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Ci sta a cuore

Al cristiano interessa ogni vicenda umana, come avviene da duemila anni a questa parte. Non si tratta di intromissioni, come ancora qualcuno vorrebbe far credere, ma di condivisione di vita piena, che non esclude alcun ambito di interesse

Ci sta a cuore

Una Chiesa che vive e soffre con il Paese. All’interno di esso, a pieno titolo. Con uno sguardo complessivo che ha a cuore tutte le vicende, quelle vicine, ma anche quelle che appaiono più lontane, ma che allo stesso modo riguardano gli uomini e le donne di questo nostro tempo. Non potrebbe essere altrimenti. Al cristiano interessa ogni vicenda umana, come avviene da duemila anni a questa parte. Non si tratta di intromissioni, come ancora qualcuno vorrebbe far credere, ma di condivisione di vita piena, che non esclude alcun ambito di interesse. Questo tipo di Chiesa è quella che emerge con nettezza dall’introduzione pronunciata lunedì scorso dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, in avvio dei lavori della 78esima assemblea dei vescovi italiani.

Tra i numerosi temi posti all’attenzione dei confratelli e dell’opinione pubblica, Zuppi ha messo la pace come dono e impegno. «La pace è il problema dei problemi». Con la guerra tutto è perduto, ha ricordato, mentre l’alternativa «è riprendere a trattare» per «arrivare a comprendersi». Il presidente ha messo in guardia dal rischio che la pressante attualità sul conflitto in Medio Oriente metta in secondo piano la guerra in corso in Ucraina, con un calo di «tensione nell’accoglienza dei profughi».

Trattando dell’invasione di Gaza, ha citato «il brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre». La reazione militare di Israele, ha aggiunto Zuppi, «ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini». Poi ha detto: «le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero». Se la pace «ha il primato» dei pensieri della Cei, anche la cura della Casa Comune sta molto a cuore alle Chiese in Italia. «In gioco c’è il futuro dei nostri figli e dei nostri territori», ha aggiunto il porporato che ha ricordato le alluvioni in Romagna, Brianza e nel nord della Toscana, «disastri alluvionali senza precedenti». Di fronte a questi scenari inediti, «occorre avanzare proposte concrete» e le istituzioni internazionali si devono assumere «le loro responsabilità con decisioni coraggiose». È necessario, per Zuppi, «uscire dal torpore dell’indifferenza».

Che dire di più? Don Milani direbbe I care. I cristiani vogliono esserci e vogliono essere protagonisti, anche nelle vicende che riguardano la casa, la difesa della vita, le riforme costituzionali. Per farsi compagni di viaggio con chi abita la città dell’uomo.

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