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lettera in redazione

Scout, una riflessione sul tema Covid e sul dopo

"Lo spirito della condivisione è richiamarci come scout e richiamare tutto il nostro territorio all'importanza della legalità", dicono gli scout di Cesena

Foto d'archivio dall'incontro internazionale scout dello scorso anno negli Usa

Caro direttore, la Zona Agesci di Cesena ha ricevuto in dono da fratelli e sorelle scout della nostra città, ora non più in servizio, una riflessione sul tema della legalità durante e dopo l'emergenza Covid19 e lo ha fatto proprio per sviluppare percorsi di approfondimento e di azioni, inerenti al tema, nelle Comunità Capi e nelle Unità Scout.
Il documento (riportato qui sotto) è composto da una premessa, una parte centrale, costituita da una riflessione, cui seguono appunti, suggerimenti di proposte concrete, di agire quotidiano, in particolare per chi avrà ruoli educativi, e finisce con un'appendice di approfondimento sulla presenza della criminalità organizzata nel territorio Emiliano–Romagnolo.   
Il tema fa parte dei nostri valori scout e ci è sembrato interessante, in questa fase storica, in cui tutti siamo stati chiamati al rispetto di norme imposte e l'emergenza economica, che sta seguendo quella sanitaria, pone tante persone e imprese in oggettiva difficoltà e maggior fragilità nei confronti della criminalità.  
Contestualmente, poi, abbiamo anche condiviso e rilanciato il documento di Libera chiamato "#giustaitalia patto per la ripartenza" -  che è stato trasmesso dall'Agesci nazionale, che contiene un richiamo alla costruzione di una società libera da mafie e corruzione e 18 proposte concrete.
Come Scout (Agesci e Masci) abbiamo dato un contributo nello svolgimento di servizi utili per la città in questa fase di emergenza sanitaria e abbiamo proposto al Comune di Cesena che l'ha fatta propria con il coinvolgimento dei quartieri, che ringraziamo, l'iniziativa "LA SPESA SOSPESA" per rafforzare l'azione delle tante associazioni già attive ed essere ancora più vicini alle famiglie in difficoltà, con generi alimentari e ci stiamo interrogando su come metterci al servizio del territorio, con le nostre specificità, per essere di aiuto nella seconda fase dell’emergenza, quella che vedrà la necessità di sostenere le relazioni e accompagnare i nuovi stili di vita che saranno dettati dalla situazione, dando la disponibilità come Associazione ai tavoli territoriali e diocesani della progettazione della fase di uscita dall'emergenza, mettendo a disposizione le nostre competenze in campo educativo e pensiamo che questo documento possa inserirsi in questo percorso. Come Zona Agesci abbiamo promosso una serata per approfondire il documento lo scorso martedì 16 giugno su piattaforma Zoom in cui ha partecipato anche il Masci (Movimento Adulti Scout); ci hanno guidato nella riflessione Cecilia Calandra (Scout e Magistrato) ed Elisabetta Fraracci di Reggio Emilia (scout, direttrice didattica e Consigliere Generale Agesci).Abbiamo approfondito il documento richiamandoci ad una attenta lettura della realtà per discernere il confine tra bene e male e tra legalità ed illegalità, il riappropriarci del bene comune, il valutare le conseguenze del proprio operato (responsabilità), l'importanza della competenza; abbiamo rivisto gli stumenti che il metodo scout ci offre a partire dalla Legge Scout, la Promessa, la Buona Azione.Come associazione educativa riteniamo importante parlare di questi temi per fare crescere una cittadinanza attiva soprattutto dei più giovani ed un loro interesse per la gestione pubblica, consapevoli che uno dei rischi oggi è l'indifferenza.Lo spirito della condivisione è richiamarci come scout e richiamare tutto il nostro territorio all'importanza della legalità come pilastro della costruzione del Bene Comune ed essere vicini a persone e imprese in difficoltà per evitare che cadono nelle trappole dell'illegalità, che possono sfociare anche nel cadere vittime della criminalità organizzata." Il vostro domani sarà il risultato del vostro oggi" (Caponnetto). Buona strada di legalità a tutti ! Stefano, Elisa 

Responsabili della Zona Agesci Cesena

ATTENZIONE ALLA LEGALITA’ DURANTE E DOPO IL COVID-19
A tutti i Capi della Zona di Cesena
Come scout AGESCI siamo da sempre attenti al tema della legalità, come indicato con chiarezza nel “Patto Associativo”, in particolare nel capitolo dedicato alla scelta politica. Ci impegniamo ad educare al discernimento e alla scelta perché una coscienza formata è capace di autentica libertà; ci impegniamo a rifiutare decisamente tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà; ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni
di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia.

