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Pandemia

Ausl Romagna: "No a reparti Covid-19 negli ospedali"

La Direzione aziendale: "Privilegiamo il principio del bisogno assistenziale primario del paziente, indipendentemente dalla positività"

(Foto ANSA/SIR)

La Direzione dell'Ausl Romagna, in una nota, dissente dalla proposta, avanzata fra gli altri dalla Uil, di ritornare alla creazione dei “reparti Covid” negli ospedali.

La proposta viene definita "impropria rispetto alle caratteristiche dell’attuale fase epidemica e ostacolante un’assistenza ospedaliera pertinente e specifica ai bisogni di salute che determinano il ricovero. Infatti - si legge nella nota dell'Ausl - è innegabile che da un punto di vista epidemiologico, stiamo assistendo a un significativo aumento del numero dei casi, anche sul nostro territorio, come su tutto il territorio nazionale, legati  alla cosiddetta variante Omicron BA.5. Lo documentano  i dati giornalieri che puntualmente vengono riassunti e commentati sul nostro bollettino settimanale aziendale. A cui però, a differenza del passato, non corrisponde lo stesso impatto, in termini di ricoveri ospedalieri".

"La maggior parte dei pazienti ricoverati adesso - rimarca l'azienda sanitaria - accede per motivi diversi, tra cui la riacutizzazione di malattie croniche, traumi, fratture, malattie acute di ambito specialistico. Ne consegue che l'allocazione appropriata in regime di ricovero deve essere prioritariamente e prevalentemente determinata sulla base delle necessità assistenziali e non dalla eventuale positività di SARS-CoV-2. Per queste ragioni si è proceduto in due direzioni complementari: da una parte l’individuazione dei reparti che devono garantire assistenza a pazienti con Covid-19 in cui la sintomatologia prevalente è caratterizzata da interessamento polmonare (Malattie infettive, Pneumologia e Terapia Intensiva) e, dall’altra a privilegiare il principio del bisogno assistenziale primario del paziente, per assicurare la risposta più appropriata al suo percorso di cura. Questo modello ha l’obiettivo di garantire a un malato che ad esempio entra in ospedale per una frattura di femore, di avere la garanzia di un percorso idoneo a prescindere dal rilievo della sua positività all’ingresso in ospedale. Le classiche “bolle” all’interno dei reparti di cui si è parlato a lungo. La concentrazione dei malati Covid in aree dedicate, come suggerisce la Uil, avevano senso in un periodo in cui i pazienti presentavano in prevalenza problemi di insufficienza respiratoria. Le esigenze sono attualmente cambiate e i malati con infezione da SARS CoV-2 possono avere una polmonite, un infarto del miocardio, un diabete scompensato etc. e devono essere presi in carico dagli specialisti di riferimento".

L'Ausl interviene anche in merito alla sicurezza degli operatori e dei pazienti ricoverati: "I dati del bollettino aziendale settimanale non evidenziano segnali di allarme, infatti la percentuale degli operatori sanitari positivi sul numero totale dei nuovi casi, rimane costante tra il 2 e il 2,5 per cento e il numero dei focolai all’interno delle strutture ospedaliere non ha subito alcun aumento, nonostante in queste settimane l’incidenza territoriale stia aumentando esponenzialmente, segno indiretto che l’ospedale non è un luogo dove si acquisisce l’infezione in misura maggiore rispetto al territorio, ma il contrario".

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