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Cgil e Uil si preparano allo sciopero generale: “Inaccettabile dare soldi a pioggia alle imprese”

Sindacati confederali (Cisl esclusa) mobilitati contro la manovra Finanziaria del Governo Draghi. Le motivazioni dello sciopero generale nazionale, in programma per giovedì 16 dicembre, sono state illustrate questa mattina a Cesena dai segretari generali Silla Bucci (Cgil Cesena) e Marcello Borghetti (Uil Cesena)

Marcello Borghetti e Silla Bucci

Sindacati confederali (Cisl esclusa) mobilitati contro la manovra Finanziaria del Governo Draghi. Le motivazioni dello sciopero generale nazionale, in programma per giovedì 16 dicembre, sono state illustrate questa mattina a Cesena dai segretari generali Silla Bucci (Cgil Cesena) e Marcello Borghetti (Uil Cesena).

Le due sigle locali stanno preparando otto pullman per partecipare alla manifestazione “Insieme per la giustizia” a Roma, una delle cinque previste a livello nazionale. A incrociare le braccia saranno tutti i comparti, tranne quello della sanità (per scelta), quello postale (regolato dalle norme sui servizi essenziali) e il settore pubblico della scuola (che ha già scioperato la settimana scorsa).

Perno principale dello sciopero è la legge di Bilancio 2022 – ha esordito Bucci – varata in condizioni straordinarie per il nostro Paese, un contesto che vede 300 miliardi complessivi di risorse per la ripresa dalla pandemia. Per la prima volta l’Europa si mostra sociale e solidale. Ci sarebbero quattro pilastri importanti su cui intervenire, come Fisco, Pensioni, Lavoro e Sanità, usati da tutti i Governi degli ultimi vent’anni per fare cassa. L’Esecutivo invece ha previsto un alleggerimento delle imposte per i redditi alti. Nella fascia fino a 15mila euro, quella che conta più giovani, precari e donne in part time involontario, il risparmio fiscale sarà nullo”.

Il tema del lavoro e del fisco è strettamente legato a quello delle pensioni, a causa del sistema contributivo: “Chi oggi non lavora, o lavora poco, sarà povero anche domani”.

La Cgil, da sempre contraria alla riforma Fornero, contrasta anche le attuali ipotesi di uscita dal mondo del lavoro: “Per noi quota 100 era un primo risultato, diciamo no a quota 102 che genera un nuovo scalone e non tiene conto della precarietà del lavoro. Servono nuove regole certe di accesso alla pensione, per dare un orizzonte ai giovani. Bisogna lasciare il lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi”.

Per il sindacato, a pagare il taglio di un miliardo di tasse alle imprese (sforbiciando l’Irap), sarà la Sanità: “L’Irap finanzia la sanità regionale – ha aggiunto Bucci – un settore che, al di là delle belle parole di questi ultimi due anni, non è stato rifinanziato in modo adeguato”.

“Basti pensare – le ha fatto eco Borghetti – che alla sanità romagnola arriveranno 6 miliardi a fronte dei 37 miliardi di tagli degli ultimi anni. Il saldo è ancora negativo. La Regione Emilia-Romagna poi non ha avuto finanziato il surplus di costi avuti e questo ha bloccato le assunzioni. Questo si riflette su di un organico già provato e al limite”.

Dove trovare le risorse, allora? I sindacalisti vedono una strada maestra che passa per la lotta a evasione ed elusione fiscale: “Stimata in 100 miliardi di euro”.

Per i sindacati la riforma fiscale del Governo è frutto: “di un’idea sbagliata di società. Sono intervenuti sull’Irpef – spiega Borghetti – e non sulle detrazioni, come avevamo chiesto. Per noi la priorità è quella di dare ossigeno ai redditi più bassi, quelli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese o non campano. Nei 15 Comuni del territorio cesenate, circa 200mila residenti in tutto, 119mila persone hanno redditi fino a 26mila euro l’anno. Di queste, 62mila hanno redditi fino a 15mila euro l’anno, non toccati dalle riduzioni. E quelli con redditi tra i 15mila e i 26mila avranno un risparmio di 100-200 euro l’anno. Ben al di sotto dei 920 euro l’anno risparmiati dai redditi oltre i 50mila euro”.

A penalizzare ulteriormente il nostro territorio sarebbe poi la vocazione agricola e turistica, con il lavoro stagionale, che vede redditi più bassi rispetto al tessuto industriale emiliano.

Troviamo inaccettabile dare soldi a pioggia alle imprese, intervenendo sull’Irap, e agevolare i redditi più alti con un abbattimento maggiore – ha stigmatizzato Silla Bucci –. Vogliamo cambiamenti concreti per lavoratori e pensionati. Con questo sciopero vogliamo fare la differenza”.

Mentre a differenziarsi sullo sciopero sarà la Cisl, a sette anni esatti di distanza dallo strappo del dicembre 2014 sul Jobs Act. Il sindacato “bianco” si è smarcato per non radicalizzare il conflitto, invocando dialogo, coesione e responsabilità sociale.

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