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Elezioni regionali Lombardia e Lazio

Voto di minoranza

Tra gli elettori e la presidente del Consiglio è ancora luna di miele. Gli italiani dimostrano di gradire l’attuale governo, nonostante il ripristino delle accise sui carburanti e qualche altra sbavatura tra gli alleati

Voto di minoranza

Centrodestra con il vento in poppa. Anzi, la premier Meloni come asso pigliatutto. Il partito Fratelli d’Italia nelle consultazioni regionali di domenica e lunedì scorsi ha fatto il pieno di voti e i candidati alla presidenza di Lombardia e Lazio hanno superato il 50 per cento dei consensi grazie all’alleanza che sostiene l’esecutivo in carica.

Tra gli elettori e la presidente del Consiglio è ancora luna di miele. Gli italiani dimostrano di gradire l’attuale governo, nonostante il ripristino delle accise sui carburanti e qualche altra sbavatura tra gli alleati.

Quasi ogni giorno si registrano tensioni con Salvini e Berlusconi, come nel recentissimo caso delle esternazioni sulla guerra in Ucraina da parte del leader di Forza Italia.

La fase idilliaca, visti i risultati emersi dalle urne (cfr pag. 9 edizione cartacea), è ancora in pieno sviluppo. Il consenso nel Paese è ampio, come i continui sondaggi dimostrano. Il dato è inconfutabile, anche se dal voto regionale si possono trarre altre indicazioni. Una su tutte è la bassissima affluenza. Il 41 per cento in Lombardia, il 37 nel Lazio. A Roma non si è andati oltre il 33 per cento.

Questi numeri sono allarmanti. Letti in altra maniera dicono che il centrodestra, o meglio il destracentro, ha sì vinto, ma con il voto di un elettore su cinque. Nel Lazio ancora meno, con percentuali ancora più basse. Queste cifre devono fare riflettere tutti. Si può cantare vittoria senza tener conto di un consenso così limitato fra la gente?

È vero che chi non si esprime si affida a ciò che decide chi si reca alle urne, uno dei meccanismi della democrazia. Rimane la distanza che si allarga in maniera sempre più forte, a tratti incontenibile, tra paese reale e paese legale. Un distacco che in certi frangenti, come quello del voto alle regionali, può apparire incolmabile.

La gente, che poi siamo noi tutti, avverte le istituzioni molto lontane dai bisogni che emergono ogni giorno. Lo notava martedì scorso Danilo Paolini sulle colonne del quotidiano Avvenire.

Lo rileviamo anche noi nei discorsi che cogliamo tra gli amici, nei confronti in redazione, nel comune sentire. Per non parlare delle nuove generazioni che si sentono abbandonate a un destino di irrilevanza.

L’impegno per tutti dovrà essere rivolto a ricucire, non a strappare o a dividere. A tenere insieme, a partire da chi si è disaffezionato alla politica, e anche al voto, e la avverte come un ambito riservato ad altri.

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