Egitto: nel cantiere della cattedrale più grande del Medio Oriente, “simbolo di coesistenza”
A 40 km dal Cairo sta sorgendo la più grande cattedrale cristiana del Medio Oriente. Voluta dal presidente egiziano come "simbolo di coesistenza", nel cantiere vi lavorano 3.000 operai, su tre turni, 24 ore su 24. La notte di Natale, che i copti hanno celebrato tra il 6 e 7 gennaio, è stata inaugurata una prima parte. Ora è una corsa contro il tempo per completarla entro il prossimo Natale. Tutti al lavoro, ingeneri cristiani e musulmani insieme, con l'aiuto dell'esercito. Il Sir è entrato nella cattedrale.
Oggi è ancora un cantiere ma quando sarà finita sarà la più grande cattedrale cristiana del Medio Oriente. Voluta dal “faraone”, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, la cattedrale copta sta sorgendo a poco più di 40 chilometri dal Cairo, nella “Nuova Cairo”, la futura capitale amministrativa dell’Egitto. Era stato lo stesso presidente egiziano ad annunciare, il 7 gennaio 2017, durante la liturgia copta del Natale, che la nuova cattedrale sarebbe stata inaugurata per il Natale 2018, esattamente un anno dopo. Un “simbolo di coesistenza” lo ha definito l’ex generale egiziano.
Da quell’annuncio è partita una corsa contro il tempo alla quale partecipano ben 3.000 operai, suddivisi in tre turni, 24 ore su 24. Al sole di giorno, alla luce delle fotocellule di notte. E contro ogni pronostico, dopo sei mesi di progettazione, la chiesa, che è stata dedicata alla Natività, “la prima con questo nome in Egitto”, ha visto aprirsi le porte per accogliere il patriarca copto Tawadros II e le massime autorità del Paese, in primis lo stesso al-Sisi, proprio come previsto, nella notte tra il 6 e 7 gennaio 2018, giorno del Natale copto. “Vi amiamo, buone feste”, sono state le parole di al-Sisi rivolte ai fedeli riuniti nella cattedrale per la messa trasmessa anche dalla tv di Stato.
Per ora l’opera è completa solo per il 40%. Una volta finita, la struttura avrà al suo interno la residenza del Papa copto, i luoghi di aggregazione e per la pastorale, i parcheggi. Complessivamente la cattedrale potrà contenere 8.000 fedeli, avrà un campanile di 65 metri e una cupola larga 40, il tutto su una superficie di 15 ettari di terreno.
Nei giorni scorsi a far visita al cantiere è arrivata una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre – Italia (Acs), guidata dal suo direttore, Alessandro Monteduro, con alcuni giornalisti e il vescovo della diocesi di Carpi, mons. Francesco Cavina. Il gruppo è stato accolto dal team di ingegneri, cristiani e musulmani, che lavorano al progetto la cui esecuzione è stata affidata all’impresa di costruzioni più importante del Medio Oriente, “Orascom”. L’unica, “in grado di sostenere un impegno di tale portata”.
“Per terminare l’opera lavoriamo duramente. Stiamo usando anche cemento prefabbricato per velocizzare la costruzione e tenere fede ai tempi di consegna” ha spiegato Antonios Mounir, giovane ingegnere cristiano che si occupa di planning e progettazione.
“Un impegno duro portato avanti in stretta sinergia con papa Tawadros. Il progetto, infatti, deve rispettare tutte le regole architettonico-liturgiche previste per questo genere di edifici”.
Con Mounir collaborano anche ingegneri musulmani, in un mix di ingegno e creatività, che è il fondamento di questa opera faraonica. Ne sa qualcosa il maggiore dell’esercito Khaled Elfey, musulmano, che ha il compito di snellire la burocrazia che, ha affermato, “potrebbe rallentare il lavoro delle tante ditte civili che fanno capo a Orascom. Il presidente vuole che siano agevolati i lavori rimuovendo ogni ostacolo”. All’Esercito spetta anche la sicurezza del cantiere che viene vigilato continuamente. Il pericolo attentati è sempre dietro l’angolo e per questo anche per la cattedrale della Natività sono state adottate le stesse misure di sicurezza in atto in tutti i luoghi di culto cristiani dell’Egitto. Le stragi e gli attacchi terroristici alle chiese hanno visto l’Esercito in prima linea sia nella difesa, con molte perdite di vite umane tra le sue fila, che nell’opera di ricostruzione e il restauro dei luoghi devastati. “I lavori di ripristino delle chiese avvengono in tempi molto brevi”, ha dichiarato Tadros Adel, altro ingegnere cristiano impegnato nella costruzione della nuova cattedrale.
“È accaduto – ha ricordato – nella chiesa dell’Immacolata Concezione a Suez resa di nuovo agibile in meno di un anno, nella cattedrale di San Pietro al Cairo, colpita da un attentato l’11 dicembre del 2016 e riaperta dopo tre settimane per celebrare il Natale. Un attacco che ha scioccato sia musulmani che cristiani. Tanti operai venuti da ogni parte del Paese hanno lasciato il loro impiego per lavorare 24 ore su 24, e riaprire la chiesa”.
E mentre fervono i lavori, la cattedrale comincia già a riempirsi di fedeli. La messa di Natale, infatti, non rimarrà isolata. A turno, ogni venerdì (giorno festivo), le parrocchie copte giungono qui con i loro sacerdoti per celebrare la messa e pregare. Per i cristiani copti non esistono “cattedrali nel deserto” la cui sabbia qui ha un colore particolarmente “rosso”, come quello dei martiri di questa antica chiesa.
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