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Umanità in pagina

Fare il giornalista significa rispondere a una vocazione. Un po’ come accade al medico, «che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie»

Umanità in pagina

Fare il giornalista significa rispondere a una vocazione. Un po’ come accade al medico, «che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie». Così accade anche a chi si occupa di informazione quando «sceglie di toccare con mano le ferite della società e del mondo». L’ha messo in luce papa Francesco lunedì scorso a Roma, nella sala Clementina, durante l’udienza concessa ai membri dell’Associazione internazionale dei giornalisti accreditati presso il vaticano (Aigav), i vaticanisti in una parola nota ai più (cfr. pag. 4 edizione cartacea).

Bergoglio ha parlato con il cuore, rivolto a chi spesso lo accompagna nei suoi viaggi all’estero. Sa delle fatiche, della passione e dell’amore che molti mettono in questo mestiere. Non ha perso l’occasione per esprimere il suo grazie per come viene trattata l’informazione circa la Chiesa, anche quando si parla di scandali, e ha pure chiesto scusa per il tempo che questa professione chiede di sacrificare nei rapporti con figli, mariti e mogli.

Ha ribadito il suo grazie per la costanza e la pazienza, per un mestiere chiamato, ha aggiunto il Pontefice, più a «costruire ponti di conoscenza e di comunicazione invece che solchi di divisione e di diffidenza». Legami e non steccati, amicizie e non discordie, narrando storie di vita, come è un po’ la caratteristica di chi come noi vive il territorio, quello fatto di periferie, geografiche ed esistenziali, care al Papa argentino.

Bergoglio ha indicato la via della sostanza, quella di uno «sguardo che sa vedere dietro l’apparenza». Poi ha aggiunto: andate «avanti in questo cammino che sa coniugare l’informazione con la riflessione, il parlare con l’ascoltare, il discernimento con l’amore». Il Papa ha riservato una sottolineatura alla finezza d’animo che si aggiunge alla bravura giornalistica. E ha indicato una solida roccia: la responsabilità nella verità. Niente chiacchiericcio e letture ideologiche. E neppure clamori inutili, ma la necessità «di cogliere l’essenziale».

Nei giorni dedicati al patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales, che si celebra il 24 gennaio, il richiamo di papa Francesco per noi costituisce una strada maestra sulla quale cercare di indirizzare il nostro lavoro. Citando un brano del noto vaticanista Luigi Accattoli, il Papa ha richiamato all’umiltà. Quella dote necessaria, e vorremmo fosse il nostro tratto caratteristico, a chi vuole mettersi in ascolto della realtà che vuole abitare e raccontare.

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