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Sessant’anni di Terre Cevico. Il presidente Nannetti: “Da consorzio a cooperativa agricola di primo grado. Il climate change

Di fronte a queste grandi sfide Terre Cevico conferma le sue radici e gioca la carta della cooperazione

Dall'alto, la tenuta Masselina (Castelbolognese) dove ieri sera si è svolta la festa per i 60 di Terre Cevico

Fare insieme, e guardare al futuro. Così interpreta il suo essere romagnolo il consorzio Terre Cevico che ieri nella splendida Tenuta Masselina, sulle colline di Castel Bolognese, ha festeggiato i suoi “primi” sessant’anni. “Primi” perché più che celebrare nell’incontro con la stampa il presidente del gruppo Marco Nanetti ha voluto tacciare una linea per il futuro.

Nato nel 1963 da 10 rappresentanti di cantine sociali e cooperative braccianti del ravennate, Terre Cevico oggi è il sesto gruppo cooperativo italiano con un bilancio da 175 milioni di euro, 5000 viticoltori (di cui 2200 soci in Romagna), 6700 ettari di vigneto, 23 unità produttive, 5 impianti di imbottigliamento, 245 dipendenti e 740mila ettolitri prodotti l’anno. Le Romagnole Società Cooperativa Agricola e Cantina dei Colli Romagnoli sono oggi le cooperative di soci viticoltori che, assieme alle Cooperative Agricole Braccianti rappresentano la base e l’anima storica della filiera produttiva dei vini Terre Cevico. 

Per crescere, in questi anni, Cevico ha puntato soprattutto sull’export: la quota di ricavi derivante dalle esportazioni è passata dal 4% nel 2003 al 21% nel 2013 sino ad arrivare al 41% nel 2023, con una previsione di vendita per quest’anno di 62 milioni di euro. Da Lugo e dalle colline ravennati al Giappone, Cina e Stati Uniti. “Con l’instabilità politica a cui assistiamo in questi tempi, non esiste Paese a cui non puntiamo”, spiega Nannetti.

Valpolicella, prosecco, lambrusco, vini dell’area del Salento e del Veneto, della Toscana, dell’Umbria, Sicilia e Puglia: in questi anni Terre Cevico ha superato confini non solo all’estero, ma anche in Italia. Anche ideologici, producendo vino in brick e confezionati, che oggi rappresentano circa la metà della produzione.

Le sfide sono tutte nuove, prosegue Nannetti. E vengono dal climate change che dal cambiamento di stili di consumo. “Prima bastava mettere una rete anti-grandine per mettersi al riparo – esemplifica il presidente –. Oggi arriva una grandine che quella rete te la spazza via. E quando riesco a produrre, i prezzi riescono solo a coprire i costi. Il tema è quello della sostenibilità economica”.  

E poi c’è l’evoluzione dei consumi che impone strategie sempre nuove: “Direi che sono in continua fluttuazione – spiega -. Il vino è scomparso dalla quotidianità. E anche il cambiamento climatico incide su ciò che si beve. I vini rossi soffrono: registriamo un -10% nei consumi. Oggi l’alimentazione tende più al leggero e si beve solo nel fine settimana. Il vero dramma è che domani non sarà più come oggi. Nessuno beve vino per le calorie che ha: occorre fare un lavoro sul ‘Life style’, il marchio deve evocare qualità”.

Di fronte a queste grandi sfide Terre Cevico conferma le sue radici e gioca la carta della cooperazione. “Sentiamo l’esigenza di accelerare ancora per sviluppare il gruppo mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei nostri viticoltori soci – spiega Nannetti -. Terre Cevico diverrà presto un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola, un nuovo assetto che da consorzio lo porterà a essere cooperativa agricola di primo grado”.

L’altra carta da giocare per i “prossimi 60 anni” è la sostenibilitàambientale prima di tutto. Dal 2015, anno nel quale Terre Cevico ha prodotto il suo primo bilancio di sostenibilità, il gruppo si è dotato di un Energy manager, ha raggiunto il 25% di energia autoprodotta e ha avviato un progetto di ricerca sulle varietà più resistenti ad agenti patogeni per ridurre l’utilizzo di agrofarmaci. Infine ha avviato un progetto per la riduzione degli scarti. Operazioni che saranno supportate dal nuovo assetto organizzativo.

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