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Echi dall'evento mondiale

Una vita rinnovata: testimonianze di ritorno dalla Gmg a Lisbona

"Siamo stati accolti e chiamati per nome". Le testimonianze e le foto di 6 giovani che dalle nostre parrocchie hanno partecipato alla Giornata mondiale dei Giovani a Lisbona, a inizio agosto

Una vita rinnovata: testimonianze di ritorno dalla Gmg a Lisbona

Hanno condiviso giorni intensi di incontro, di preghiera, di vita e anche di fatica. Tutti insieme: loro 96 da Cesena-Sarsina accolti nelle famiglie e nelle palestre della Diocesi di Silveira, nel Portogallo del nord. E ora si raccontano, alcuni di quei ragazzi che hanno partecipato alla Giornata mondiale dei giovani (Gmg) a Lisbona, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.

Raccontano forti emozioni dell’esperienza vissuta con gli amici, con papa Francesco e con un milione e mezzo di giovani arrivati a Lisbona da tutto il mondo. Riprendiamo con loro il filo del discorso che abbiamo tenuto vivo durante le giornate portoghesi sul nostro sito www.corrierecesenate.it con la presenza del nostro direttore Francesco Zanotti associato alla schiera di inviati dei media Cei (Avvenire, agenzia Sir…) e con quanto scritto su queste colonne la scorsa settimana e ciò che abbiamo narrato prima della partenza. (Sa.L.)

gruppone gmg

Luca Giordano (19 anni) di Case Finali di Cesena

L’esperienza della Gmg mi spaventava un po’, perché davanti a me si era proiettata un’esperienza del tutto nuova, più ostica di un campo e più avventurosa. Ora dico che il gioco è valso la candela: ho scoperto una nuova parte della fede, ho rivisto nel volto dei miei amici il volto di Dio, ho avuto modo di ritrovarlo anche nell’ospitalità delle famiglie che ci hanno accolto. “Non temete” così ha detto il Papa durante la Messa, e ho fatto tesoro di quelle parole che ora sono riflesso di un’esperienza che mi porterò nel cuore. Sono andato di fretta come Maria verso nuovi orizzonti, e sono tornato a Cesena cambiato: ho capito che la fatica fa parte della vita ed è necessaria per crescere.

Luca Giordano insieme alla famiglia che li ha accolti a Silveira

Francesco Moretti, 18 anni di Santa Maria della Speranza

Maria andò di fretta. È un forte segnale, come il verde del semaforo, Partite! Agite! È un ‘No’ all’indifferenza. Non prendiamo la fretta come un ‘fare le cose fatte male, di fretta’ ma prendiamola come un ‘perché stare fermi?’: è un'esortazione a non subire il mondo, ma ad avere la forza, il coraggio e soprattutto il rispetto per cambiare la comunità.

Chiamati per nome. È rincuorante crederci, affidarsi, come fosse la relazione con il nostro migliore amico. Sentire che ci chiama per nome è un segno di importanza nei nostri confronti, di interesse, di unicità come il progetto che ha Lui per noi. È confidenziale. Posso parlarCi come si fa con un amico. Ho cercato di diffondere questo rapporto che ho con lui anche nella comunità scout. È un amico che non tradisce. Ci guida tenendoci per mano. È un amico che non sta solo ad ascoltare. Anzi, fidati che quando ha qualcosa da dirci ce la dice eccome, nei momenti che a volte sono i più belli o in quelli più strani, ci parla e ci fa capire le scelte che ci ha fatto compiere e ci dice: ‘Ecco, hai visto dove ti ho portato? Perché ti ho fatto scegliere in questo modo? Ti piace?’. È così che ci parla.

Brillare, ascoltare, non temere. La parabola dei talenti, brillare, cioè spendersi. Ascoltare, capire dove c’è bisogno di noi, dove possiamo crescere, aiutare, spenderci e crescere, perché il servizio ci fa essere felici e ci fa brillare. Dio ‘Lampada sui miei passi’ ci guida, illumina il cammino, fa prendere il giusto dalle critiche, riempie di coraggio.

Mi porto a casa ‘Diventerete stelle che sono la luce nel buio’, tanti sorrisi, volti, cantare ‘Ave Maria’ in un unico coro, tanta accoglienza, dedizione. Camminare per le vie di Lisbona salutando i pellegrini che incontravo, in lingue diverse, con bandiere alte nel cielo per capire dove il gruppo stava andando. Provavo una strana sensazione di sicurezza: ‘Sono tra un milione e mezzo di persone che non conosco, eppure sono spensierato’. Eravamo tutti lì per lo stesso motivo, e questo ci legava.

Ero partito carico di buoni propositi e domande. Sono tornato con risposte e spero di potermi ricordare sempre di quel fuocherello che ci riempiva, guidava, tutti insieme.

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Beatrice Sacchetti, 22 anni di Case Finali

Tornando a casa mi rendo conto di quanto sia grande e disarmante l’accoglienza che ho ricevuto: nelle famiglie ho trovato un desiderio di dono e gratuità che mai avrei pensato di incontrare, la volontà di essere lì per noi e con noi, dagli asciugamani puliti trovati la sera, alla cena pronta a mezzanotte. Ci hanno dato tutto quello che potevano, arricchendo notevolmente il nostro pellegrinaggio. Al di là delle difficoltà linguistiche, tutto è sempre stato chiaro: «Questa è casa vostra».

Era dalla pandemia che non vivevo emozioni e sensazioni così grandi. Avevo dimenticato cosa vuol dire guardarsi intorno e vedersi circondati di persone che, seppur sconosciute, condividono così tanto di te: respirare un’atmosfera diversa, intensa, carica di presenza. La Gmg mi ha in un certo senso risvegliata e mi ha ricordato che non sono sola in questo cammino.

