Editoriale
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Il grido dei ghiacciai

Lo zero termico a oltre 5300 metri di quota. Una notizia che non si vorrebbe ascoltare

 Il grido dei ghiacciai

Lo zero termico a oltre 5300 metri di quota. Una notizia che non si vorrebbe ascoltare. E che non si vorrebbe neppure scrivere.

Invece ci tocca. Dobbiamo comprendere quello che accade ora.

Non domani o dopodomani, ma adesso. Il clima cambia sotto i nostri occhi e le conseguenze sono sensibili. Qualcuno si ostina a non vederle, come nella fiaba Il re è nudo. Invece la realtà va osservata e affrontata per quella che è, non per come la immaginiamo o vorremmo che fosse. Più ci ostiniamo a non voler vedere e più la natura ci gioca contro, si ribella, ci fa pagare un conto salato del nostro sciupio e del nostro egoismo. Tratto questo argomento perché lunedì scorso ne ha parlato ancora una volta papa Francesco. Ha approfittato dell’incontro con un gruppo di avvocati di Paesi membri del Consiglio d’Europa. Nell’affrontare il tema della cura dell’ambiente, Bergoglio ha ribadito che «non dobbiamo mai dimenticare che le nuove generazioni hanno diritto a ricevere da noi un mondo bello e vivibile, e che questo ci investe di gravi doveri nei confronti del Creato che abbiamo ricevuto dalle mani generose di Dio». Poi ha aggiunto, e qui sta la novità, «sto scrivendo una seconda parte della Laudato si’ per aggiornare i problemi attuali».

Che un Papa avverta l’esigenza di aggiornare un’enciclica credo sia un evento da sottolineare. E che lo faccia dopo soli otto anni dalla prima stesura è un’altra notizia. Ma affrontare la crisi climatica, come abbiamo visto più volte anche qui in Romagna dal maggio scorso a oggi, non è più rinviabile. I disastri si moltiplicano, le temperature si alzano, tutto l’ambiente in cui viviamo muta in maniera vorticosa.

Le nostre Alpi e le amate Dolomiti si sbriciolano. Non solo si sciolgono i ghiacciai, ma vengono giù le montagne, i costoni, le cime. Così come sono venuti giù versanti interi con le piogge torrenziali di metà maggio che hanno ferito e modificato il nostro Appennino. Oltre settemila nuove frane sono state censite in Emilia Romagna, circa il 10% del totale in regione. Con conseguenze di spopolamento e abbandono di intere vallate, ora un rischio tangibile. La percezione di questa urgenza è cambiata in molti, ma ancora non basta. Lo fa comprendere Francesco con la decisione di aggiornare la sua lettera. Tutti siamo chiamati a prenderne piena coscienza, prima che sia troppo tardi. La vita dell’uomo è da difendere sempre, a partire dalla cura della casa in cui tutti abitiamo.

Questa la lezione da imparare.

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