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emergenza sanitaria ed economica

Confcommercio: "Bar e ristoranti pronti ad aprire, ma con protocolli sostenibili"

Il presidente Confcommercio cesenate, Augusto Patrignani: "Come è possibile comunicare le prescrizioni di sicurezza a cui adempiere tre giorni prima del giorno fissato per riaprire?"

foto Sandra e Urbano, Cesena

La riapertura anticipata di ristoranti e bar "era un obiettivo" di Confcommercio e di Fipe Confcommercio, le quali si dicono "soddisfatte che possano ripartire lunedì 18 maggio, insieme ai negozi di abbigliamento e degli altri settori. Ma - fanno notare - c'è una spada di Damocle che pende sulla categoria dei pubblici esercizi".

Per il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani e i presidenti di Fipe ristoratori e baristi Vincenzo Lucchi e Angelo Malossi, "si tratta delle linee guida, annunciate per giovedì o venerdì, tre giorni primi della possibilità di riapertura che è ormai certa".

Patrignani si domanda: "Come è possibile comunicare le prescrizioni di sicurezza a cui adempiere tre giorni prima del giorno fissato per riaprire? Che tempi sono questi, in uno Stato di diritto? Quanto al merito delle regole, Confcommercio ribadisce che la ripartenza deve avvenire in sicurezza, nella piena salvaguardia della salute dei clienti e di chi opera nel pubblico esercizio, ma i protocolli debbono essere sostenibili, anche per quel che concerne un minimo di redditività aziendale".

Se le indiscrezioni circa le misure di distanziamento previste dal governo, con una persona ogni 4 metri quadri, venissero confermate, i ristoranti italiani perderebbero in un sol colpo quattro milioni di posti a sedere, ovvero il 60 per cento del totale". Così la Fipe, che ha fatto il calcolo sulla base delle dimensioni medie dei locali. "Noi abbiamo dato la nostra disponibilità da settimane a discutere di maggiori spazi all'esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e possiamo anche valutare, se necessario, di installare delle paratie tra un tavolo e l'altro".

La Fipe ha simulato anche altri due scenari. Se il governo decidesse di distanziare i tavoli di 4 metri lineari l'uno dall'altro, la perdita di posti a sedere sarebbe di 3,5 milioni, ovvero la metà dei 7 milioni attualmente disponibili nei ristoranti italiani. Se invece si optasse per i 2 metri di distanza tra i tavoli, senza distanziamento tra i commensali allo stesso tavolo, la perdita sarebbe del 30 per cento dei coperti. "Quest'ultimo è l'unico scenario sostenibile - sottolinea la Fipe Confcommercio  - il solo in grado di permettere agli imprenditori del settore di continuare a lavorare, magari recuperando una parte dei posti a sedere persi, occupando lo spazio al di fuori dei locali. Ci auguriamo che che sia il Governo sia i presidenti delle Regioni tengano bene a mente questi calcoli prima di prendere una decisione definitiva".

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