Storie #nofilter. Generazione Z e Vangelo” è stato il titolo del terzo e ultimo incontro dei Seminari di studio organizzati da Caritas, Ufficio per i problemi sociali e del lavoro, Ufficio catechistico e Azione cattolica. Don Mario Diana, Assistente nazionale del Movimento studenti di Azione cattolica e consulente Cei presso Confcoperative nazionale, ha sviluppato il tema a partire dal suo testo che porta lo stesso titolo della serata e che nasce dal desiderio dell’autore di offrire uno strumento per i più giovani.

Desiderio di «riaprire un dialogo spesso ritenuto chiuso tra i giovani e la Parola di Dio» e soprattutto «aprire una finestra su questa generazione Z (nati tra il 1997-2012) su cui tanto stiamo scrivendo, ma con cui stiamo passando poco tempo». Generazione Z e Vangelo sono viste da molti come un ossimoro, ma – si è chiesto il relatore - «è proprio vero che i giovani sono lontani dal Vangelo oppure si sono allontanati dalle nostre mediazioni di Vangelo, dal racconto pesante e alle volte moralistico che noi facciamo della Parola di Dio?». «La risposta è scontata» ha affermato don Mario. Ecco allora la volontà di entrare nel vissuto dei ragazzi impastandolo con il Vangelo. «Quando i ragazzi ritrovano il gusto della Parola vanno all’essenziale».

Quali scelte pastorali nascono dall’esperienza? Il metodo suggerito è quello di mettere al centro le domande di vita dei ragazzi, quello che può smuovere la vita di questi ragazzi. Uscire dall’ansia di occupazione. «Si parla dei giovani solo perché non vengono in Chiesa, perché non partecipano alla vita politica, non frequentano le associazioni, non vivono i luoghi di partecipazione». Difficilmente ci si chiede: «che cosa c’è nella vita di questi ragazzi? Quali sogni? quali paure?». Noi abbiamo a che fare con dei ragazzi, ha sottolineato il relatore, che vanno in giro per l’Europa con il progetto Erasmus, ma che all’età di 14 anni gli è stato detto: «Chiuditi in casa e studia davanti a uno schermo senza incontrare gli amici, fare sport». «Gli era detto che l’incontro con l’altro era pericoloso». «Pensate che questo sia indolore? E ci preoccupiamo se un ragazzo non viene alla Catechesi dei giovanissimi?». Non è questo che muoverà il cuore di un giovane e lo spingerà a frequentare i luoghi religiosi. «Un giovane si farà accarezzare dall’esperienza ecclesiale se qualcuno avrà il coraggio di chiedergli cosa sta succedendo nella sua vita».

La storia di Antonella, attivissima in parrocchia, è stata illuminante. «Non vado più in parrocchia», ha detto a don Mario, perché il parroco «mi ha massacrata perché non ho partecipato all’assemblea comunitaria, e accusandomi di poca coerenza non voleva più farmi fare la catechista». «Ma era morta mia nonna e mi dovevo laureare e nessuno si è ricordato». La ragazza era convinta di fare un cammino di fede, ma si è sentita usata. «La nostra fretta e paura di occupare spazi pastorali ci hanno fatto perdere di vista la vera storia delle persone», ha concluso il relatore. «Mi rifiuto di leggere le ricerche sociologiche, torniamo a guardare negli occhi i nostri ragazzi, li dove abitano». «C’è una società sportiva? Bene, sediamo sugli spalti a vedere giocare i nostri ragazzi. C’è un’associazione teatrale? Bene, andiamo a vedere cosa fanno».

Fondamentale è il contenuto: gli incontri di Gesù. «Dio fa incontrare la biografia delle persone con la salvezza, personalmente», come è successo a Zaccheo, alla Samaritana, a Matteo che hanno ripreso in mano la loro vita dopo l’incontro con Gesù. «I ragazzi non cambiano per dei discorsi, ma il cristianesimo si diffonde per contatto». È importante, ha sottolineato don Mario, «raccontare la possibilità di potercela fare» e «noi ci giochiamo la salvezza qui ed ora, in questa storia, con queste persone, in questo tempo che non è il peggiore». Il Signore non si è mai stancato di incontrare le persone e lo fa anche oggi nelle strade della nostra diocesi. «Biografia che si fa interrogare e un Dio che non si stanca di camminare»: questa è la vera bella notizia che dovremmo consegnare ai giovani e agli adulti di questo tempo, ha ribadito il relatore.

Non poteva mancare un riferimento ai social considerato il titolo della serata. «#nofilter» lo usano i ragazzi per non utilizzare filtri per le fotografie sui social, ma «tu puoi, se vuoi essere #nofilter». «Noi ne sentiamo di tutti i colori sui social, ma non possiamo andare dai giovani senza abitare i social». Comunicano attraverso i social e attraverso gli stessi, ha fatto notare don Mario, sono stati capaci di grandi mobilitazione, di manifestazioni, di raccolte. «Come Chiesa dobbiamo avere il coraggio di parlare attraverso i social».  Altra questione aperta dal relatore ha riguardato i luoghi e i tempi dell’incontro con i ragazzi. Nel Vangelo i luoghi di incontro sono la strada, il pozzo e «noi dove incontriamo i ragazzi? In Chiesa? Nella stanza di fianco alla Chiesa?». «I ragazzi li dobbiamo incontrare nei loro luoghi di vita ordinaria». I tempi non sono quelli che noi pensiamo essere giusti, «non sono quelli della nostra agenda pastorale».

Avviandosi verso la conclusione, don Mario ha lasciato tre novità che emergono dalla Sacra Scrittura da consegnare ai giovani. La prima è che «la vita non è una gara agonistica». «Abbiamo cresciuto i ragazzi con un’ansia di prestazione», «i ragazzi si sentono come in una gara di formula uno, in una corsa contro il tempo per raggiungere obiettivi». Il nostro compito di adulti deve essere «mettere nel cuore dei ragazzi il desiderio di sognare». La seconda novità è che «c’è sempre un tempo per ripartire». Coraggio di riprendere in mano la propria vita, ha evidenziato il relatore, di mettere una marcia nuova. «Nessuno può segnare il tempo alla vita di un altro». Ultima novità: «nella vita i ragazzi non sono soli» perché spiritualmente c’è il Signore che si manifesta con il volto della comunità cristiana che cammina con loro. «Prendiamoci la responsabilità di non lasciarli soli».

In conclusione don Mario ha ricordato le parole di papa Francesco alla Giornata mondiale di Lisbona: todos, todos, todos. «Creiamo comunità capaci di fare spazio a tutti. Questo cambia la vita».

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
Don Mario Diana (assistente nazionale Ac) ieri sera in seminario: "Apriamo una finestra sulla generazione Z"
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento