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lutto in redazione

In ricordo di Terzo Spada: "Avrà sistemato qualche congiuntivo anche a Sorella Morte"

L'ottimismo e l'allegria del professore, nelle parole del giornalista in forze al Corriere Cesenate dal 1997 al 2016

Roma 2013. Foto di Cristiano Riciputi

In 24 anni credo di aver visto Terzo Spada arrabbiato solo due volte. E dire che per almeno 19 anni ci siamo incontrati, o sentiti al telefono, quasi ogni giorno, al Corriere Cesenate, dal 1997 al 2016. Una di queste arrabbiature la ricordo bene: in un articolo, inserito a sua insaputa, si criticava Longiano. Ecco un’altra peculiarità del professor Spada: guai a toccargli Longiano e frazioni limitrofe. Mentre la prima caratteristica erano il sorriso e l’allegria. L’altro tratto distintivo era la fede, di quelle salde e senza fronzoli.

E poi le barzellette: partiva con grande entusiasmo e con le migliori intenzioni, ma poi si perdeva, e quasi mai riusciva a portarle a termine con successo, così come difficilmente riusciva a frenarsi e a non intervenire a un dibattito, a un incontro o a commento di un qualche relatore. E poche volte l’ho visto senza giacca e cravatta, almeno nelle situazioni più o meno ufficiali.

Dal professor Spada ho imparato tanto, prima di tutto a livello professionale, cercando sempre la perfezione in ogni pensiero messo per iscritto. Di certo in redazione era colui che ne sapeva di più dal punto di vista di costruzione delle frasi e coniugazioni dei verbi, eppure era il primo ad aprire il dizionario per fugare ogni dubbio. O forse proprio per questo era il più bravo, perché aveva l’umiltà di andare a controllare.

Dal professore c’erano da imparare soprattutto l’ottimismo e l’allegria, l’affrontare anche le situazioni più tese con il sorriso sulle labbra, la genuinità della sua fede e devozione alla Chiesa: comunque non risparmiava critiche quando vedeva cose che non funzionavano, specie fra i preti. Ma un altro suo motto era che “i panni sporchi si lavano in casa” e che tutti siamo peccatori.

In redazione, scherzando, lo chiamavamo il “parroco della Badia” perché, effettivamente, in parrocchia si occupava di tutto, escluso celebrare la Messa, e qualche volta c’è venuto pure il dubbio... Ma Terzo (o Vittorio come lo chiamavano in casa) non era chiuso nella sua parrocchietta: la dimensione diocesana era la naturale conseguenza dell’appartenenza alla sua Badia, e non mancava mai ad alcun appuntamento in Diocesi, così come era in prima linea se c’era da andare in pellegrinaggio a Roma o qualche evento nazionale dell’Azione Cattolica che tanto amava.

Credo che l’ultimo fax arrivato al Corriere Cesenate, attorno al 2010, sia partito proprio da casa sua, e poi si era naturalmente adattato alle email con ottima disinvoltura. La mitica “pagina degli appuntamenti”, che a ragion veduta abbiamo sempre considerato la più letta di tutto il giornale, era composta con meticolosa dovizia da lui. E per tanti anni non c’è stata neppure la sua firma in pagina, perché per Terzo l’importante era “fare” e non “apparire”. E aveva grande attenzione per “i nostri missionari” che intervistava in prima persona, oppure ci passava i contatti per sentirli.

“La mòrta la sèlta” diceva in dialetto romagnolo, vale a dire “la morte salta”, ricordando così che non “sappiamo né l’ora, né quando”, né l’età. E stavolta l’ultimo salto è arrivato davanti al professor Spada, il quale avrà sorriso a Sorella Morte raccontandogli una barzelletta, senza riuscire a farla ridere, ma di certo le avrà sistemato qualche congiuntivo e verbo da coniugare, di fronte ai quali anche la falce non può che essersi inchinata.

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