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San Francesco

Assisi, alla festa del patrono d’Italia il dolore per la tragedia di Mestre

Durante la Messa solenne si è pregato per le vittime dell'incidente. La Valle d'Aosta ha acceso la lampada votiva dei comuni d’Italia 

(Foto ANSA/SIR)

Si è conclusa ad Assisi la prima parte della giornata di festeggiamenti per san Francesco, patrono d’Italia. La comunità dei frati ha pregato per le 21 vittime del bus caduto dal cavalcavia a Mestre, ieri sera, per i 15 feriti e i lori cari, insieme alla preghiere dei pellegrini e dei devoti, ai piedi della tomba del santo.

“Davanti a tanto dolore la reazione nella fede non può che essere anzitutto la preghiera e l’affidamento al Signore”, ha affermato fra Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio comunicazione del sacro Convento. Durante la celebrazione delle 10 nella chiesa superiore della basilica di San Francesco - in presenza delle autorità umbre e, quest'anno, valdostane e dei rispettivi rappresentanti ecclesiali - il sindaco di Aosta Gianni Nuti ha acceso la Lampada votiva dei comuni d’Italia in rappresentanza del popolo italiano. La solenne liturgia è stata presieduta da monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta.

A seguire, come da tradizione, ci sono stati i discorsi dalla loggia del Sacro Convento. Il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano ha anzitutto trasmesso il cordoglio del presidente del Consiglio e del Governo per l’incidente di Mestre. Ha poi aggiunto: “La figura di san Francesco è centrale oggi, come lo è stata otto secoli fa: se perdiamo di vista san Francesco non cancelliamo solo un esempio di vita e di fede; cancelliamo il motivo dell’originalità italiana, la nostra fisionomia e il nostro contributo nel mondo. In vista del prossimo centenario, San Francesco va individuato come un rinnovatore di vita per il vecchio Continente, e una speranza per chi ne incontrerà la figura in ogni angolo del mondo”.

“Celebrando la solennità di san Francesco d’Assisi - ha dichiarato fra Carlos Trovarelli, ministro generale dei frati minori conventuali - ci rendiamo conto non solo della sua santità, che è un dono per tutta la Chiesa, ma anche del suo essere fratello e guida per quanti cercano con sincerità di costruire un mondo nuovo, più giusto, più fraterno, più rispettoso della dignità e della libertà di ogni essere umano”.

Il presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Renzo Testolin, ha evidenziato: “La storia del nostro popolo si è profondamente intrecciata con la presenza francescana nel nostro territorio, tanto che il Convento dei Cordeliers dei frati minori conventuali, fondato nel 1352 che sorgeva nel cuore della città di Aosta, ha ospitato fino al Settecento le sedute dei più importanti organi di autogoverno locali, cioè l’Assemblea degli Stati generali e il Conseil des Commis. La culla dell’autonomia valdostana è stata dunque a lungo custodita nella casa della famiglia francescana. E ora questa eredità spirituale francescana fa parte della nostra identità caratterizzata dal rispetto della Natura e del Creato e dell’attenzione ai bisogni dei più fragili e dei meno fortunati”.

Fonte: Sir
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