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Federica Sacchetti, 19 anni di Case Finali

In questi giorni sento Dio distante. Sono partita per la Gmg senza troppe aspettative, ma con un grande desiderio di sentirmi compresa. Con i miei amici è complicato vivere la mia fede, e tendo a reprimere questa forte spinta verso Dio. È difficile vivere la fede in solitudine ma alla Gmg tutti eravamo lì per lo stesso motivo. È bastato guardarmi attorno il primo giorno per capire che non sono mai stata sola. Devo essere sincera: all’inizio mi sono spaventata perché mi sono accorta di aver sempre vissuto la mia fede in modo sbagliato, come un principio da seguire senza mai fermarsi a riflettere su cosa rappresentasse Dio per me. Dio è amore. Ciò che mi ha fatto capire che eravamo tutti uniti dall’amore per Dio non è stato pregare insieme, ma condividere le nostre sofferenze, piangere insieme e trovare conforto gli uni negli altri. Mi sono resa conto che davvero non si può vivere da soli e che abbiamo bisogno degli altri per vivere bene. All’inizio ho scritto che ora sento Dio un po’ più distante. Questo perché a una persona a cui tengo tantissimo è stata portata via la madre. Ho pregato tanto per lei e penso sia normale chiedersi dove sia Dio in questi casi. Mi aggrappo alle parole del Papa: «La gioia è missionaria e l’allegria non è per uno solo, ma per portarla agli altri». Voglio condividerla, ora più che mai perché la fede può portare speranza anche nella sofferenza; anche quando ci si sente schiacciati dall’abisso della morte, Dio c’è e io voglio condividerlo per far provare agli altri l’amore che sento.

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Martina Farneti, 20 anni di Case Finali

L’esperienza della Gmg è molto ambivalente: da una parte c’è la fatica fisica, la stanchezza e la sensazione di non farcela, e dall’altra ci sono tutte le risate, gli scherzi, le nuove conoscenze e l’amore che si respirava in giro per Lisbona.

Una delle immagini che mi è rimasta più impressa è quella in cui l’ultima notte, quasi un milione di persone erano stese in terra, pronte ad ascoltare le parole di papa Francesco dopo un viaggio sicuramente fatico ma tutte con il sorriso, per lo steso motivo: la fede.

È stata un’avventura per la quale non ero sicura di essere pronta. In realtà si è rivelata un’esperienza ricca di emozioni, doni e consapevolezze dei propri limiti e dei propri pregi.

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Lucia Moretti, 22 anni di Case Finali

«Maria andò di fretta…»: questa frase del Vangelo di Luca a cosa mi fa pensare? Come la interpreto? Andare, agire. Mi fa venire in mente due lati di una medaglia: da un lato c’è la società che mi incita a fare tutto di fretta, senza pensare, in modo individualistico ed egocentrico; dall’altro lato c’è la mia famiglia che mi ha sempre consigliato di pensarci mille volte prima di agire per poi però far spegnere la voglia e il desiderio per quella determinata cosa assalita ormai da troppe paure e possibili imprevisti. Questa frase rappresenta una via di mezzo: il Vangelo mi dice di fare come Maria, ovvero andare di fretta. Sì, proprio “di fretta” e non con calma, non aspettando di avere tutte le comodità e le facilità a portata di mano. Maria è andata, è partita, e di sicuro in quel periodo non era semplice fare un viaggio lungo e da sola, ma soprattutto incinta. Maria, dal canto mio, avrebbe potuto aspettare, andare dalla cugina dopo aver partorito, insieme a Giuseppe, e invece parte. Subito. Ecco, interpreto questa frase come un agire adesso e concretamente, e non con i miei tempi (ovvero con calma e quando sono tranquilla senza nessuna ansia). Subito. «Amico, amica, se Dio ti chiama per nome significa che per Lui non sei un numero, ma un volto»: nella Chiesa c’è spazio per tutti. Il Signore invita a restare a lui connessi, a fargli domande che vengono dal cuore e ad ascoltare la sua voce. È un argomento semplice da comprendere, ma difficile da assimilare: non siamo dei numeri, ma volti. Tutto intorno a noi ci considerano dei numeri... i social ci riducono a immagini false. Papa Francesco invece ci dice che siamo dei volti. A pensarci è una bellissima cosa. Siamo dei volti, con un nostro personale sorriso, dei nostri occhi, macchie e nei caratteristici. Dei volti. Che bell’immagine! È dal volto di una persona che si capisce, il più delle volte, se è felice… Gesù ci guarda proprio in volto per capire se siamo felici. È difficile ascoltare la sua voce o fargli domande che vengano dal cuore, perché mi sembra sempre che alla fine lui non faccia niente. E allora ci devo pensare io. Durante la Gmg ho capito che io stessa riduco Gesù a un numero, a una cosa, a una fatina che mi deve togliere letteralmente tutte le incapacità, paure, terrori, freni, limiti che mi attanagliano. È difficile, lo ammetto.

A casa mi porto il sorridere con gusto dei miei amici e dei ragazzi e ragazze di Cesena di altre parrocchie che ho potuto conoscere. Un sorriso grande: bocca aperta e occhi chiusi. Sorrisi di imbarazzo, di sorpresa, di conoscenza. Grazie alle giornate e nottate in pullman ho potuto conoscere meglio dei miei amici, condividendo i nostri interessi (facendoci ascoltare a vicenda canzoni…).

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