Cesena
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A Cesena nessuna “spesa pazza” per i saldi

Dopo una buona partenza, le vendite in saldo hanno subito un rallentamento. I dati emergono da un'indagine di Confcommercio Emilia-Romagna.

La stessa associazione di categoria propone poi l'introduzione della cedolare secca per i negozi dei centri storici.

Il direttore di Confcommercio cesenate Giorgio Piastra

Dopo una buona partenza, le vendite in saldo hanno subito un rallentamento, stabilizzandosi su valori in linea con quelli dello scorso anno (82 euro di spesa pro capite nel cesenate).

Una parte degli operatori segnala comunque il ritorno al piacere per lo shopping e per gli acquisti fuori stagione.

I dati in, estrema sintesi, emergono dall’indagine realizzata da Confcommercio Emilia Romagna, attraverso il Centro studi Iscom Group, su un panel di esercizi commerciali della nostra regione, composto in prevalenza da punti vendita di beni per la persona (in particolare abbigliamento e calzature). È compreso nel monitoraggio un campione significativo di esercizi cesenati, pertanto gli esiti dell’indagine hanno un valore probante anche per riflettere l’andamento dei saldi sul nostro territorio, come certifica l'Osservatorio della Confcommercio cesenate.

L’indagine ha evidenziato un andamento stabile delle vendite per il 54 per cento degli operatori intervistati, rispetto allo scorso anno, e un aumento per il 17 per cento degli operatori, con andamenti differenti per le varie merceologie: vanno leggermente meglio le calzature, in cui dichiarano vendite in aumento il 22 per cento degli intervistati, mentre per i due terzi degli operatori dell’abbigliamento le vendite sono tutto sommato stabili rispetto all’anno scorso.

“Dopo un avvio generalmente positivo in tutta la Regione – dichiara il direttore Confcommercio cesenate Giorgio Piastra – ad ormai un mese e mezzo dall’avvio dei saldi le vendite hanno mostrato un progressivo rallentamento, che testimonia la prudenza negli acquisti da parte dei consumatori. Il ritorno della fiducia da parte delle famiglie stenta ancora a tradursi in una ripresa dei consumi stabile, anche se l’affluenza nei negozi registrata nel periodo è comunque un segnale favorevole di una rinnovata attenzione per lo shopping e per l’aspetto ludico degli acquisti”.

“L’andamento dei saldi conferma che i consumi interni ancora faticano ad agganciare con stabilità la fase positiva in atto in Emilia Romagna – aggiunge il direttore Giorgio Piastra –. Per questo è indispensabile tornare ad investire in maniera strutturale sul piccolo commercio di prossimità individuando misure adeguate per sostenere e innovare la rete distributiva tradizionale nelle nostre città”.

A sostegno degli operatori del commercio, l’associazione di categoria propone poi una “cedolare secca” rivolta ai negozi: “Un centro depauperato delle attività commerciali degrada in un quartiere ghetto o in un quartiere dormitorio – commenta Augusto Patrignani, presidente Confcommercio cesenate –. Il contrario della desertificazione è, invece, un centro urbano che vive, salotto buono della città che diviene un grande contenitore non solo commerciale ma anche di cultura, di arte, di enogastronomia, di artigianato, di divertimento. Gli strumenti classici della pianificazione urbanistica adottati finora non bastano.

Il legislatore potrebbe, ad esempio, introdurre una “cedolare secca” in favore dei proprietari che affittano locali ad uso commerciale garantendo, al contempo, la presenza e la varietà di attività di particolare interesse merceologico. Oppure riconoscere un regime fiscale di vantaggio temporaneo per quegli imprenditori che intraprendono un'attività commerciale in aree urbane degradate e, in particolar modo, nei centri storici”.

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