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Il congresso di Verona "per" la famiglia rischia una polemica inutilità

La risposta del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, alle tante lettere giunte al quotidiano di ispirazione cattolica in merito al Congresso mondiale delle famiglie, in programma a Verona questo fine settimana.

Il congresso di Verona "per" la famiglia rischia una polemica inutilità

Ringrazio gli amici lettori per la fiducia e la schiettezza con cui si sono rivolti a me nella lunga e polemica vigilia dell’evento dedicato alla famiglia che si terrà negli ultimissimi giorni di marzo a Verona.

Le loro lettere sono importanti per la varietà dei toni, le riflessioni che propongono, i chiarimenti che propiziano. Mi concentro su questi, anche perché penso che aiuteranno le valutazioni a cominciare da quella che faccio subito, a scanso di equivoci: un Congresso mondiale delle famiglie non può che avere al centro tutte le famiglie del mondo, che sono parte della stessa famiglia umana, e lo stesso amore per la vita umana, qualunque condizione essa sperimenti: nascente, morente, povera, migrante...

Detto questo, a Verona a fine mese non ci sarà un raduno mondiale cattolico (quello – come si sa – c’è appena stato, nell’agosto 2018, in Irlanda insieme e attorno a papa Francesco, e si riunirà di nuovo a Roma nel 2021). A Verona c’è un congresso promosso dalla International organization for the family (Iof) che tesse da qualche anno una rete composto soprattutto da sigle e persone che dichiarano di appartenere a diverse denominazioni cristiane.

Il Forum delle associazioni familiari (italiano ed europeo), evocato da uno dei lettori, non c’entra nulla e non parteciperà in quanto tale.

“Avvenire” ha informato con precisione e continuità su questa iniziativa e sulle reazioni che sta suscitando, a partire (nell’ottobre 2018) da un’intervista con il presidente della Iof, Brian Brown. Un’intervista tutta in positivo, pro–famiglia, a differenza delle posizioni soprattutto “contro” da lui assunte e/o a lui attribuite in altre occasioni. A qualche supporter italiano della Iof l’intervista non piacque proprio per questo, e ce lo fece sapere con veemenza... Nulla di sorprendente: ci sono persone – lo dico con sommesso rispetto per chi ne sa più di me – che interpretano la «spada» della parola di Cristo, che nelle coscienze guida a distinguere il bene e il male, come una mazza ferrata da sbattere in testa all’interlocutore. Io credo invece che l’approccio scelto nell’intervista con noi dal «non cattolico» Brown sia una buona modalità, certo migliore di altre (e frequenti) che hanno motivato scontri al calor bianco e anche l’autorevolissima perplessità espressa nei giorni scorsi dal cardinale Pietro Parolin.

Mi auguro che a Verona i lavori, nella chiarezza della visione di persona e famiglia (senza cedimenti alla “fluidità” delle cosiddette teorie gender, senza rifiuti insultanti delle diversità di origine e di condizione personale), siano sotto un segno propositivo e dialogico, e che così si sciolgano al sole le polemiche che sono state ripescate e/o alimentate. Ho sentito personalmente il presidente del Congresso Toni Brandi e il vicepresidente Jacopo Coghe assicurare che sarà così. Lo spero davvero, ma non ne sono certo.

Un po’ per le caratteristiche di alcuni relatori e “moderatori”, e parecchio per il fatto che nella città scaligera, salvo benvenute sorprese, arriveranno ospiti politicamente (quasi) “monocolori” e pioveranno contestazioni e, forse, provocazioni. Colpa di chi si è sottratto pregiudizialmente all’incontro, ma anche di chi ha lasciato (o lavorato) perché lo spazio utile fosse impraticabile per alcuni e sbranabile da opposte propagande.

La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, e in Italia quasi di tutte, non di nuovi furiosi e inutili comizi. Qualcuno, pochi o tanti non so, di volta in volta si ricorderà anche di votare “contro” qualcun altro, ma è un fatto che lorsignori si dimenticano regolarmente di “fare”. La famiglia è un bene grande, e pretende visioni e azioni grandi perché capaci di futuro.

Personalmente, ma so di non essere il solo, mi sento di dire che di chiacchiere altisonanti, ideologiche, vendicative, ostili e inesorabilmente vuote non ne posso più.

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