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Moto-pellegrinaggio da Cesena e Longiano citato all'Angelus da papa Francesco

Il parroco di Budrio don Filippo Cappelli ha organizzato il moto-pellegrinaggio ricordato nei saluti da Bergoglio

Don Filippo Cappelli oggi in piazza San Pietro, a Roma, con il motopellegrinaggio citato dal Papa durante l'Angelus

Tra i saluti di papa Francesco, oggi dopo l'Angelus in piazza San Pietro, a Roma, anche quelli riservati "ai partecipanti al moto-pellegrinaggio da Cesena e Longiano".

Capitanati dal parroco di Budrio, don Filippo Cappelli (nella foto in alto in uno scatto di oggi, a Roma), un gruppo di motociclisti si è recato nella capitale. Alle 12 gli appassionati di moto si sono dati appuntamento con altri 20 mila pellegrini presenti in piazza San Pietro per ascoltare l'angelus di papa Francesco che, al termine, fra i saluti, li ha ricordati.

Di seguito pubblichiamo il testo pronunciato da papa Francesco e i saluti dopo la recita della preghiera dell'Angelus. 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno, buona domenica! Nel Vangelo di oggi Gesù ripete ai suoi discepoli, per ben tre volte: «Non abbiate paura» (Mt 10,26.28.31). Poco prima ha parlato loro delle persecuzioni che dovranno subire per il Vangelo, una realtà ancora attuale: la Chiesa, infatti, fin dalle origini ha conosciuto, insieme alle gioie – e ne aveva tante! –, tante persecuzioni. Sembra paradossale: l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono, eppure riscontra opposizioni, violenze, persecuzioni. Gesù però dice di non temere: non perché nel mondo andrà tutto bene, no, ma perché per il Padre siamo preziosi e nulla di ciò che è buono andrà perduto. Ci dice quindi di non farci bloccare dalla paura, ma di temere piuttosto un’altra cosa, una sola. Qual è la cosa che Gesù ci dice che dobbiamo temere? Lo scopriamo attraverso un’immagine che Gesù utilizza oggi: l’immagine della “Geenna” (cfr v. 28). La valle della “Geenna” era un luogo che gli abitanti di Gerusalemme conoscevano bene: era la grande discarica dei rifiuti della città. Gesù ne parla per dire che la vera paura da avere è quella di buttare via la propria vita. Gesù dice: “Sì, abbiate paura di questo”. Come a dire: non bisogna tanto temere di subire incomprensioni e critiche, di perdere prestigio e vantaggi economici per restare fedeli al Vangelo, ma di sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto, che non riempiono di senso la vita. E questo è importante per noi.

Anche oggi, infatti, si può essere derisi o discriminati se non si seguono certi modelli alla moda, che però mettono spesso al centro realtà di secondo piano: per esempio, seguire le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni. Facciamo qualche esempio. Penso a dei genitori, che hanno bisogno di lavorare per mantenere la famiglia, ma non possono vivere solo per il lavoro: hanno bisogno del tempo necessario per stare con i figli. Penso anche a un sacerdote o a una suora: devono impegnarsi nel loro servizio, ma senza dimenticare di dedicare tempo a stare con Gesù, altrimenti cadono nella mondanità spirituale e perdono il senso di ciò che sono. E ancora, penso a un giovane o a una giovane, che hanno mille impegni e passioni: la scuola, lo sport, vari interessi, i telefonini e i social, ma hanno bisogno di incontrare le persone e realizzare dei sogni grandi, senza perdere tempo in cose che passano e non lasciano il segno. Tutto ciò, fratelli e sorelle, comporta qualche rinuncia di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo, ma è necessario per non andare a perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via, come si faceva allora nella Geenna. E nelle Geenne di oggi, invece, spesso finiscono le persone: pensiamo agli ultimi, spesso trattati come materiale di scarto e oggetti indesiderati. Rimanere fedeli a ciò che conta costa; costa andare controcorrente, costa liberarsi dai condizionamenti del pensare comune, costa essere messi da parte da chi “segue l’onda”. Ma non importa, dice Gesù: ciò che conta è non buttare via il bene più grande, la vita. Solo questo deve spaventarci. Chiediamoci allora: io, di che cosa ho paura? Di non avere quello che mi piace? Di non raggiungere i traguardi che la società impone? Del giudizio degli altri? Oppure di non piacere al Signore e di non mettere al primo posto il suo Vangelo? Maria, sempre Vergine, sapiente Madre, ci aiuti ad essere saggi e coraggiosi nelle scelte che facciamo.

Ecco il testo dopo la recita dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, mi ha molto addolorato quanto è accaduto alcuni giorni fa nel Centro Penitenziario femminile di Támara in Honduras. Una terribile violenza tra bande rivali ha seminato morte e sofferenza. Prego per le defunte, prego per i familiari. La Vergine di Suyapa, Madre dell’Honduras, aiuti i cuori ad aprirsi alla riconciliazione e a fare spazio a una convivenza fraterna, anche all’interno delle carceri. In questi giorni ricorre il 40° anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere, ancora una volta, la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa. Saluto tutti voi, romani e pellegrini dall’Italia e da diversi Paesi, in particolare i fedeli di Bogotá, Colombia. Saluto la Fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Pisa; i ragazzi di Gubbio, Perugia e Spoleto; il gruppo di Limbadi che festeggia il giovane Leo; i partecipanti al moto-pellegrinaggio da Cesena e Longiano; e i volontari di Radio Maria Italia, che con un grande striscione invitano a porsi “tutti sotto il manto” della Vergine Madre Maria, per implorare da Dio il dono della pace. E questo lo chiediamo specialmente per il martoriato popolo ucraino. Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

Fonte: Vatican News
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Moto-pellegrinaggio da Cesena e Longiano citato all'Angelus da papa Francesco
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