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Padre Faltas (Custodia Terra Santa) a Sarsina: "Educare alla pace"

E poi un accorato appello del francescano ai pellegrini: “tornate!” e “pregate”: “i pellegrini sono importanti per la Terra Santa"

Padre Faltas nella concattedrale di Sarsina con l'inviato del Sir Daniele Rocchi - Foto Cristiano Riciputi

“Un massacro di tante persone che non si conoscono, nell’interesse di poche persone che si conoscono”. Padre Ibrahim Faltas, parlando della guerra in corso a Gaza, si è rivolto così domenica scorsa nella Concattedrale di Sarsina, al pubblico presente (tra il quale il vescovo Douglas Regattieri e i sindaci di Sarsina, Enrico Cangini,e di Mercato Saraceno, Monica Rossi). Invitato nel paese plautino dal parroco don Rudy Tonelli, con il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Sarsina, il vicario della Custodia di Terra Santa, ha prima concelebrato la Messa delle 17, e poi raccontato, attraverso gli occhi del testimone, cosa si sta consumando in quel lembo di terra più volte definito “prigione a cielo aperto” (“ma come si fa ad aprire ad aprire quella gabbia!”, ha chiesto in chiusura Nina, di V elementare”) .

Sollecitato dal giornalista dell'agenzia Sir esperto di Medio Oriente, Daniele Rocchi, il francescano ha parlato anche delle violente tensioni in Cisgiordania, e dei rischi “molto reali” di un allargamento del conflitto in Libano e Yemen. Dove sono i potenti del mondo? “In tanti sono venuti qui, ma solo papa Francesco ha avuto il coraggio di gridare ‘cessate il fuoco!’”.

In una chiesa colma di gente si è alzato forte l'appello di padre Ibrahim: “educare alla pace dal basso, a partire dai bambini”. L’educazione è sempre stata al centro dell’azione del francescano, il cui ruolo da mediatore lo ha portato anche recentemente ad incontrare Abu Mazen (presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese), il presidente israeliano Isaac Herzog, e il Papa.

Padre Faltas è anche responsabile delle scuole della Custodia di Terra Santa, scuole multiculturali frequentate da migliaia di alunni in gran parte musulmani. La vocazione di questo progetto scolastico è quello di “educare i giovani alla tolleranza, all’amicizia, alla convivenza”. “Educare alla pace – ha spiegato Faltas – è e deve essere un bisogno, un impegno costante perché non si possono lasciare spazi dove si possono insinuare la violenza, l’odio, la vendetta. Deve essere una necessità se vogliamo salvare questa umanità dalla tragedia della guerra. Solo le nuove generazioni, i bambini di oggi, ci fanno sperare in un futuro senza il male assoluto della guerra”. Nella Striscia di Gaza i numeri sono impietosi, la conta dei morti e dei feriti continua a salire: a 100 giorni dal quel terribile 7 ottobre 2023, “si parla di 30.000 morti registrati e più di 60.000 feriti, 10.000 i bambini uccisi, 40.000 quelli orfani. Sono stati colpiti ospedali, 93 scuole. Nessun posto è più sicuro, neanche le chiese. Ci sono morti per le strade, le persone muoiono di fame e di sete. Vivo da 35 anni in Terra Santa e non ho mai visto una situazione de genere”.

Ecco perché “nelle nostre 18 scuole - ha spiegato Faltas - iniziamo la giornata scolastica con la preghiera semplice di San Francesco: "Signore, fa di me uno strumento della tua pace!". Dai bambini della scuola materna ai ragazzi del liceo, cristiani e musulmani, “tutti la recitano convinti che sia una preghiera universale e che li unisce nel chiedere di essere strumento e nel desiderare reciprocamente il bene essenziale della pace”. I progetti di pace sono stati tanti e diversi negli anni perché in Terra Santa c'è stata sempre necessità di far avvicinare chi veniva allontanato dalla barriera dell'odio, c'è sempre stato il bisogno di far convivere culture, religioni, confessioni e nazionalità divise perché la condivisione arricchisce e fortifica. “Italia, Giappone, Svizzera hanno ospitato ragazzi palestinesi, anche di Gaza, e israeliani in progetti di educazione alla pace”.

E poi un accorato appello di padre Ibrahim ai pellegrini: “tornate!” e “pregate”: “i pellegrini sono importanti per la Terra Santa. I cristiani lavorano tutti nel settore del turismo, quando non ci sono turisti le persone non lavorano e vanno via. I pellegrini sono sempre ben voluti, specialmente gli italiani che si distinguono per la loro generosità”.

A latere dell'incontro in Concattedrale c'è stato un incontro tra padre Faltas e gli studenti delle Medie di Sarsina. 

“Padre Ibrahim, noi studenti delle scuole secondarie vogliamo affidare a Dio queste nostre riflessioni e preghiere sulla pace, affinché questi pensieri possano raggiungere idealmente tutti coloro che stanno soffrendo a causa della guerra”. Un momento toccante del pomeriggio è stato quello dell’offertorio, durante la celebrazione delle 17, quando i ragazzi delle scuole secondarie di Sarsina e Ranchio hanno portato in dono a padre Ibrahim un barattolo di vetro illuminato contenente pensieri e riflessioni sulla pace, scritti dai ragazzi a scuola. E’ stato il risultato di un percorso fatto con gli insegnanti di lettere che ha coinvolto gli studenti italiani e stranieri lavorando in sinergia, fianco a fianco. “L’idea era quella di consegnare a padre Ibrahim dei pensieri di pace perché potessero idealmente raggiungere la Terra Santa, tutte le popolazioni, tutti i ragazzi della loro età”, spiegano le insegnanti. Padre Faltas si è tenuto stretto il vasetto, come si tiene stretto un bene prezioso: “lo metterò nella mia scuola”. 

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