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Valleripa, tra preghiera e lavoro scorre la vita

Il racconto di una mattina trascorsa secondo i ritmi del Monastero fondato da padre Orfeo Suzzi che si ispirò al carisma di don Giuseppe Dossetti. Il silenzio e la natura preservano il luogo

La chiesa di Valleripa

Per capire il carisma e la vita della Piccola Famiglia della Resurrezione bisogna salire fino a Valleripa (Mercato Saraceno). E bisogna andarci a piedi. Si lascia l’auto nei pressi del ristorante, appena si entra a Linaro, e ci si inoltra nel bosco. Le indicazioni sono fitte. Non ci si può sbagliare. L’importante è puntare in alto sguardo e cuore. Il passo sicuro aiuta l’ascesa, assai complicata con automezzi, se non si è dotati di un’auto 4x4 o di un fuoristrada. Con un’auto normale, occorre conoscere bene il percorso. In ogni caso, l’ingegner Leopoldo Raffoni assicura che presto ci sarà una strada più percorribile. Per ora, è meglio il cammino lento dei montanari che anche qui, a poco più di 20 chilometri da Cesena, possono trovare sentieri adeguati ai loro desideri.

È bello essere attesi. Soprattutto quando non si è abituali del posto che si va riscoprendo. La chiesa aperta invita a entrare, a fermarsi, a pregare. Il luogo è austero, immerso nel silenzio. C’è tanto Creato attorno, basta saperlo ascoltare. I grilli e le cicale cantano ed è un gradevole sentire. Con loro si dilettano anche tante specie di volatili.

Se ne notano diversi. Le recenti piogge hanno reso luminoso il verde nel quale ci si inoltra. Pare di essere fuori dal mondo, in questo contesto così inusuale. Ma si tratta solo di una prima impressione. Basta parlare un attimo con i sei monaci, tre sorelle e tre fratelli, che qui danno vita oggi alla comunità e proseguono nel cammino tracciato dal fondatore padre Orfeo Suzzi che si ispirò al carisma di don Giuseppe Dossetti, per comprendere che si è dentro la realtà.

La superiora Anastasia, al secolo Vera Panzavolta di Sala di Cesenatico (sorella dell’ex sindaco Nivardo), racconta la giornata dei membri della Piccola famiglia. È un piacere rimanere in suo ascolto. Non si andrebbe mai via. “Qui ci alziamo in estate alle 4,15 (in inverno alle 3,15) e iniziamo con la preghiera personale. Alle 5,30 recitiamo il Mattutino. Alle 6,30 partecipiamo alla Messa cui seguono le Lodi, l’Ora Terza e poi la colazione”.

Nelle due case si applica la regola benedettina Ora et labora.

Diverse ore del mattino e del pomeriggio sono dedicate al lavoro, non solo materiale, come tiene a precisare padre Giovanni, spagnolo con un italiano fluente, unico sacerdote presente. I lavori da eseguire per tenere in ordine la vastissima proprietà sono molto numerosi.

Per arrivare alla casa dei fratelli, monastero della Pentecoste, occorre un’altra buona mezzora di cammino, ancora tutto in salita. Si attraversano uliveti, castagneti, noceti e campi di ciliegi. Ci sono ampie distese di grano appena mietuto. La vegetazione è ovunque rigogliosa. Il silenzio avvolge tutto e lo sguardo si allarga all’orizzonte, molto lontano.

I ritmi scorrono lenti. Per i membri della comunità sono scanditi dalla preghiera e dalla lectio divina. “In due anni leggiamo tutta la Bibbia - aggiunge Anastasia - e recitiamo tutto il salterio in una sola settimana. La domenica dedichiamo ancora più tempo alla meditazione personale. La sera la cena è verso le 20. Poi c’è la compieta e il riposo notturno, fino all’alba successiva”.

“Abbiamo imparato tanto dalle nostre famiglie prosegue Anastasia -. Le famiglie dei nostri diaconi sono state una salvezza per la nostra comunità. Per noi è davvero una Grazia. Ci facciamo guidare ogni giorno dalla preghiera e dalla fedeltà. Fedeltà al carisma e alla Chiesa, come ci è stato insegnato. E poi siamo in ascolto della Parola di Dio, sempre”. Parola di Dio che viene riscoperta nella sua versione più originale, quella degli inizi dell’esperienza cristiana.

La visita al piccolo cimitero dove sono sepolti, tra gli altri, il monaco Paolo Censi e Teresa della Resurrezione, e la sosta per una breve preghiera di suffragio chiudono l’intensa mattinata. Il rientro, in discesa, è più agevole, ma al tempo stesso colmo di stupore per quanto appena vissuto. Il desiderio immediato è quello di tornare subito, con familiari e amici, per far vivere anche a loro la stessa intensa esperienza. Rimane il tempo per la consegna di una preghiera reciproca, un affidamento a Colui che veglia su ciascuno di noi.

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