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Patrignani: "Scriviamo tutti al Papa chiedendo di evitare l'accorpamento delle diocesi"

L'intervento del presidente di Confcommercio cesenate, a seguito del riconoscimento di Cesena capoluogo, alla pari di Forlì

Patrignani (foto archivio)

Pubblichiamo di seguito la nota giunta in redazione del presidente di Confcommercio cesenate, Corrado Augusto Patrignani, a seguito del riconoscimento di Cesena capoluogo di Provincia, alla pari di Forlì. Fa capolino anche una richiesta che riguarda le diocesi.

***

Caro direttore,

ora Cesena è co-capoluogo con pari dignità, oneri e onori e guardiamo al futuro concentrandoci soprattutto sui benefici che il conseguimento di questo traguardo comporta per la nostra amata città. 

Forlì-Cesena è provincia dal 1992 e il suo varo fu anche un’operazione partitica su cui preferirei non rinvangare da cui Cesena è scaturita non veramente co-capoluogo ma semplicemente un’aggiunta dopo il trattino, una sorta di contentino. Ma guardiamo all’oggi. Ci sono voluti 32 anni, e anche su questo sorvolo, per arrivare al co-capoluogo e ciò è avvenuto finalmente con il decreto del governo Meloni, a cui va dato il merito, caldeggiato dal sindaco di Cesena e molte forze cittadine già da mesi. Noi come Confcommercio è da molti anni che chiediamo che venga tolto quel meno tra Forlì e Cesena, perché veramente di un meno si è trattato e si tratta. È stato messo in luce come il conseguimento del capoluogo per Cesena potrà significare più finanziamenti e incentivi e potrà beneficare di maggiori opportunità di sviluppo e di crescita. Benissimo, e ci aspettiamo che la buona politica porti a casa vantaggi dal nuovo status e li comunichi per fare vedere la differenza rispetto a prima, ma serve di più.

Confcommercio è dalla parte delle imprese e delle persone, che ragionano in termini di servizi e di risorse possedute e utilizzate in città e negli ultimi lustri per Cesena si è registrata una sequenza di perdite, di sottrazioni, dal tribunale a Macfrut solo per citarne due, intese come realtà cittadine che ora non ci sono più e che prima c’erano. Perderle è stato doloroso. Anche questo è un gap da colmare, perché se Cesena è co-capoluogo non deve esserlo di serie B. Nella Cesena che desideriamo non ci debbono essere più perdite.

Aggiungo allora che la città co-capoluogo attraverso le sue forze politiche e istituzionali trasversali dovrebbe anche ragionare sull’eventualità dell’accorpamento delle diocesi di Forlì e Cesena con un unico vescovo nel momento dell’andata in pensione di monsignor Douglas Regattieri, che avverrà in ottobre. Per Confcommercio non è una questione solo della Chiesa, ma investe la nostra comunità, se non altro per l’importanza che hanno clero cittadino e parrocchie per l’educazione dei giovani e la vicinanza agli anziani e tutte le perone. Una città senza più vescovo, ma stando a quello che potrebbe avvenire con l’unico vescovo di Forlì che prenderebbe in carico anche la guida della diocesi cesenate, sarebbe per la nostra città e il territorio una perdita molto dolorosa come lo stesso monsignor Regattieri ritiene tale, anche per quel che attiene la coesione sociale e la necessità di un punto di riferimento sempre presente così importante per le famiglie, non solo per i credenti.

Perché allora non pensare a una affettuosa lettera a papa Francesco in cui la nostra città Cesena co-capoluogo, attraverso tutte le sue componenti laiche, chiede che Cesena e la diocesi mantengano il proprio vescovo per questo territorio così ampio? Il Pontefice potrebbe essere contento di sapere quanto l'interna comunità cittadina tiene al vescovo. Per Confcommercio averlo part time indebolirebbe la città e sarebbe un’altra perdita epocale da scongiurare.

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