Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 28 aprile - Quinta domenica Tempo di Pasqua - Anno B

RESTARE ATTACCATI ALLA VITE LA SFIDA DI OGNI MOMENTO

At 9,26-31; Salmo 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

L’esempio centrale è quello della vite con i suoi tralci: “Io sono la vita vera”, afferma Gesù. Nell’Antico Testamento la vita/la vigna rappresenta il popolo di Israele. Nel quarto Vangelo, invece, la metafora viene applicata a Gesù Cristo: la differenza esiste, ma anche la continuità perché il coltivatore - Dio/il Padre rimane sempre lo stesso. Il Padre viene immaginato come il contadino palestinese che si prende cura con amore della sua vigna. Cosa fa concretamente? D’inverno taglia i tralci secchi e quando arriva la primavera pota i rametti germogliati che succhiano la linfa e impediscono che il tralcio produca molto frutto. Gesù, che si era definito all’inizio la “vera vite”, nel terzo versetto rivela ai suoi discepoli di essere già stati purificati per mezzo della sua Parola, che è piena di Spirito Santo e vita (Gv 6,63; 13,10).

Ha una forza tale che rende puri tutti coloro che l’ascoltano sul serio. Nel versetto 7 Gesù afferma che quando le sue parole rimangono in noi - cioè dopo averle custodite, assimilate e messe in pratica - possiamo chiedere qualsiasi cosa e saremo esauditi. Non ci può sfuggire la frequenza del verbo “rimanere”, importantissimo in tutti gli scritti giovannei. Possiamo anche vedervi una delicata sfumatura: quando si dice che l’essere umano “rimane in Cristo” si accentua la nostra fedeltà. E quando si afferma che Cristo “rimane in noi” si sottolinea la sua perenne azione di salvezza. Sempre si tratta di una comunione reciproca, fra Gesù e i suoi discepoli. «Come il tralcio non può portare frutto da se stesso» (versetto 4): siamo di fronte a un paragone; ogni esempio ha sempre i suoi limiti.

Mentre il tralcio non ha possibilità di scelta, l’uomo sì: noi siamo ogni giorno, ogni ora e ogni istante, di fronte a una sfida. Ciascuno di noi deve decidersi se restare attaccato alla vite oppure no. Questa scelta mi fa esser luce e portare molto frutto; mi fa avere sempre energie nuove ed essere testimone nella comunità. A volte anche un po’ scomodo. Un discepolo, un credente separato dal suo Maestro e Signore non è concepibile.

Da ultimo, non dimentichiamo un’altra frase che troviamo sulla bocca di Cristo e che dovremmo scrivere a grandi lettere in un luogo ben visibile: «Senza di me non potete far nulla». Anche le nostre attività, le migliori, senza lo Spirito del Risorto rischiano di essere fumo negli occhi.

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