È per questo che, pur in una fase difficile e nuova come quella dell’emergenza sanitaria Covid-19, pensiamo sia utile dedicare tempo ed energie alla riflessione sul tema della legalità, specialmente adesso nella ripartenza piena dei settori economici, constatando gli scandali negli acquisti di presidi sanitari avvenuti nella fase 1 di gestione dell’emergenza. A tutte le Comunità Capi e a tutte le realtà del nostro territorio, quindi, proponiamo un documento che ci aiuti ad accrescere
la consapevolezza sui pericoli che possono esserci in questa seconda fase.

Il documento è formato da una riflessione iniziale, a cui seguono appunti/suggerimenti di azioni concrete, in particolare per chi avrà ruoli educativi, e termina con un’appendice di approfondimento sulla presenza della criminalità organizzata sul territorio Emiliano–Romagnolo. Invitiamo a questa riflessione avendo ricevuto una bella testimonianza dai nostri giovani, che hanno ben compreso l’emergenza e, salvo poche eccezioni, hanno applicato tutto quello che noi
adulti gli abbiamo chiesto, dal distanziamento sociale al cambiamento delle abitudini giornaliere: stare a casa, lavarsi le mani, usare mascherine e guanti, reimpostare l’attività scolastica (con la valorizzazione dei dispositivi digitali, trasformati da elementi di distacco a strumenti di vicinanza).

Abbiamo tutti la certezza che ci sarà un prima e un dopo l’emergenza Covid-19; che avremo la necessità, ed anche l’opportunità, di ridefinire tante cose di impatto reale e quotidiano che riguarderanno lo stare insieme, l’organizzazione del lavoro e della società civile. Tante persone, tante imprese saranno in oggettiva difficoltà e strutturalmente più fragili; ci auguriamo, per questo, che lo Stato sia presente concretamente per sostenerle, ma anche vigile.

Il nostro primo compito è informarci ed essere “vigilanti”, tenere occhi e mente accesa sui comportamentidi persone, imprese, gruppi, per evitare, a noi e agli altri, di cadere in trappola e per denunciare, nei modi opportuni, le situazioni illegali o anche solo ambigue. Papa Francesco ci ha ricordato che non ci si salva da soli e che siamo tutti sulla stessa barca.

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene” diceva Paolo Borsellino. Crediamo che proprio ora sia necessario parlarne e non dare per scontato nulla. Ognuno di noi nella sua vita personale, famigliare, lavorativa, sociale, pubblica, faccia la sua parte per costruire, anche dopo il Covid-19, un mondo migliore!

Buona lettura.

