Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 9 aprile - Pasqua del Signore - Anno A

IL DISCEPOLO ’ANONIMO’ CORSE, ENTRÒ, VIDE E CREDETTE

At 10,34,37-43; Salmo 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9

Notte, notte di tenebre fitte. Notte che sta per morire: arriva la Luce ed essa allora sparirà come nebbia al primo sole.

Siamo verso il 10 di aprile di quell’anno (30?) che si perde lontano nei tempi, ma in cui è iniziata veramente una “nuova era”. Maria di Mágdala: la donna corre, non da sola, al sepolcro, all’aurora di un giorno in cui lei si trova ancora nelle tenebre della sua incredulità. «E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro»: questa prima visita prepara il racconto che segue.

Perché la Maddalena va al sepolcro? Lo capiremo più avanti, nel versetto 11. Ella corse da Simon Pietro e dall’altro discepolo portando loro una triste notizia: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto». L’hanno rubato: non sono stati i discepoli, ma quelli della sinagoga, così pensava. Pietro esce di casa, insieme all’«altro discepolo, quello che Gesù amava»: questo discepolo sembra non avere un nome proprio, eppure tutti lo conoscevano. Ha una faccia che assomiglia, nello stesso tempo, alla tua e alla mia.

L’anonimato del «discepolo amato» gli permette di essere veramente rappresentativo di tutti noi discepoli del Signore. Anche Luca, fra i discepoli che vanno al sepolcro, menziona solo Pietro: nessuno è importante come lui. Il discepolo anonimo arriva per primo al sepolcro, ma non entra: la sua relazione con Pietro appare delicata: è in antitesi o è complementare?

L’autorità di Pietro non può essere messa in dubbio: tocca a lui entrare per primo nel sepolcro vuoto. E infatti entrò.

E che ne è del discepolo che rappresenta tutti noi? Il discepolo, quello che Gesù amava, corse veloce, arrivò per primo, cedette il posto a Pietro, poi, dopo di lui entrò «e vide e credette» (20,8): questo è l’importante. Mentre il mondo corre dietro a tante bazzecole, a tanti fuochi di paglia, noi corriamo dietro al Risorto. Non importa quanti ostacoli, impedimenti e tentazioni, avanti e indietro, ma è indispensabile l’incontro personale con il Gesù della storia – e non con un’ideologia - un incontro con il Crocifisso-Risorto. «Cristo, mia speranza è risorto» - così cantiamo - e anche: «Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi».

Immagino la Via Crucis della nostra zona pastorale, qua in Venezuela, il prossimo sabato: quanti “Cristi”, quanti “Nazareni”, quanti stendardi. Un po’ di paura ce l’ho: e se poi non lo riconosciamo nello «spezzare il pane» e nella Parola?

Santa Pasqua.

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