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Mimmo Delle Foglie scuote i cattolici: "Dobbiamo tornare nei territori per costruire luoghi di confronto"

Dopo l'economista Zamagni, l'ex direttore dell'agenzia Sir (Cei) invita a interessarsi di politica e a cercare consenso. "Siamo la più grande minoranza di questo Paese. Siamo i campioni della società civile"

Nella foto, Mimmo Delle Foglie

Passare dalla coesione al consenso. Sarebbe questa la questione principale per i cattolici di oggi in Italia. Da questa opinione e da questo interrogativo è partito il giornalista Domenico Delle Foglie, ex vicedirettore di Avvenire ed ex direttore dell’agenzia Sir, mercoledì della scorsa settimana durante la seconda serata della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa promossa dalla Commissione diocesana Guadium et spes guidata da Marco Castagnoli. Dopo i fuochi d’artificio e le sollecitazioni venute dall’economista Stefano Zamagni, nella settimana precedente, anche l’incontro con Delle Foglie non è stato da meno per la trentina di partecipanti.

“Raramente i cattolici si trovano a ragionare sulla loro presenza – esordisce il relatore che loda la proposta della Diocesi -. Disertiamo la scena pubblica. Ma noi, quale visione vogliamo costruire per questo Paese?”. E ancora, un’altra domanda: “quale consapevolezza abbiamo di chi siamo e come siamo?”.

La risposta è chiara, per Delle Foglie che per anni ha guidato anche il Copercom, il Coordinamento della Cei per la comunicazione ed è stato uno dei padri del Family day: “Siamo la più grande minoranza di questo Paese. E il rapporto sull’incidenza, sul nostro peso nell’attuale società è drammatico”.

Due sono gli esempi di questa diminuzione di peso dei cattolici portati da Delle Foglie: il calo vorticoso di presenza alla Messa domenicale e i sacramenti in dismissione, su tutti la Confessione, ma anche il Matrimonio scavalcato da convivenze e dai riti civili. “Non ci sono segni di resistenza – precisa con amarezza -. Al massimo di resilienza. Anche per molti cattolici quel che conta alla fine è il singolo interesse personale”.

Come accadde nel secondo dopoguerra, ha detto in un breve excursus il giornalista, per merito della Coldiretti e dell’associazione dei maestri cattolici che ubbidirono all’invito di Pio IX, oggi è “il tempo di calarsi nei territori per riconquistarsi il consenso, secondo ideali di libertà e giustizia sociale ispirati dal Vangelo. Questa è una storia di ingerenza positiva, come avvenne allora, con la costruzione di un mondo di intermediazione positiva. Era un tempo di rappresentanza automatica”, per la realtà cattolica. Poi ci furono alcuni “punti di rottura”: gli esiti del Concilio vaticano II nella seconda metà degli anni Sessanta, il delitto Moro nel 1978, la caduta del muro di Berlino nel 1989 e infine Tangentopoli nei primi anni Novanta.

Ma nonostante tutto questo, aggiunge Delle Foglie, “il popolo italiano allora era ancora naturatiler cristiano”. Ma è in quegli anni, di dissolvimento della Democrazia cristiana attraverso cui era stata costruita l’unità politica dei cattolici, che “la Chiesa in Italia cerca vie nuove, con i credenti che si convincono che la politica non è roba per loro”. L’attenzione viene spostata “sul fronte della costruzione di un’opinione pubblica, tanto è vero che la Cei indica per due decenni due temi di forte incidenza nel sociale: comunicazione ed educazione”. Sono gli anni in cui si dà vita al Progetto culturale e la Cei prende la decisione di aiutare tutti. Nascono Scienza e vita, il Copercom, Tv2000. Vengono rafforzati il quotidiano Avvenire e l’agenzia Sir, vengono sostenuti con progetti regionali i settimanali cattolici. L’idea è quella di “un’ingerenza positiva per fare cultura e opinione pubblica”.

Ma avviene anche altro, sempre in quegli anni. L’ipotesi attorno cui si lavora è che i cattolici possano riprendere a fare politica. Vita, famiglia e libertà di educazione rimangono i cosiddetti valori non negoziabili sui quali non si cede. Ma è qui che il mondo cattolico si spacca. Arrivano “critiche da una parte – nota l’opinionista - perché poco identitaria (da destra, ndr) e dall’altra (da sinistra, ndr) perché poco sociale. È con l’arrivo di Bergoglio al soglio pontificio che si cerca di ricucire, ma purtroppo non è ancora avvenuto questo riavvicinamento”.

