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Post Covid

L'associazione "Ipazia Libere donne" di Cesena chiede attenzione per la scuola

"Chiediamo al Governo e all'Amministrazione locale di investire sull'edilizia scolastica, sulla messa in sicurezza delle strutture, sull'assunzione del personale. No alle classi-pollaio"

L'associazione "Ipazia Libere donne" di Cesena chiede attenzione per la scuola

 

“Tra i tanti sconvolgimenti e i tanti decreti che ci ha riservato l’emergenza Coronavirus una cosa ci ha stupito: non è mai stata citata la scuola e i disagi relazionali e affettivi subiti da milioni di bambini e ragazzi”, si legge in una nota dell’associazione “Ipazia Liberedonne” di Cesena che ha aderito al gruppo nazionale “Priorità alla scuola”.

“Sono loro gli unici cittadini a cui è stato finora impedito di tornare alle loro abitudini, relazioni, occupazioni – prosegue la nota -. Relegati in casa, con la didattica a distanza (Dad). Solo ora, a fine anno scolastico, si ammette che la Dad, pur necessaria nella fase di emergenza, non è stata un successo e che va superata per i limiti verificati in questi mesi: priva bambini e studenti dell’interazione diretta con insegnanti e compagni, elementi fondamentali per l’apprendimento e la crescita, che nasce solo dal confronto quotidiano con il gruppo classe; aumenta le disuguaglianze tra chi ha genitori con buone competenze scolastiche, disponibilità di strumenti informatici, appartamenti adeguati e chi non li ha. Quindi accresce il divario nell’apprendimento e lascia indietro i più fragili, per non parlare dei ragazzi e delle ragazze con disabilità; scarica, e non è cosa da poco, sulle famiglie, e soprattutto sulle donne a cui in Italia è delegato ancora il 90 per cento del lavoro di cura, il compito di aiuto ai bambini nelle connessioni e nello svolgimento dei compiti. Donne e madri spesso a loro volta in smart working e, quindi, caricate di un doppio/triplo lavoro”.

 

“Ora tutti chiedono di riaprire a settembre le scuole in presenza e in sicurezza ma il problema è come fare. Il Coronavirus ha messo a nudo tutte le fragilità del nostro sistema scuola. In Italia mediamente abbiamo scuole carenti in sicurezza, in spazi adeguati, classi pollaio, organici di insegnanti incompleti talora fino a dicembre. Tutto ciò è frutto dei tagli continui e indiscriminati alla scuola pubblica, di scelte politico-economiche che da almeno un decennio destinano alla scuola solo il 3 per cento del Pil mentre in Europa mediamente è il doppio. Quindi difficile fare confronti in questa fase con gli altri Stati europei.

 

Come donne, madri, insegnanti di Ipazia Liberedonne chiediamo con forza che non solo si accantoni definitamente la Dad, ma che si  investa sulla scuola pubblica. Non si può accettare che la scuola sia l’eterna Cenerentola, ultima dopo tutti gli altri settori: imprese, terziario, turismo… È una questione di civiltà e di democrazia, non di lana caprina o di mamme lamentose o insegnanti sfaticate. Che idea di sviluppo abbiamo se non si investe sulla scuola?

 

Per questo abbiamo aderito al gruppo nazionale “Priorità alla scuola” e condiviso lo sciopero dei sindacati della scuola”.

“Chiediamo – si ribadisce nel documento - al Governo e all’Amministrazione locale, per le necessità di sua competenza, di investire sull’edilizia scolastica, nella ristrutturazione e messa in sicurezza delle scuole. Ttre miliardi in due anni sono una cifra irrisoria rispetto alle necessità; di assumere e stabilizzare più personale. C’è bisogno non solo di docenti ma anche di amministrativi e ausiliari. Questo non va fatto tra due anni ma adesso, con un piano che doveva già essere predisposto tre mesi fa. Finirla una volta per tutte con le classi pollaio. È inammissibile che anche per il nuovo anno scolastico rimangano in vigore le disposizioni ministeriali per la formazione delle classi: non meno di 18 e fino a 34 alunni.

 

In conclusione non possiamo accontentarci di qualche aggiustamento, l’emergenza sanitaria sia l’occasione per riformare la scuola. Pensiamo in questa fase anche alle esigenze psico-fisiche dei bambini. L’ultima trovata, il plexiglas, è la soluzione di chi pensa che la scuola sia solo questione di nozioni. Non lo è.”

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