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È giunto il momento di dirci tutta la verità

Il valore della vita. Riflessioni a cuore aperto e sincero dopo la tragedia che ha visto coinvolta la giovane Giulia

A questo punto non possiamo più mentire: dobbiamo dirci la verità, perché abbiamo esaurito tutta la scala del male e della tragedia. Il buio è nero e basta: non si dà un nero più nero. Purtroppo a breve avremo dimenticato anche Giulia, ora sulla bocca di tutti, proprio tutti (come accaduto per tante delle altre cento Giulie e più). Dunque? Non c’è rimedio? Ah no, non è possibile. Non possiamo barare su questo.

Gridiamo pure alle leggi, alla scuola, alle piazze, alla psicologia, alla follia: ma se non ritorniamo all’uomo, all’autenticamente umano, alle sue esigenze di fondo, alle sue domande (che abbiamo bandito o che neghiamo) e alle risposte non effimere o illusorie ma concrete e vitali, sarà tutto inutile. Da dove partire, allora? Come orientarci in uno smarrimento generale? Esistono o no punti fermi da riscoprire e ripristinare? Guardiamo in faccia ciò che riempie la vita e i luoghi di ogni giorno, le Tv e la stampa: banalità, cattivo gusto, trionfo morboso della cronaca nera, sentimentalismo, culto dei soldi, malaffare, narcisismo, maleducazione, ignoranza...

Trionfano droga, pedofilia e pornografia. Abbiamo declassato la famiglia, inventato il genitore 1 e il genitore 2 (noi che siamo cresciuti bene con babbo, mamma e nonni), mollato sulla stabilità dei legami, tradito gli impegni, ceduto a tutte le voglie possibili. Abbiamo abbandonato la religione, con motivazioni furbesche e sciocche (“non serve a nulla”, “guardate cosa fanno i preti”). Abbiamo scardinato le regole perché limitanti, al grido “godiamoci la vita! È mia e la gestisco io”. Abbiamo trasformato e capovolto i luoghi del buon vivere alla sfrenata caccia del divertimento, dalla notte all’alba, così il tempo del riposo è divenuto, per tanti giovani, tempo di morte.

Ci illudiamo che tengano ancora slogan, abitudini invalse, luoghi comuni, parvenze d’ideali, bizzarre trovate piene di colore però vuote di senso e di personale responsabilità: ma nulla di tutto ciò conduce al cuore dell’uomo, il solo luogo che può davvero cambiare tutto perché lì nascono il bene e il male. Siamo ancora capaci di distinguerli? Un esempio, uno dei cento possibili?

Se guardiamo cosa è accaduto nella Terra Santa (Santa!) e le reazioni, che so, in Italia, Francia e Germania col macabro ritorno di segni e gesti che credevamo morti con la morte del nazismo, dobbiamo chiederci: dov’è finita l’enfasi della Giornata della Memoria, una delle “bibbie” del nostro tempo e della nostra società? Fermiamoci a pensare, in silenzio, così prezioso e così smarrito. Guardiamo alla nostra storia, alla sua ricchezza, ai tanti maestri, alla grandezza dei loro insegnamenti, a quanto hanno durevolmente edificato, alle ragioni delle loro solide radici, ai valori piccoli e grandi che ci hanno trasmesso e che abbiamo dimenticato o barattato per molto meno. Guardiamo con buona volontà la realtà circostante, ascoltiamo la nostra intelligenza, mettiamo al centro l’uomo, il suo cuore, il suo indomabile anelito alla verità, alla bellezza, a quanto sa di bene. Torniamo al vocabolario di parole sane e vere, buttiamo quelle malate e false. È difficile, ma si fa presto se il cuore lo desidera e la ragione lo vuole.

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