Editoriale
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Ti voglio bene così

«Ti voglio bene se…». Questo 'se' sarebbe il ricatto cui l’attuale generazione dei genitori sottopone i figli che non si sentono amati per quello che sono, ma per quello che mamme e papà si immaginano per loro. "Il nostro problema dev'essere vivere. Ciò che educa è l'aria che respiri", ha detto il pedagogista

Ti voglio bene così

«Ti voglio bene se…». Questo 'se' sarebbe il ricatto cui l’attuale generazione dei genitori sottopone i figli che non si sentono amati per quello che sono, ma per quello che mamme e papà si immaginano per loro. «Ti voglio bene se vai bene a scuola, se non ti fai rimandare, se rimedi quel 5 in pagella…».

Lo ha detto il pedagogista Franco Nembrini lunedì a Cesena durante una serata dedicata all’educazione. «Non un problema educativo – ha precisato l’ex prof -. Se partiamo così abbiamo già finito di parlare. Se abbiamo il problema dell’educazione, siamo parte del problema. Il nostro problema dev’essere vivere».

Sì, perché la questione educativa non può essere un’alleanza tra due agenzie in crisi, come ha sottolineato Nembrini. «La scuola e la famiglia non funzionano e noi parliamo di alleanza educativa. Sarebbe come mettere insieme due persone che usano il respiratore per tenersi in vita. Cosa volete che ne venga fuori?», ha spronato la platea di oltre 500 persone che ha ascoltato in silenzio le sferzate giunte dal relatore.

«Sapete cos’è un maglione? - ha chiesto Nembrini che ha ricordato alcuni scambi di battute con adolescenti che non trovano ascolto presso i loro genitori -. È quella cosa che la mamma mette addosso ai figli quando lei ha freddo», per fare intendere le troppe premure di cui tutti avvolgiamo i nostri ragazzi. I giovani vanno amati per quello che sono.

«Che bello se voi domani, tutti e 500, cominciaste la giornata dicendo ai vostri figli: ti voglio bene perché ci sei, perché sei qui. Per come sei. I vostri figli ne parlerebbero tra loro, magari facendosi delle canne, ma ne parlerebbero sbalorditi. E quando li vedi strani, contestatori, che vanno male a scuola, ragliano come il Pinocchio diventato asino, e urlano mamma e papà, dove siete?, ma non riescono a dirlo». Questo è il loro grido che non siamo capaci di ascoltare.

«Come è bello vedere una mamma che canta mentre porta in grembo il proprio figlio. Volete mettere con un’altra che non lo accetta ed è sempre arrabbiata? Poi è vero che non sempre tutto è automatico, ma ciò che educa è l’aria che si respira», ha insistito Nembrini.

Noi, adulti di oggi, ci mettiamo molto del nostro, in quest’aria malsana. Abbiamo attese fuori luogo su bambini e ragazzi. Progettiamo per loro e li copriamo di troppe attenzioni. Educazione è accompagnare, far venire fuori, aiutare a compiere un balzo, lasciare andare. E ricevere, in un rapporto circolare che non ha mai fine.

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