Gli occhi dei piccoli
I potenti della terra decidono il destino di intere popolazioni. Un’ingiustizia che si aggiunge a un’epoca in cui le disuguaglianze si ampliano sempre di più. Le distanze sono diventate ormai incolmabili e a chi non ha ormai più nulla viene spesso sottratta anche la speranza
Educare alla pace. È l’esigenza avvertita da molti. In questo mondo immerso nelle guerre, spesso tra fratelli, l’urgenza autentica delle persone di buona volontà è quella dell’educazione alla pace. L’ha ripetuto più volte domenica scorsa padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, in Concattedrale a Sarsina (cfr pag. 9).
Lo scontro in atto dal 7 ottobre scorso nei luoghi abitati da Gesù appare di una violenza intollerabile. Il francescano ha descritto in maniera impietosa una situazione drammatica, come a lui, da 35 anni in quelle terre, era mai capitato di vedere. Si contano 30.000 morti, di cui 10.000 bambini, e 60.000 feriti, così narrano i numeri ufficiali, ma sotto le macerie le vittime sono molte di più. «Sono stati colpiti tutti gli ospedali, le scuole, le chiese. Nessun luogo è più sicuro. I morti sono lungo le strade». La testimonianza che padre Faltas rende in Occidente è di quelle che lasciano il segno.
Domenica scorsa all’Angelus l’ha citato papa Francesco per richiamare il bisogno di educare alla pace (cfr pag. 4). Bergoglio non perde occasione per proseguire con i suoi appelli al cessate il fuoco, l’unico – ha detto il francescano – a chiederlo dal primo giorno, in maniera incessante.
Come si può fare finta di nulla se bambini, donne, anziani e famiglie intere sono costretti alla fuga?
Costretti ad abbandonare tutto, quel poco che avevano, per cercare un riparo che non c’è. Le bombe e i missili continuano a cadere, come avviene anche in Ucraina, un altro conflitto al quale abbiamo fatto l’abitudine. Ma anche lì l’inverno è arrivato, il terzo col quale sono chiamati a fare i conti quanti vivono nel terrore di essere bombardati senza neanche sapere perché.
I potenti della terra decidono il destino di intere popolazioni. Un’ingiustizia che si aggiunge a un’epoca in cui le disuguaglianze si ampliano sempre di più. Le distanze sono diventate ormai incolmabili e a chi non ha ormai più nulla viene spesso sottratta anche la speranza.
Allora l’unica arma per invocare e sperare la pace rimangono le nuove generazioni, anche se l’educazione interpella tutti. «Solo i bambini di oggi – ha detto padre Faltas, amico fraterno fin dai giorni dell’assedio alla basilica della natività del 2002 a Betlemme del nunzio apostolico e arcivescovo romagnolo Pietro Sambi – ci fanno sperare in un futuro senza il male assoluto della guerra». Una pace che, con papa Francesco, anche noi invochiamo da subito.
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