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Dai vescovi dell'Emilia-Romagna una lettera sul diaconato permanente

Il documento sarà diffuso domenica 22 novembre. La nostra regione seconda in Italia per numero di diaconi

Assemblea Ceer online

La Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna (Ceer) si è riunita in videoconferenza nei giorni scorsi. Durante i lavori dell’assemblea, presieduti dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Ceer e arcivescovo di Bologna, è stata predisposta la lettera “Chiamati a servire. Il dono del diaconato permanente”, indirizzata alle comunità ecclesiali della nostra regione e che sarà diffusa nella solennità di Cristo re dell’universo, domenica 22 novembre.

“Il ministero del diaconato permanente - affermano i Vescovi della Ceer - rappresenta uno dei doni più preziosi che lo Spirito del Signore risorto abbia fatto rifiorire e fruttificare negli ultimi decenni nelle nostre Chiese particolari. In diverse di esse è stato anche pubblicato un direttorio diocesano allo scopo di proporre chiari orientamenti e tracciare percorsi praticabili per il discernimento e la formazione dei candidati a un ministero tanto fecondo e promettente, e altrettanto delicato e impegnativo da esercitare”.

Sono oltre 660 i diaconi permanenti presenti oggi nelle varie diocesi emiliano-romagnole. Di questi, 358 hanno più di 65 anni. Circa 150 stanno seguendo il percorso per ricevere l’ordinazione nei prossimi anni. La nostra regione risulta la seconda in Italia per numero di diaconi, la prima se si considera il rapporto con il totale degli abitanti.

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Riferendosi alla missione e al contributo che i diaconi offrono, i vescovi ricordano che “possono svolgere svariati servizi: proclamare il Vangelo nelle celebrazioni liturgiche, dedicarsi all’evangelizzazione, alla catechesi e al servizio della carità, leggere e guidare la lettura della Sacra Scrittura, celebrare il battesimo, distribuire la santa comunione, assistere e benedire il matrimonio, presiedere il rito delle esequie, guidare assemblee e gruppi di preghiera, animare settori di pastorale o piccole comunità ecclesiali, amministrare i beni economici della Chiesa”.

La presenza dei diaconi, come si legge ancora nella lettera, “è un dono, in quanto costituisce il segno sacramentale di Cristo servo e promuove la vocazione a servire, comune a tutto il popolo di Dio. In nome di Cristo, che si è fatto ‘diacono’, cioè il servo di tutti, e con la grazia del suo Spirito, i diaconi servono e sollecitano a servire. Ricordano anche agli altri due gradi dell’ordine sacro - episcopato e presbiterato - che la loro missione è un servizio”.

I vescovi emiliano-romagnoli, inoltre, ricordano il servizio dell’evangelizzazione, della carità che i diaconi svolgono e aggiungono che “in un mondo troppo spesso lacerato da paure, fragilità e aspri conflitti sogniamo una Chiesa che, al cuore della società, sappia innescare processi di audace speranza, di inossidabile fiducia, di pace autentica e duratura. Anche in forza della variegata ricchezza di ministeri e di molteplici carismi. Tra questi il servizio dei diaconi non si rivela affatto accessorio o marginale. Risulta piuttosto efficace e fecondo di incalcolabile bene. Per la Chiesa e la sua missione nel mondo”.

I vescovi, infine, rinnovano l’impegno a favorire “la nascita e la maturazione di autentiche vocazioni al diaconato” e rivolgono un invito ai membri delle comunità diaconali perché “con la loro convinta e appassionata testimonianza mostrino la bellezza di una vita dedicata a Cristo ‘diacono’ nella Chiesa per la salvezza del mondo”.

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