Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Sabato 25 dicembre - Natale del Signore (Messa della notte) - Anno C

’GIUSTIZIA E PACE SI BACERANNO’ BUON NATALE A TUTTI

Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Celebrare il Natale in questi tempi non è facile. In paragone ai rifugiati, intirizziti dal freddo, gli emigranti venezuelani diretti verso le nazioni vicine sembrano più fortunati, ma siamo di fronte a cifre da capogiro. I venezuelani che hanno lasciato il loro amato Venezuela potrebbero essere cinque/sei milioni.

Allora è un Paese di vecchi? Non del tutto. Sento il suono dei tamburi in chiesa: si vede che qualche bambinello è rimasto ancora per tener desta l’idea che siamo ormai a Natale: già da inizio dicembre sentiamo canti natalizi e musiche varie. Ma è meglio dare un’occhiata al Vangelo di mezzanotte: solo la Parola ci può impedire letture superficiali della cosiddetta “realtà”.

Possiamo suddividere il racconto della nascita di Gesù in tre parti. Il commento ai versetti 15-20 si farà più avanti.

Nei versetti 1-7 notiamo subito tre personaggi: Giuseppe, Maria e il Bambino. Contesto geografico: la città di Davide chiamata Betlemme. Il contesto storico – dai dettagli un po’ discutibili – abbraccia tempi molto estesi. Sembra che a Luca interessi di più una visione teologica dei fatti, per cui tutti gli avvenimenti di quegli anni sono posti a servizio del piano di Dio. Secondo l’Evangelista, il vero “salvatore” non è più l’imperatore di Roma, ma quel bimbo posto “in una mangiatoia”. Un angelo annuncia ai pastori (versetti 8-14). Quindi da Cesare Augusto si passa ai pastori: un bel salto.

Certamente erano persone umili, ma dire che erano persone disprezzate e peccatori più degli altri mi sembra un po’ troppo. All’improvviso ci ricordiamo che l’eletto di Dio, Davide, fu pastore di Betlemme. Se prima il racconto spaziava per l’impero romano, ora ci dice che il mondo di Dio è penetrato nel nostro piccolo mondo. L’angelo annuncia una grande gioia: siamo nell’oggi della salvezza. Gesù viene definito “Messia Signore”: è la prima e unica volta.

Il secondo titolo – Signore – gli conferisce decisamente una dimensione soprannaturale: non una semplice luce divina brilla in questo bambino, ma la luce del Risorto. Anche l’asino e il bue (Is 1,3) nutrono grande riconoscenza al vedere la greppia piena, ma il popolo, verso il suo Dio, ne ha un po’ meno. Quel bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia è un segno dell’amore di Dio (versetto 12).

L’intervento divino conferma il messaggio: il Bimbo viene avvolto dalla gloria del Signore. Uomini e angeli gli rendono gloria. Dall’alto scende il dono della “pace” per tutti gli “uomini della benevolenza”. Buon Natale a tutti: “Giustizia e pace si baceranno” (Salmo 85,11).

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