Il Comitato di Zona
RIFLESSIONE SULLA LEGALITA’ DURANTE E DOPO IL COVID-19

Il Capo della Polizia Gabrielli, in un documento inviato qualche settimana fa ai 194 Paesi del mondo che fanno parte di Interpol, sottolinea che “Analisti ben pagati delle organizzazioni mafiose sono già al lavoro per individuare le grandi occasioni di profitto conseguenti all'emergenza Covid19”. Gabrielli si sofferma anche sui pericoli del doping finanziario e del welfare assicurato dalle mafie; in particolare, dice, “è stata rivolta nell’immediato la massima attenzione ai comparti economici che non hanno mai interrotto la propria operatività, come la filiera agro-alimentare, il settore dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, sanificazione e smaltimento di rifiuti. Si tratta, infatti, di settori dove non è richiesto un livello particolarmente elevato di specializzazione e i gruppi criminali possono riuscire agevolmente ad offrire servizi a prezzi sicuramente concorrenziali perché le società da loro controllate non rispettano le prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro”. La mafia si insinua molto facilmente tra le piccole e medie imprese in forte crisi di liquidità, “che, in conseguenza della sospensione della loro attività, potrebbero non essere in grado di far fronte autonomamente ai propri pagamenti. La criminalità organizzata potrebbe, dunque, sfruttare il momento di difficoltà per insinuarsi nella compagine societaria apportando il denaro necessario o proponendo prestiti usurai. Al termine dell’emergenza, quindi, le associazioni criminali potrebbero aver inquinato l’economia, controllando imprese in precedenza non infiltrate”. A ciò si aggiunge anche un rischio sociale per la struttura sociale. Avverte Gabrielli: “Le famiglie in difficoltà, i lavoratori in nero e/o stagionali potrebbero rappresentare un ulteriore bacino d’utenza sia per le attività usurarie della malavita, sia come nuova ‘manovalanza’ a basso costo”.
Lungo è, quindi, l’elenco stilato dalla Direzione Nazionale Anticrimine delle situazioni di economia a rischio mafia con l’emergenza Covid-19. Si parte dalla attività estorsiva, l’usura, nonché le attività speculative di fagocitazione immobiliare e di imprese favorite dal bisogno impellente di denaro contante. L’usura, del resto, per i mafiosi rappresenta molto spesso l’anticamera della compravendita delle attività economiche sull’orlo del fallimento. Molto probabile, secondo la Direzione anticrimine, anche la crescita delle attività di riutilizzo delle “provviste in nero”. I segnali possono essere anche il ricorso alla violenza e minacce per l’illecita concorrenza, così come le attività di riciclaggio e reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita. Prevedibile è anche il ricorso alla corruzione verso le pubbliche amministrazioni, soprattutto nelle interazioni tra la PA e l’imprenditoria privata in ambito sanitario.

Le emergenze pubbliche aumentano la possibilità di guadagno per molte imprese, non solo per le organizzazioni criminali, ma queste ultime in particolar modo ne hanno un doppio vantaggio: affari e silenzio. Qualsiasi emergenza monopolizza l’attenzione mediatica: i meccanismi criminali non occupano più il loro spazio (già esiguo) nelle cronache, l’imperativo della sopravvivenza domina su tutto. Inoltre, in Paesi come l’Italia rallenta in forma finale la macchina giudiziaria.
La pandemia è il luogo ideale per le mafie e il motivo è semplice: se hai fame, cerchi pane, non ti importa da quale forno abbia origine e chi lo stia distribuendo; se hai necessità di un farmaco, paghi, non ti domandi chi te lo stia vendendo, lo vuoi e basta. È solo nei tempi di pace e benessere che la scelta è possibile.
Le mafie sanno ciò di cui si ha e si avrà bisogno, e lo danno e lo daranno alle loro condizioni. È sempre stato così. Le mafie negli anni sono riuscite ad infiltrarsi anche nella gestione del settore sanitario.
Ma cosa potrebbe accadere oggi?
Aziende chiuse, negozi, bar e ristoranti con le saracinesche abbassate, lavoratori in panchina, famiglie che stanno intaccando i propri risparmi prestano il fianco alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Da aiuti immediati per fare la spesa ai privati trascinandoli poi nell’usura e nella richiesta di prestazioni illecite in cambio, a prestiti alle imprese in difficoltà, in una situazione di emergenza la mafia può sfoderare un’economia parallela e sommersa per consolidare il consenso sociale, incamerare pezzi di aziende pulite con cui lavare denaro sporco e arricchirsi, fare concorrenza sleale al mercato regolare e accaparrarsi sussidi di Stato o dell’Unione europea.

