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Lessico critico pascoliano

A San Mauro Pascoli un volume dedicato al poeta, il 25 novembre la presentazione

Lessico critico pascoliano

 

Sabato 25 novembre, alle 16,30 presso Casa Pascoli, a San Mauro Pascoli, ci sarà la presentazione della nuova opera firmata a due mani da Marino Biondi, cesenate, già docente di Letteratura italiana all'Università di Firenze, e di Giovanni Capecchi, professore di Letteratura italiana all'Università per stranieri di Perugia. 

Abbiamo incontrato Marino Biondi per avere informazioni su questo importante volume.

«Racchiude 25 saggi di altrettanti studiosi: fra gli altri ricordiamo Marco Antonio Bazzocchi, Nadia Ebani, Maurizio Perugi, Annamaria Andreoli, Diana Toccafondi». 

Perché questo titolo, “Lessico critico”?

«Abbiamo affidato ai maggiori studiosi di argomenti pascoliani la redazione di una voce. Ciascuno è responsabile del suo testo: noi li abbiamo contattati, abbiamo discusso, poi li abbiamo ricontattati: è, per così dire, la “Nazionale” degli studi pascoliani in Italia». 

Chi ha scelto gli argomenti?

«Le voci sono state scelte da noi: per noi è stata fondamentale la voce “Archivio”, perché abbiamo preso parte al progetto “Portale Pascoli” che ha messo online l'archivio di Casa Pascoli a Barga. Questa voce è stata affidata a Diana Toccafondi, soprintendente ai beni librari della regione Toscana, voce esemplare per una radiografia del mondo pascoliano: critica, dantismo, archivio, classicismo, naturalismo, animalismo e così via». 

Come avete operato?

«Prima c'è stata una lunga disamina analitica sui temi attinenti al mondo pascoliano. Naturalmente anche alla biografia, perché essa ha giocato un ruolo di enorme livello nel rendere popolare il poeta con le vicende, le venture e le sventure, i dolori del “nido”. C'è la voce “nido”, ovviamente, la voce “infanzia”, “morte” (che abbiamo preferito alla voce “defunti”). C'è la voce “professore”, perché Pascoli è stato professore in ogni ordine di scuola, dalla scuola elementare che ha accompagnato con i suoi libri di testo e le sue antologie, fino all'università dove è stato un docente prestigioso e discusso allo stesso tempo. Questa voce è stata affidata a Patrizia Paradisi, specialista su questo aspetto della vita pascoliana. C'è la voce “scuola”, affidata a Alice Cencetti, biografa di Pascoli e autrice di un libro che è appena uscito (“Il Pascoli degli Italiani”, edito dalla Scuola Normale di Pisa, dedicato all'accoglienza dell'autore nella storia d'Italia, e in particolare il rapporto fra Maria Pascoli e il fascismo). Non possiamo che elogiare il lavoro dei nostri colleghi. Io ho scritto la voce “Critica letteraria”, Capecchi la voce “Dante”, però abbiamo accompagnato la stesura delle altre voci, le abbiamo lette, rilette e abbiamo cercato di trovare loro una stesura consentanea. Ogni voce è differente per stile e forma di ricerca, ma tutte mostrano affinità elettive nella condivisione di un pascolismo d'elezione». 

Come avete trovato l'editore?

«Siamo stati noi a proporre il testo all'editore, che l'ha adottato con entusiasmo nella collana “Lingue e letterature”. Da alcuni anni Carocci si sta segnalando come l'editore di una nuova manualistica universitaria, perché pubblica manuali di alto livello. In questo caso la nuova manualistica consiste nell'affrontare i massimi autori e offrire allo studente universitario ma quasi più ai docenti, gli strumenti più avanzati dal punto di vista critico e storiografico. In questo libro di circa 500 pagine si condensano 50 anni di studi pascoliani al loro massimo livello». 

Quanto tempo c'è voluto per realizzare l'opera?

«Ci sono voluti due anni e mezzo, dalla prima idea alla realizzazione finale. Il testo è stato presentato il 25 luglio a Barga (grazie all'interessamento della sindaca Caterina Campani e del presidente della locale Accademia Pascoli, Adami); il 25 novembre lo presenteremo a San Mauro Pascoli (in questo caso grazie all'impegno della sindaca Luciana Garbuglia e della presidente dell'Accademia Pascoliana, Daniela Baroncini), e siamo particolarmente lieti che le due città si uniscano fraternamente in questa circostanza, a colmare una distanza geografica, biografica, archivistica e umana fra le due sponde d'Italia e del pascolismo. Non si può fare a meno di Castelvecchio di Barga, luogo archivistico per eccellenza, per essere studiosi pascoliani, come non si può fare a meno di San Mauro come sponda della memoria di Pascoli e dei Pascoli e della loro Romagna. Abbiamo così contribuito a superare le divergenze, che furono aspre e crude finché Maria visse, e imperò (morì nel 1953)».

Infine, una parola sul premio Malatesta Novello ricevuto oggi.

«Per quanto mi riesca spontaneo parlare dei riconoscimenti ai nostri autori d'elezione, ci riesce difficile parlare di riconoscimenti a noi stessi. Sono contentissimo, ma di solito mi esprimo meglio discorrendo dei miei autori. Un critico non è un autore in sé, ma è uno scriptor “servile”: la parola indica la dedizione a un autore. Il premio di oggi illumina il datore di luci, che però deve stare nell'ombra. Ho un pudore “manzoniano”: in questi anni della mia vita, ho riscoperto la geniale misericordia di Manzoni. Egli ci insegna: “nella sua opera non appare mai, quella mano che sembrava non avere nervi teneva i fili di tutto il suo mondo” (Graziadio Isaia Ascoli); è un esempio di rifiuto dell'esibizionismo, in un mondo che fa del narcisismo e del mostrarsi il suo quotidiano peccato mortale». 

Marino Biondi, Giovanni Capecchi (a cura di), “Lessico critico pascoliano”, ed. Carocci, Roma 2023, pagg. 425, euro 45.

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