Cesena
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Centro storico

Grande via Crucis a Sant'Agostino, ultima settimana di visite

Le opere di Giovanni Fabbri sono un omaggio alla spiritualità e alla precaria natura dell’umanità

Grande via Crucis a Sant'Agostino, ultima settimana di visite

C’è tempo fino a sabato 23 aprile per visitare la via Crucis di Giovanni Fabbri, appropriatamente allestita nella splendida cornice barocca della chiesa di Sant’Agostino, a cura di Paolo Degli Angeli e con il patrocinio della Diocesi di Cesena-Sarsina e del Comune di Cesena.

Anche chi non si intende d’arte non può non rimanere colpito dalla forza espositiva, vibrante e intensa, del messaggio. I quadri delle varie stazioni arrivano dritto al cuore, lasciando una sensazione di viaggio interiore che rimane, come rimangono i colori e la semplicità delle forme utilizzate. Un’interpretazione personale - laica ma permeata di cristianità e ricerca del divino - espressione della profonda spiritualità che trascende l’essere cristiano in un futuro quanto meno incerto. 

Nel bellissimo catalogo, la presentazione del vescovo Douglas Regattieri pone l’accento su quanto l’artista, durante la pandemia, sia stato ispirato da un tema così caro alla tradizione cristiana proprio in quanto occasione di dolorosa contemplazione e salvifica rinascita.

Marino Mengozzi, studioso e direttore dell’Arte sacra diocesana, nel suo esaustivo intervento ne sottolinea l’attualità e la modernità, resa con pennellate vigorose e sapienti, dal tratto che volutamente lascia intravedere il disegno delle silhouette a carboncino. Modernità che si evince pure nella scelta di tele dalle dimensioni insolite, 2 metri per 2, rispetto al piccolo formato del contesto liturgico.

Nella sua introduzione, il curatore Paolo Degli Angeli conclude come Fabbri utilizzi la Storia dell’Arte per una grande riflessione sull’uomo, che “ci parla di profonde verità piene di bellezza, di atmosfere sospese, di fatti e di racconti da tutti conosciuti ma spesso dimenticati, di aspetti etici e morali, di vicende umane e collettive, della pandemia, di flussi migratori, del sogno, del mistero, degli ultimi, di porte sbarrate e di sradicamenti, ma anche di compostezza, forza, energia e coraggio”.

Opere che sono specchio e nutrimento del percorso emotivo della coscienza umana rispetto al divino: riflettere sul passato per costruire il futuro.

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