Cesena
stampa

Fino al 13 giugno alla galleria del Palazzo del Ridotto

"Le grandi montagne" di Tommaso Magalotti

Inaugurata l'esposizione delle opere dell'artista, scrittore e alpinista cesenate. Cinquanta quadri con i quali l'autore "dà forma e risposta a quello stato d’animo interiore che si interroga sul perché della vita, sul suo senso"

Tommaso Magalotti, al centro (foto Sandra e Urbano, Cesena)

È stata aperta poco fa, negli spazi espositivi del palazzo del Ridotto, a Cesena, la mostra "Le grandi montagne, il paesaggio, la poesia delle piccole cose, la fede": cinquanta quadri dell'artista e scrittore cesenate Tommaso Magalotti. La mostra sarà aperta fino al 13 giugno, il mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16 alle 19; il sabato, domenica e festivi dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19. Nelle giornate di sabato, domenica e festivi è necessaria la prenotazione allo 0547 610892, prenotazioni@comune.cesena.fc.

Pubblichiamo una nota introduttiva alla mostra, a cura dell'esperto d'arte cesenate Orlando Piraccini.

Al dipingere di Tommaso Magalotti, ma si dovrebbe dire al creare, si può riconoscere fin dal suo moto sorgivo un pregio speciale: d’essere e presentarsi senza etichette. Senza “ismi” categorici.

Ciò vale, in fondo, come giudizio critico su quest’“ultimo” Magalotti che oggi ritroviamo in mostra così incredibilmente comunicante con l’artista delle origini e con quello di mezzo. Ovvero, con un Magalotti che nella speciale officina artistica cesenate ha esibito un proprio stile fondato sulla naturale spontaneità del fare, ma nutrito dalla più certa sapienza figurativa; e così capace di mantenersi autonomo operando in una città d’arte come Cesena che andava dapprima mostrandosi compromessa con il realismo militante, e poi ombrosa e corrucciata in una sorta di espressionismo di reflusso.

È pur vero che nella sfera esistenzialista e intimista si può iscrivere il proposito dichiarato dallo stesso Magalotti di “dare forma e risposta a quello stato d’animo interiore che si interroga sul perché della vita, sul suo senso. Sembrerebbe un impulso primario verso l’esistere a guidare la mano del pittore, un inesausto amor di vita che dall’alto, in moto mistico, gli viene ispirato. Non è dunque solo come raddoppio della vita l’arte creduta e praticata da Magalotti. Creatore per naturale inclinazione, egli dipinge, plasma, disegna, cesella, forgia, maiolica sospinto da un umanissimo credo nell’atto creativo come atto profondo di fede: che non si limita ed esaurisce nella sfera della sacra rappresentazione, ma anzi misteriosamente si colora specchiandosi nelle più smisurate e nelle più minute cose del creato, colte e raffigurate dall’artista come simboli di Verità e come doni dello Spirito.

Conforta in questa mostra odierna l’evidenza di una pittura che con la fede si misura senza bisogno di didascalie, di assunti narrativi. È l’arte del colore che reclama la sua piena autonomia rispetto all’arte della parola. L’arte che si contempla e non da leggere, come invece invoca tanta parte della creatività contemporanea che fa sì della vicenda umana l’elemento ispiratore essenziale, ma che dell’uomo sembra non saper più riconoscere la possibilità “di una redenzione, di un riscatto – come di recente ha scritto padre Andrea Dall’Asta – per cui l’orizzonte della vita rischia di stagnarsi su un fondo di non senso”.

Qui in mostra ci appaiono dolomitiche cime come “edifici interiori di spiritualità”, potenti e fragili al tempo stesso, ma che della vita solcano i cieli più celesti; e vi sono le più minute presenze della vissuta quotidianità, che l’artista dipinge come “piccole cose che ti accostano a quel senso di pace interiore, a quell'armonia in cui è possibile trovare la forza e le strade per affrontare anche i grandi temi” che il vivere propone.

Quali poi siano i moduli pittorici ai quali Magalotti si affida per mettersi in comunicazione con gli altri è a questo punto abbastanza chiaro. Se, come si diceva all’inizio, non v’è etichetta per la sua arte, va comunque riconosciuto al pittore un linguaggio espressivo proprio d’un maestro del colore che alla realtà s’ispira, col desiderio sempre a fior di pelle d’interpretarla. D’altra parte non ammette lo stesso Magalotti, lui abituato alle autopresentazioni, che dipingere è un po’ “come un naufragare nell’immaginario”?

* studioso d'arte

mostra tommaso magalotti ragazzi
mostra tommaso magalotti gente foto urbano
Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
"Le grandi montagne" di Tommaso Magalotti
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento