Editoriale
stampa

il punto della settimana

Residuo di pietà

È trascorso un mese dal blitz degli uomini di Hamas nei kibbutz abitati dagli israeliani. Un mese da quel massacro che rimarrà nella storia come una data simbolo

Residuo di pietà

Un mese di guerra nella Striscia di Gaza. Da qua si fa presto a dirlo. È trascorso un mese dal blitz degli uomini di Hamas nei kibbutz abitati dagli israeliani.

Un mese da quel massacro che rimarrà nella storia come una data simbolo, da ricordare sempre per Israele. In ogni occasione pubblica papa Francesco mette in campo tutta la sua autorevolezza politica e pure la diplomazia vaticana per invocare la pace. A un mese dall’inizio di questa nuova guerra sembrano lontanissime le missioni compiute dal cardinale Matteo Zuppi per cercare uno spiraglio a quell’altra guerra che ora turba molto meno i sonni di noi europei, quella fra Russia e Ucraina, uscita dai radar dell’opinione pubblica mondiale.

Facciamo presto da qua a chiederci perché si combattono, da una parte l’esercito con la stella di Davide e dall’altra gli uomini incappucciati di nero che rispondono al nome di Hamas, una falange armata che evoca oscuri presagi. Loro si fronteggiano per un odio che serpeggiava ed è esploso il 7 ottobre scorso. Odio adesso alimentato dai video e dalle testimonianze dei sopravvissuti all’orribile massacro.

Da qua ragioniamo e tentiamo di capire, ma là in mezzo, in quel girone infernale che è la Striscia di Gaza, ci sono giovani, uomini, donne e bambini che scavano tra le macerie di palazzi accartocciati. Là sotto ci sono i morti e si vedono sopravvissuti che a mani nude cercano mamme, padri, figli e nonni, in una corsa contro il tempo tra un allarme e quello successivo, tra un’incursione aerea e l’avanzata dei tank nelle vie martoriate di una città già invivibile, diventata una gigantesca trappola mortale. L’odio chiama altro odio, alimenta se stesso, in una spirale senza fine, come vediamo nelle immagini che scorrono sugli schermi, tra nuvole di fumo che si alzano e nascondono le tragedie, i pianti, le urla, la disperazione. In mezzo a quel disastro milioni di persone sono il facile bersaglio di chi si schiera per questa guerra senza scrupoli (cfr pag. 9 edizione cartacea).

Perché non tacciono le armi davanti a tanta devastazione, ai lutti, alla disperazione di chi non ha più nulla, né un letto né un ricovero e ormai neppure l’acqua? Ha ancora senso tenere sotto assedio centinaia di migliaia di persone per stanare e vendicare i morti del 7 ottobre?

Sono semplici queste domande, quasi ingenue. Sono quelle che da qua ci facciamo. Non capiamo e allora ci aggrappiamo alla speranza che un residuo di pietà possa essere rimasto nel cuore di quegli uomini.

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
Residuo di pietà
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento