Editoriale
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Diritti o manganelli?

Non avremmo mai pensato, in questo inizio 2024, di dover assistere a certe scene. Ci hanno portato alla mente i momenti drammatici degli anni ’70 e ’80, ma il contesto di questi nostri anni è del tutto diverso

Diritti o manganelli?

C’è da auspicare che ci si fermi qui. L’ha scritto Danilo Paolini domenica scorsa su Avvenire a commento dei fattacci accaduti a Pisa venerdì 23 febbraio. Quello che è avvenuto è noto ai più e le immagini sono state rilanciate dalle televisioni e sul web. Una manifestazione pro Palestina di studenti per lo più delle superiori e in gran parte minorenni, è stata incanalata e bloccata dalla Polizia. Al primo contatto è scattata la reazione degli agenti in assetto antisommossa che hanno caricato i giovani a suon di manganellate.

Si sono visti alcuni ragazzi fermati e buttati con la faccia a terra, come si scorge in immagini tv che giungono da oltreoceano e nei film di stampo Usa. Non avremmo mai pensato, in questo inizio 2024, di dover assistere a certe scene. Ci hanno portato alla mente i momenti drammatici degli anni ’70 e ’80, ma il contesto di questi nostri anni è del tutto diverso.

A rimettere la questione sui giusti binari ci ha pensato il Capo dello Stato Sergio Mattarella che non ha fatto trascorrere nemmeno 24 ore da quegli episodi per fare una telefonata al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Sono durissime le parole della nota del Quirinale: «L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine – si legge – non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni». Poi l’affondo finale che non lascia spazio a repliche: «Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

Nessuno di noi, cittadini normali e senza retropensieri, ha compreso il senso di tanto ardore sfociato in violenza gratuita su giovanotti che manifestavano in maniera pacifica. Nessuno. Solo un clima diverso, quello che forse oggi qualcuno respira nel Paese, può aver consentito ad altri di pensare di poter essere autorizzato a usare tanta forza con quei ragazzi per le vie di Pisa. Un clima che non vorremmo venisse alimentato da alcuna dichiarazione, in specie da chi ha alte cariche nelle istituzioni.

Come ha ricordato Mattarella, le Forze dell’Ordine devono tutelare la manifestazione in modo pubblico delle proprie opinioni. Ne va delle nostre libertà. Ne va dei nostri diritti garantiti dalla Costituzione.

Anche il vescovo di Pisa, monsignor Benotto, in un comunicato reso noto poco dopo gli scontri, ha espresso «preoccupazione e sconcerto». Ci associamo a questo sbalordimento e all’indignazione che un po’ ovunque si è levata. Con la speranza che non accada più.

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