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Papa Francesco: Angelus, “con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime del gravissimo naufragio in Grecia”

“Perseveriamo nella preghiera per la popolazione della martoriata Ucraina – non dimentichiamola! – che soffre tanto”, l’esortazione finale

Foto archivio Sandra e Urbano - Cesena

“Con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia. E sembra che il mare fosse calmo”. Lo ha detto il Papa, al termine dell’Angelus di ieri, il primo in piazza San Pietro dopo i nove giorni di ricovero al Gemelli per l’intervento chirurgico all’addome. “Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”, l’appello di Francesco, che ha pregato anche “per i giovani studenti, vittime del brutale attacco avvenuto contro una scuola nell’ovest dell’Uganda. Questa lotta, questa guerra dappertutto… preghiamo per la pace!”.

“Perseveriamo nella preghiera per la popolazione della martoriata Ucraina – non dimentichiamola! – che soffre tanto”, l’esortazione finale.

“Desidero esprimere la mia gratitudine a quanti, nei giorni del mio ricovero al Policlinico Gemelli, mi hanno manifestato affetto, premura e amicizia, e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie di cuore!”. È il ringraziamento del Papa, nel suo primo Angelus dopo i nove giorni di ricovero al Policlinico Gemelli per l’intervento chirurgico all’addome. “Dio non è distante, ma è Padre”, ha detto ieri il Papa ai circa 15 mila fedeli, secondo la Gendarmeria Vaticana, presenti in piazza San Pietro: “Dio non è distante, è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino; Lui, il Signore, è lì, con te. Anzi, spesso nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza. Lui conosce la strada, Lui è con te, Lui è tuo Padre! Lui è mio Padre! Lui è nostro Padre!”.

“Annunciare Dio vicino è invitare a pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà: tutto gli appare diverso”, il paragone scelto da Francesco: “Il mondo, grande e misterioso, diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto. Non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva e poi torna a casa e racconta a tutti quello che ha visto, mentre cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà. Ecco perché Gesù parte da qua, ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”.

“Se vogliamo essere buoni apostoli, dobbiamo essere come i bambini: sederci sulle ginocchia di Dio e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre, che lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo procurarci”, l’appello del Papa. Per farlo, non serve “dire tante parole, ma compiere gesti”.

“A me lasciano sempre molto perplesso i parolai, con il loro tanto parlare e niente fare”, ha rivelato Francesco: “Facciamoci a questo punto qualche domanda: noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà? Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine, stretti a lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile? Questa è la concretezza della fede, è questo che conta”.

Fonte: Sir
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