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La Messa per il lavoro. Il vescovo Douglas: "Non basta proclamare i principi. Ci vuole un impegno costante e continuo"

Oggi la festa diocesana del lavoro alla Siropack di Bagnarola. Monsignor Regattieri: "Per superare gli inevitabili contrasti, ci vuole l'ascolto. Mettere sempre al centro la persona"

Il vescovo Douglas oggi mentre predica durante la Messa celebrata alla Siropack per la festa diocesana del lavoro

Pubblichiamo il testo dell'omelia pronunciata dal vescovo Douglas oggi pomeriggio durante la Messa, concelebrata con numerosi sacerdoti, in occasione della festa diocesana del lavoro. La celebrazione eucaristica è stata animata dal coro parrocchiale di Bagnarola.

L'appuntamento, come tutti gli anni, è proposto dalla Commissione diocesana Gaudium et spes. Quest'anno si svolge presso la sede della Siropack di Bagnarola. 

Di seguito l'omelia di monsignor Regattieri

  1.  La festa del lavoro

È sempre bello questo incontro che la Diocesi, in particolare la pastorale del lavoro, organizza. Devo ringraziare Marco Castagnoli per il suo impegno in questo settore. Devo ringraziare quelli che con lui sono attivi nella Commissione diocesana Gaudium et spes; e ringrazio anche l’azienda Siropack di Rocco De Lucia e della moglie Barbara Burioli, che oggi ci accoglie. Devo ringraziare tutti voi che avete deciso di partecipare a questo momento di preghiera e di riflessione. Ho ancora nel cuore alcune sollecitazioni del Manifesto per il pianeta che speriamo, stilato a Taranto il 21-24 ottobre 2021 dai giovani al termine della 49° Settimana sociale dei cattolici italiani: “Siamo tutti parte di un’unica umanità, ci riscopriamo parte di un’alleanza oltre le barriere, che ci invita ad incontrarci in un ‘noi’ più grande e più forte”.

Ecco, oggi siamo qui: ‘noi’, Chiesa, comunità diocesana, parrocchiale, imprenditori, operai, persone che a diverso titolo sono impegnati nel mondo del lavoro e che hanno a cuore la difesa della dignità di ogni persona, qualsiasi appartenenza sociale, razziale, religiosa, civile esprima. Insieme per costruire un ‘noi’ più grande e più forte anche sui temi del lavoro, della dignità della persona, della difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, direi anche per esprimere l’impegno per la pace e la fraternità qui da noi, nei nostri ambienti di vita, nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle nostre comunità  e anche nel mondo intero.

 

2.   Contrasti nella comunità

Ma non basta proclamare i principi della giustizia, della fratellanza, della pace perché questi si realizzino. Ci vuole un impegno costante e continuo che ognuno deve applicare a se stesso prima di tutto. Nella comunità di Antiochia c’erano delle difficoltà. Non è che tutto andasse bene. Si erano creati dei partiti, c’erano delle opposizioni. Erano nati dei contrasti tra Giudei e questi nuovi aderenti alla setta che più tardi proprio qui ad Antiochia prenderanno il nome di cristiani (Cfr At 11, 26).

Il primo contrasto nasce dalla constatazione che sta aumentando pericolosamente un gruppo di persone ‘diverse’. Diverse nel modo di vivere, nella fede proclamata, nel culto esercitato, nelle relazioni vissute; insomma, un po’ fuori dagli schemi; e questo destabilizza. Poi subentrano l’ingiuria e la calunnia (Cfr At 13, 45): due sottili forme di contrasto che subdolamente e nascostamente insidiano la vita di questo gruppo. Infine la persecuzione (Cfr At 13, 50).

La seconda lettura, presa dall’Apocalisse (Cfr Ap 7, 9. 14-17), ci fa contemplare la moltitudine di coloro che furono perseguitati per il nome di Gesù: “Stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. (…) Stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio” (Ap 7, 9. 15). È consolante questo: si realizza quanto Gesù aveva detto sul monte nel discorso delle beatitudini: Beati i perseguitati per la giustizia, / perché di essi è il regno dei cieli. / Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. / Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi” (Mt 5, 10-12). Il martirio, di sangue o no, è condizione normale nella Chiesa. Non è un’eccezione. È costituivo e risponde all’identità vera della comunità nata dal sangue di Cristo in croce. E senza Cristo - ha aggiunto il vescovo Douglas a braccio - le nostre società si sfaldano. Come si vede anche in questi ultimi tempi. Società senza Cristo e ne vediamo le conseguenze. 

 

3.   L’ascolto

I contrasti sono all’ordine del giorno nella vita di una comunità. Anche nel mondo del lavoro, in una fabbrica o un’azienda. Ma la parola del Signore dà delle indicazioni precise e preziose per superarli. Ne colgo una sola che si trova nella pagina evangelica che oggi la liturgia propone (Cfr Gv 10, 27-30): l’ascolto. Nel vangelo di Giovanni, in questo decimo capitolo, da cui è tratta la pagina di oggi, si parla del pastore buono che guida il suo gregge, lo cura e lo custodisce. Dice che egli conosce le sue pecore. È evidente che conoscerle significa ascoltarle. Si può conoscere qualcuno senza ascoltarlo? Senza porsi in un atteggiamento sincero di ascolto e di vicinanza? Ma il testo – lo abbiamo ascoltato poco fa – dice che anche le pecore ascoltano la voce del pastore (Cfr Gv 10, 2. 16.27). Nell’ascolto reciproco cresce la comunione. È questa sicuramente una delle principali vie per superare i contrasti, per riportare la riconciliazione e la fraternità, là dove fossero venute meno. Quando noi ascoltiamo l’altro, mettiamo al centro la sua persona, prima ancora dei suoi problemi e dei suoi bisogni. Mettere al centro la persona, sempre.

Fossimo tutti convinti di quanto ci ha detto papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione (n.274).

Il pomeriggio è stato introdotto dal responsabile della pastorale sociale della Diocesi, Marco Castagnoli, che ha ricordato la recente Settimana sociale dei cattolici italiani svoltasi e Taranto. Castagnoli ha ricordato anche gli impegni presi anche nella nostra Chiesa locale dopo quell'evento e la Scuola diocesana di Dottrina sociale della Chiesa, come riferito sull'edizione cartacea del nostro giornale in edicola da giovedì scorso, a pagina 7. (vedi foto qui sotto). 

festa del lavoro

Rocco De Lucia (foto qui sotto), titolare della Siropack assieme alla moglie Barbara Burioli, ha ricordato i loro 22 anni di attività senza un solo infortunio sul lavoro. "Abbiamo già avuto la nostra grazia - ha aggiunto l'imprenditore -. Siamo un'azienda metalmeccanica artigiana. Per noi è stata di certo una grazia". Poi ha aggiunto: "Dobbiamo sempre mettere al centro la famiglia, come a me succede con mia moglie Barbara, la mia vera fortuna. Il bene porta bene, come sappiamo bene tutti".

rocco

Gli ha fatto eco la moglie Barbara: "Abbiamo sempre da imparare. E speriamo che il Signore ci indichi sempre la strada".

Al termine della Messa, i titolari della Siropack hanno offerto un apericena a tutti gli intervenuti (un centinaio) e fragole confezionate con cestini senza punti metallici, un brevetto dell'azienda di Bagnarola. 

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