E poi c’è l’interrogativo sulla ripartenza. Perché, quando avverrà non si ripartirà a pieno regime e non si ritornerà subito a quanto si fatturava un mese fa, osserva Mario Peserico, che ha la delega alla legalità in Confcommercio Milano, Lodi e Monza. “Ci stanno già arrivando le prime richieste di aiuto, da tutta Italia”, spiega Lino Busà, coordinatore nazionale di Sos impresa, l’associazione contro racket e usura di Confesercenti. Confindustria stima perdite fino a 100 miliardi di euro. Per Transcrime, centro di ricerca sul crimine dell’università Cattolica di Milano, bisogna prepararsi a quello che si è già visto succedere dopo una calamità naturale, come un terremoto o un’esondazione. Eventi imprevisti, dirompenti, che mettono in ginocchio l’economia locale e attraggono investimenti per la ricostruzione, che “sono state occasioni prolifiche per le organizzazioni criminali”, ha scritto in una recente nota del centro il direttore, Ernesto Savona.
Per comprendere i rischi post-emergenza Covid-19, “il terremoto è un termometro importante”, gli fa eco Vincenza Rando, vicepresidente di Libera, associazione contro le mafie. Da L’Aquila all’Emilia, inchieste giudiziarie e processi hanno svelato l’assalto alla diligenza. L’altro parallelo, per Franco Mirabelli, senatore del Partito democratico in commissione Antimafia, è con la crisi del 2008. Più lunga e strutturale, ma che a sua volta ha spalancato varchi all’infiltrazione del denaro malavitoso. Sono vari gli strumenti che la mafia può mettere in campo: dai prestiti a usura a tassi bassi1 a la corsa ai sussidi, sia nazionali che europei, e agli appalti. Soldi che la mafia è pronta a incamerare, intervenendo sulle imprese, ma anche sulle famiglie. Per esempio con la spesa: come sempre, sin dalla loro nascita, le mafie “fanno servizio sociale di tenuta, che consente di espandere il consenso e di avere controllo sull’economia”, osserva la numero due di libera. Posizioni che un domani potranno consentire anche di distrarre aiuti di Stato, forme di sostegno al reddito o altri sussidi.

Secondo don Ciotti: ”La presenza criminale non è ai margini, ma è dentro le fessure della nostra società. E non possiamo dimenticare che la forza, ad esempio, delle mafie si ritrova proprio in quell'impasto di complicità, a volte anche di ignoranza, di indifferenza che gli permettono di prosperare e diffondersi. Complicità e indifferenza che sacrificano al profitto - non dimentichiamolo mai - la vita delle persone. La lotta al male non faccia passare in secondo piano quella contro i virus che infestano il nostro Paese da decenni: le mafie, la corruzione, le disuguaglianze sociali, la povertà, la distruzione e l’inquinamento ambientale. Ma soprattutto dobbiamo dirci, e il Papa lo richiama sempre con forza, che la lotta al male è anche contro quei virus che hanno rafforzato, e reso possibile, questi mali. Tali mali sono proprio l'indifferenza, l'egoismo, la delega, la rassegnazione e l’omertà. È quindi l'impegno nel territorio diventa decisivo e insostituibile. Le mafie si approfittano delle fragilità. Le mafie e la corruzione si approfittano anche della vulnerabilità del contesto sociale: la fragilità dei servizi, delle opportunità, dei diritti. La mafia virus può approfittare del coronavirus. (…) C’è meno lavoro, le attività produttive sono ferme. Le mafie non aspettano altro: dispongono di immensi capitali illeciti e sono in attesa di collocare tutti queste risorse. A favorire tale situazione, c’è questa bomba sociale, più evidente in alcuni contesti. Le mafie si approfittano di queste fragilità. Tra i vulnerabili, non possiamo dimenticare i lavoratori in nero, i lavori invisibili che sono privi di ammortizzatori sociali e di assistenza. Le organizzazioni criminali fanno inoltre un po’ da banca. Bisogna allora che, in questo momento, siano le banche a prestare denaro, ad andare incontro a chi è fragile. Altrimenti, a fare da banca e a prestare soldi sono proprio le organizzazioni mafiose.(…) Soprattutto, da parte nostra, c’è bisogno di un impegno per una lotta sociale, per la promozione sociale. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, casa, famiglia, educazione, cultura. Scuola e lavoro diventano fondamentali. Lotta alla mafia vuol dire servizi, inclusione sociale. Le politiche sociali devono essere intese da tutti come un investimento, non come un costo. Possono essere, e lo sono state quando si è voluto, un volano per uno sviluppo ecologico e sostenibile. Oggi abbiamo bisogno di questo volano. Le politiche sociali non sono un costo.“
Ed allora, posto che è nella stagnazione dell’emergenza che vedremo il potere delle organizzazioni criminali, non in queste prime fasi, in cui si è portati a vedere solo l’eroismo e l’abnegazione dei singoli e l’intervento di uno Stato che si muove come meglio può per rispondere alla crisi (sarà solo dopo che ci troveremo ad affrontare le polemiche sulle mancanze, i tagli alla sanità, lo stato di degrado in cui versano molti ospedali pubblici, gli stipendi da fame riservati ai ricercatori), cosa possiamo fare noi?