“Francesco apre una sua stagione di ingerenza positiva, fin dall’inizio del suo mandato – dice Delle Foglie -. “Sogno una chiesa povera per i poveri”, disse fin da subito nel primo incontro con i giornalisti. Ha giocato a carte scoperte e ancora oggi ci prova a fare quello che ha annunciato”. Poi un giudizio sulla guida della Chiesa: “Ogni Papa è figlio della necessità della Provvidenza e viene scelto per opera dello Spirito Santo”, chiosa Delle Foglie fugando ogni perplessità.

L’ex direttore pone un’altra domanda: “In tutto questo tempo cosa accade? Cosa conquista il cuore dei cattolici? Diventiamo i campioni della società civile. C’è stata tutta una retorica del prevalere della società civile sulla politica. È stato un grande equivoco. Oggi facciamo tutto tranne la politica”. Al contempo, abbiamo un merito straordinario: “abbiamo fatto supplenza su mille realtà importanti: mense dei poveri, comunità di accoglienza, asili, oratori, Caritas. L’elenco sarebbe infinito. Abbiamo tenuto in piedi il Paese, con un lavoro di rammendo sociale”. 

Tutto questo immenso lavorio, avvenuto spesso nell’oscurità, ha anche mostrato come quei credenti della cosiddetta coesione non abbiano mai chiesto il consenso. Nonostante i vari Ciampi, Dini, Monti, Draghi, Riccardi, diversi cattolici con grandi responsabilità di governo, quando questi stessi uomini di forte coesione hanno poi chiesto il consenso si sono rivelati marginali, commenta Delle Foglie. 

“Dobbiamo rileggere l’esortazione apostolica di papa Francesco, l’Evangelii guadium. Forse l’abbiamo tradita o non l’abbiamo compresa appieno – insiste il relatore – Quanti di noi si adoperano per la carità intellettuale? Domandiamocelo: possiamo continuare a fare solo coesione sociale. O abbiamo il dovere di riorganizzare anche spazi sociali dentro i territori? Sì, perché poi ci sono le sorprese”. E Delle Foglie cita lo stesso sondaggio ricordato una settimana prima da Zamagni: un italiano su quattro vorrebbe ancora un partito cattolico. 

“Questo è il momento – insiste Delle Foglie – di dirottare risorse dall’ambito coesione a quello della ricerca del consenso. La politica non arriverà mai a noi e noi non arriveremo mai alla politica, se andiamo avanti così. Invece è il momento di dire a un giovane: se ti va di fare politica, fai politica e io sono contento, perché anche quello dei politici è un mestiere straordinario. Dobbiamo riacquistare la volontà di conquistare il potere, da cattolici. Potere che per noi è servizio”. Altrimenti, insiste con forza Delle foglie, “irrilevanti eravamo e irrilevanti rimaniamo”.

Durante il dibattito con i presenti, Delle Foglie invita a “rimettere insieme i cattolici per ragionare e parlare di politica o di amministrazione. L’ultima volta è accaduto al Convegno ecclesiale di Firenze, nel 2015”. Negli anni precedenti ci furono le due occasioni di Todi, ma poi non se ne fece nulla. Avviarono il governo Monti, ma l’esperienza finì lì. 

Anche nei giorni scorsi, il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha fornito indicazioni sugli ambiti di impegno, come noi abbiamo notato nel numero scorso, nel pezzo a commento dell’intervento di Zamagni. “Oggi è il momento di fornire la possibilità di poter votare un cattolico onesto”, chiosa Delle Foglie, che poi aggiunge. “Vi pare normale che la fabbrica dei diritti sia perennemente in funzione? E i doveri? Le tasse vanno pagate. Occorre trovare le risposte nell’agenda dei diritti e dei doveri, anche sfidando l’impopolarità. Dobbiamo esprimere un giudizio. Anzi, abbiamo il dovere del giudizio. Parliamo di questioni concrete: legge elettorale, lavoro, giovani, demografia, famiglia. Anche della questione gender che vede in campo due antropologie in conflitto”.

L’ex europarlamentare Damiano Zoffoli cita l’articolo 2 della Costituzione come bussola per un possibile impegno, dopo aver confessato in pubblico che per la prima volta nella sua vita, da quando aveva 17 anni, quest’anno è senza tessera di un partito. “Diritti e doveri, libertà e responsabilità. Fatelo, questo partito, e chiamatelo Articolo 2 – dice alla fine Delle Foglie –. Ce l’avete già pronto il nome. Questo è il discernimento cristiano, quello che state facendo voi qui questa sera. Dobbiamo imparare a dialogare insieme e a decidere insieme. E a tenere, su queste tematiche che ci stanno a cuore, la barra dritta con costanza, nel tempo”.

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