Cesena
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emergenza sanitaria

Due infermieri del "Bufalini" dicono: "In alcuni reparti sono venuti a mancare i dispositivi di protezione"

Scrivono al direttore: "Pur facendo appello alla serietà e professionalità di ogni operatore, non è possibile escludere nè stimare l'effettiva diffusione del contagio". "Si eseguono ancora troppi pochi tamponi e le risorse disponibili sono obbiettivamente ancora insufficienti"

Il Pronto soccorso del Bufalini, in un'immagine d'archivio

Due infermieri dell'ospedale "Bufalini" hanno reso questa testimonianza su quanto si sta vivendo in questi giorni, a tratti drammatici, nel luogo più sotto pressione del nostro territorio. La tensione cresce e si comprende benissimo anche dalle parole di questi due professionisti.Ecco le loro parole, in presa diretta. Caro direttore, l'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena sta organizzando risorse umane e strumentali per far fronte nel modo migliore all'emergenza Covid-19 che sta falcidiando gran parte del nord d'Italia.
In primo luogo è stato allestito un terzo reparto di Terapia Intensiva oltre ai due già attivi anch'esso destinato a quei pazienti in condizioni critiche, sia "ereditati" da altre realtà ospedaliere regionali, sia diagnosticati presso il nostro territorio. A fianco di questi, si è proceduto a reperire posti letto di degenza presso i reparti limitrofi, così da poter concentrare tutti questi particolari pazienti, sebbene con sintomatologia inferiore, nelle medesime aree e dedicarvi personale debitamente formato e dotato di tutti i dispositivi di protezione necessari, per quanto spesso minimi, per contenere il contagio. Di pari passo, gli stessi reparti dedicati alle attività di sala operatoria hanno provveduto a limitare la mole di lavoro per mettere a disposizione ulteriori posti letto qualora la situazione peggiorasse ulteriormente: gli interventi in elezione sono stati ridotti drasticamente dando ovvia precedenza agli esclusivi trattamenti emergenti, urgenti e oncologici. Infatti le sale operatorie, qualora si verificasse un picco epidemico importante, saranno destinate ad accogliere alcuni pazienti provenienti dalle Terapie Intensive perchè dotate degli apparecchi ventilatori necessari. 
Le risorse umane sono state gestite dalla Direzione Infermieristica in base alle esigenze: si è provveduto a concentrare il personale con esperienza in particolari contesti di area critica, quali Rianimazione e Terapia Intensiva, presso i già citati reparti, ottimizzando il personale in base alle differenti realtà. Tutto il personale sanitario è chiamato a lavorare in maniera coesa e responsabile, a partire dall'osservazione delle linee guida aziendali tanto in merito alle misure di contenimento del contagio quanto per ciò che riguarda la gestione di questi particolari pazienti. Purtroppo l'ansia e l'isteria manifestata da buona parte della popolazione talvolta ha avuto riscontro anche in alcuni reparti dell'ospedale stesso, dove sono venuti a mancare dispositivi di protezione individuale esclusivamente destinati al personale sanitario: mascherine di protezione, soluzioni disinfettanti alcoliche e camici di protezione chirurgica, probabilmente indebitamente sottratte da terzi o dai professionisti stessi. Nello specifico però, per quanto riguarda gli operatori sanitari, gli appositi tamponi orofaringei diagnostici del suddetto virus vengono eseguiti esclusivamente in presenza di determinati sintomi, tra cui febbre oltre 38°, difficoltà respiratoria, malessere diffuso, astenia, sintomi gastrointestinali, etc. Capita tuttavia che molti di questi siano totalmente asintomatici, condizione che porta all'esonero dal suddetto tampone, col rischio però evidente di divenire vettori inconsapevoli. 
Pur facendo appello alla serietà e professionalità di ogni operatore, non è possibile escludere nè stimare l'effettiva diffusione del contagio. Come denunciato proprio nella giornata di oggi dall'Oms, si eseguono ancora troppi pochi tamponi e le risorse disponibili sono obbiettivamente ancora insufficienti, alimentando tensioni e preoccupazioni specie per il personale abituato a convivere con figli piccoli o parenti in condizioni di salute precaria. Di conseguenza si "vive alla giornata" in attesa di possibili evoluzioni, sperando di essere pronti a fronteggiare qualsiasi situazione, valorizzando al massimo ogni risorsa umana e strumentale. 

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