Editoriale

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L'editoriale della settimana

Fatichiamo nel raccapezzarci, come ognuno di noi può confermare. Prendiamo come esempio il distanziamento sociale. Di quanto è con precisione? Un metro? Oppure due? O meglio uno e mezzo? E se si va in bicicletta? Diventa di cinque? Se si sta sotto l’ombrellone è di 12 metri quadrati? A Messa, invece, quanto è? E al ristorante? 

Le parole di papa Francesco vanno diritte al cuore. Domenica scorsa ha parlato di orfanezza. Stranissimo e bellissimo al tempo stesso. Un termine inconsueto, di quelli che usa Bergoglio, in un italiano intriso di umanità

Solo puntando lo sguardo verso un Altro che ci viene incontro si può uscire dall’egoismo che potrebbe crescere in un periodo di ristrettezze

Così è la nostra vita: un foglio bianco su cui scrivere, fare sbavature, commettere errori, correggere, rifare, imparare. Così è anche la nostra esistenza al tempo del Covid

Ce lo dobbiamo mettere in testa. Non si tornerà in un attimo al gennaio scorso, come se nulla fosse successo. Forse questo non lo abbiamo ancora bene inteso

Riapertura sì, riapertura no. È questo il nuovo tormentone. In assenza di quello per la prossima estate (tra l’altro, chissà come sarà la prossima estate?) il refrain più gettonato, nel ritiro forzato da Coronavirus, riguarda la querelle relativa alla cosiddetta fase 2 che tutti stiamo aspettando

Il Papa, lì davanti al mondo, venerdì sera al termine della via Crucis, abbracciato alla Croce. Appoggiato alla Croce. Un’immagine indelebile. E innanzi a sé la piazza vuota, desolata. Senza nessuno, eppure piena di tutti noi. Direi, stracolma come non mai

Non sarà una chiesa chiusa o il divieto di frequentare le nostre assemblee liturgiche come prima a impedirci di pregare, di esprimere la nostra fede, di trovare calore spirituale e comunione ecclesiale anche da una celebrazione videotrasmessa. La fede supera ogni limite, ogni confine, ogni barriera

Trovare un bandolo, in questo bailamme che popola le nostre giornate, non è semplice. I più ci provano, come l’esperienza di ognuno di noi può confermare. Quali insegnamenti cogliere da queste settimane così buie, con le strade deserte, le fabbriche ferme, le saracinesche abbassate, i bar e i ristoranti chiusi?

C’è ancora una speranza, uno spiraglio in quel pertugio cui tutti vogliamo tendere. Lo si vede nel lavoro incessante di quanti, tra medici, infermieri, tecnici e volontari, si prodigano per troppe ora al giorno