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Papa Francesco: conferenza stampa aereo, “quello che ho detto ai giovani russi è di farsi carico della propria eredità culturale”

“Sugli altri viaggi - ha aggiunto Bergoglio – c’è Marsiglia e poi c’è qualcuno in un Paese piccolo dell’Europa e stiamo vedendo se possiamo farlo ma, dico la verità, per me adesso fare un viaggio non è tanto facile come all’inizio, ci sono delle limitazioni nel camminare e questo limita, ma vediamo”.

Ulaanbataar, 4 settembre 2023: viaggio Apostolico di Papa Francesco in Mongolia. Cerimonia di congedo presso l’Aeroporto Internazionale “Chinggis Khaan”. Foto Vatican Media/SIR

“Mettiamo dove è stata fatta la cosa: un dialogo con i giovani russi. E alla fine del dialogo io ho dato un messaggio a loro, un messaggio che ripeto sempre: di farsi carico della loro eredità”. È partito da qui papa Francesco, per rispondere a una domanda di un giornalista, durante il volo di ritorno dalla Mongolia, sulle sue affermazioni sulla Russia, durante una video conferenza con giovani cattolici russi, che hanno irritato gli ucraini. “Punto primo: prendete la vostra eredità. Lo stesso che dico dappertutto – ha chiarito il Pontefice -. E anche con questa visione io cerco di fare il dialogo tra nonni e nipoti: che i nipoti prendano l’eredità. Questo lo dico dappertutto e questo è stato il messaggio”.

Un secondo passo, “per esplicitare l’eredità: ho detto infatti l’idea della grande Russia, perché l’eredità russa è molto buona, è molto bella. Pensa nel campo delle lettere, nel campo della musica, fino ad arrivare a un Dostoevskij che oggi ci parla di umanesimo maturo; si è fatta carico di questo umanesimo, che si è sviluppato, nell’arte e nella letteratura. Questo sarebbe un secondo piano, di quando io ho parlato dell’eredità, no?”. Poi il Pontefice ha aggiunto: “Il terzo, forse, non è stato felice, ma parlando della grande Russia nel senso forse non tanto geografico, ma culturale, mi è venuto in mente quello che ci hanno insegnato nella scuola: Pietro I, Caterina II. Ed è venuto questo terzo (elemento, ndr), che forse non è proprio giusto. Non so. Che gli storici ci dicano. Ma è stata un’aggiunta che mi è venuta in mente perché l’avevo studiato a scuola. Quello che ho detto ai giovani russi è di farsi carico della propria eredità, di prendere la propria eredità, che vuol dire non comprarla altrove. Prendersi la propria eredità. E quale eredità ha dato la grande Russia: la cultura russa è di una bellezza, di una profondità molto grande; e non va cancellata per problemi politici. Avete avuto anni bui in Russia, ma l’eredità sempre è rimasta così, alla mano”.

Poi, ha osservato il Papa in risposta alla domanda del giornalista, “lei parla dell’imperialismo. E io non pensavo all’imperialismo quando ho detto quello, ho parlato della cultura, e la trasmissione della cultura mai è imperiale, mai; è sempre dialogare, e parlavo di questo. È vero che ci sono degli imperialismi che vogliono imporre la loro ideologia. Mi fermo qui: quando la cultura viene distillata e trasformata in ideologia, questo è il veleno. Si usa la cultura, ma distillata in ideologia. Questo bisogna distinguere, quando è la cultura di un popolo e quando sono le ideologie che sorgono poi per qualche filosofo, qualche politico di quel popolo”. E, ha sottolineato Francesco, “questo lo dico per tutti, anche per la Chiesa. Dentro la Chiesa tante volte si mettono le ideologie, che staccano la Chiesa dalla vita che viene dalla radice e va in su; staccano la Chiesa dall’influsso dello Spirito Santo. Un’ideologia è incapace di incarnarsi, è idea soltanto. Ma l’ideologia prende posto e si fa politica, di solito diventa dittatura, no? Diviene incapacità di dialogo, di andare avanti con le culture. E gli imperialismi fanno questo. L’imperialismo sempre si consolida in base a un’ideologia. Dobbiamo distinguere anche nella Chiesa tra dottrina e ideologia: la vera dottrina mai è ideologica, mai; è radicata nel santo popolo fedele di Dio; invece l’ideologia è staccata dalla realtà, staccata dal popolo…”.

“Il Vietnam è una delle esperienze di dialogo molto belle che ha fatto la Chiesa negli ultimi tempi”, ha detto ancora il Papa nel colloquio con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Mongolia. “Direi che è come una simpatia nel dialogo – ha precisa to -. Ambedue le parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti, ci sono stati dei problemi, ma nel Vietnam credo che prima o poi i problemi si superano. Poco tempo fa con il presidente del Vietnam abbiamo parlato liberamente. Io sono molto positivo sui rapporti con il Vietnam, sono anni che si sta facendo un bel lavoro. Ricordo quattro anni fa, sono venuti in visita un gruppo di parlamentari vietnamiti: un bel dialogo con loro, molto rispettosi. Quando una cultura si apre, c’è possibilità di dialogo, se c’è chiusura o sospetti, il dialogo è molto difficile”. E ancora: “Con il Vietnam il dialogo è aperto, con i suoi più e i suoi meno, ma è aperto e lentamente si va avanti. Qualche problema c’è stato, ma è stato risolto”. Sulla possibilità di visitare il Paese, il Pontefice ha affermato: “Sul viaggio in Vietnam, se non andrò io, di sicuro andrà Giovanni XXIV. È sicuro che ci sarà, perché è una terra che merita di andare avanti, che ha la mia simpatia”.

“Sugli altri viaggi - ha aggiunto – c’è Marsiglia e poi c’è qualcuno in un Paese piccolo dell’Europa e stiamo vedendo se possiamo farlo ma, dico la verità, per me adesso fare un viaggio non è tanto facile come all’inizio, ci sono delle limitazioni nel camminare e questo limita, ma vediamo”.

Fonte: Sir
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