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L'alluvione nella Centuriazione romana

Giancarlo Brighi ripercorre i difficili giorni di maggio dal punto di vista ‘idraulico’

Alluvione a Ronta (foto: Cristiano Riciputi)

A più di un mese dall’alluvione, l’esperto di Centuriazione romana Giancarlo Brighi ripercorre quei giorni dal punto di vista ‘idraulico’ e per quello che ha rappresentato nel territorio centuriato, così pesantemente colpito. “Non si era mai sentito dagli anziani di qualcosa di simile - esordisce il professore - ad est del fiume Savio. Nel 1996 avevo visto e documentato esondazioni ‘piovane’ di scoli che invasero al più strade e un po’ di terreno. Questa volta è stato il fiume a sfrecciare irruento e pauroso lungo la vicinale via Pisignano verso Bagnile, qui indirizzato dallo scolo Cappella che a 3 chilometri dal fiume si è alzato di circa 70-80 centimetri sopra al livello stradale”.

Dove le acque si sono incrociate con quelle di altri scoli, strade o viali, si sono alzate quasi impennandosi e roteavano prima di espandersi, creando le maggiori difficoltà sulle abitazioni vicine. “Altra impressione percepita - aggiunge - è la velocità dell’acqua proveniente quasi trasversalmente dai poderi: essa sembra essere stata maggiore dove non vi erano filari di alberi e soprattutto dove i fossi e i ‘colmi’ dei campi erano stati eliminati. In buona sostanza si sarebbe verificato un riempimento e tracimazione a cascata dei principali scoli da Ronta al Confine con Cervia, quindi a partire dallo scolo Lagnano, al Pontecucco, ai due Cervari e infine il rio Cappella e il Veneziana che ha protetto Pisignano ovest. La fascia più interessata sembra indicare una direzione quasi nord-nord-est più che nord-est come previsto e studiato. Sarà poi interessante ai fini di sicurezza approfondire meglio dove è uscito il fiume e come possono aver eventualmente interferito A-14 e Cer”.

Al momento si può solo osservare che a Martorano e Cannuzzo erano stati eseguiti lavori sul fiume e che le esondazioni principali si sono concentrate fra Borgo di Ronta sud e San Martino sud. Dice Brighi: “Verrebbe allora da pensare che in quel tratto di fiume troviamo solo la A-14 e quindi se tale presenza possa aver eventualmente influito in qualche modo sulla arginatura. Forse è soltanto un banale quesito che però va posto ora per evitare altre situazioni simili in futuro. E non ci si deve far fuorviare dalla quota del casello Ville Chiaviche/Calabra ove la A-14 è sopraelevata. Questa è semmai una riprova che il terreno lì è più basso e quindi giustamente occorreva evitare l’allagamento autostradale. La conferma è nel tracciato imposto anche al Cer”.

“Non saprei definire al momento, sono ancora affaticato dalla ‘leca’ (fango, ndr), la caparbia ostinazione di non voler vedere un’opera idraulica di difesa militare di Rimini e Roma messa in opera consapevolmente fra il 235 e 213 a.C. e con funzione confinaria (di Rubicone) per Silla dal 79 a.C.  Che altro ci vuole ancora per scomodare il “suggerimento/proposta” dato da Mussolini al podestà di Savignano di Romagna nel 1932 poi divenuto ufficiale con il regio decreto n° 1190 del 4 agosto 1933?”

“Il corso d’acqua detto Fiumicino/Fiumicello fu il confine di Silla fra una Rimini punita e Cesena nuovo municipio in Italia e non in Gallia, ove sarebbe stata con tutti i Rubiconi finora proposti. Il torrente Fiumicino porta ai luoghi mantenuti nel tempo come punto di partenza sul ‘mare superiore Adriatico’ dell’Italia voluta da Silla e fino alla ‘Tota Italia’, ma si conservò nella Tavola P. come “Rubico fl.”.

Conclude Brighi: “Allora come risolvere la faccenda e fare in modo di riconciliare storia e la evidenza proveniente dal territorio? Si potrebbe parlare di “Savignano al Rubicone” nel senso che il suo corso d’acqua (probabile confine fra Rimini e Cesena) indirizza verso quei luoghi sul mare attorno ai quali iniziava il confine dell’Italia di Silla sull’Adriatico e che vedono sostanzialmente ancora oggi le foci di Uso/Salto e poi Fiumicino/Rigossa e Pisciatello ovvero da Urgòn e fors’anche Cesuola”.

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