Se da un lato è certo che ogni chiusura , ogni crisi settoriale o aziendale , ogni grave problematica economico sociale favorisce solo le organizzazioni criminali, di talché è indubbio che strumenti di sostegno economico e sociale , microeconomia, ed iniziativa solidale costituiscono strumenti potenti contro le mafie, dall’altro è pacifico che il silenzio ed il disinteresse – che possono giungere sino alla connivenza- costituiscono uno dei più forti supporti sui quali la mafia può contare nella sua azione intrusiva e depredatoria, riuscendo in tal modo a corrodere dall’interno il sentimento della legalità e ad abbattere gli anticorpi insiti nella coscienza sociale del Paese.
Appunti/suggerimenti di azioni concrete per chi avrà ruoli educativi
Ci sentiamo di proporre iniziative che promuovano l’assunzione di comportamenti/stili di agire/pensare/valutare fondati su “valori” che non necessariamente siano richiamati ogni piè sospinto con bambini o ragazzi (magari in modo più diretto -anche se con misura- con i secondi ed ancor più con i giovani) perché non assumano la veste di una trasmissione verbale di nozioni oppure una insistente convincimento razionale invece di diventare parte costituente del modo di essere persone. Ovviamente con gli adattamenti di linguaggio e di ulteriore specificazione necessari a misura della diversa età dei fruitori (bambini/ragazzi/giovani).

- Fare memoria di cosa, oggi, ci è di aiuto, di cosa vediamo sia giusto, da valorizzare
Facciamoci una lista/elenco di “cose cui oggi diamo valore”, di comportamenti che vediamo e che riteniamo corretti/buoni/giusti. Non solo nostri, ma delle persone che vediamo o di cui leggiamo le azioni. Domani faremo memoria di quanto avremo indicato. Ricordiamocelo, ricordiamolo anche ai ragazzi che ci sono affidati e ritorniamo con loro al perché ci sono sembrate (oggi) meritevoli di essere ricordate. Come applicarle, come riproporle nel fare quotidiano tra 2/5/10 anni?
Se sono stati motivo di valore oggi devono avere qualcosa di speciale che “arriva alle persone” anche se tanti -magari- li avranno dimenticati.

- Fare la propria parte (il proprio dovere) perché l’intera comunità possa progredire
Oggi sperimentiamo che “ci si salva solo insieme”. Solo se tutti facciamo la nostra parte la situazione può volgere al meglio, per tutti.
Oggi: io sto a casa, mi lavo le mani, rispetto le distanze, accetto di ridurre i contatti con gli altri… senza andare in sclero. Domani: … (?)
- Imparare ad essere preparati
Allenarsi a tenere occhi e mente “accesa” sui comportamenti e scelte delle persone, dei gruppi, delle realtà sociali (non solo quelle politiche).
Abituarsi ad esprimere (non tacere) la propria voce quando una scelta appare discutibile o inaccettabile: dare ragione delle proprie valutazioni/idee/pensieri con rispetto, ma con decisione e senza paura del giudizio altrui o della “considerazione comune” a partire dai valori fondanti la comunità; fondare i propri giudizi sui valori fondanti della comunità civile complessiva (nel nostro caso quelli della Costituzione). Conoscere questi valori fondanti, comprenderli, praticarli nel nostro quotidiano; identificare, comprendere e orientare le proprie azioni ai valori della Costituzione e per noi scout anche della “Legge”:
- essere uomo/donna protagonista della sua vita, consapevole della propria responsabilità;
- capace di compiere delle scelte, capace di dire dei "sì" e dei "no";
- ottimista, capace di vedere il bene presente in sé e attorno a sé e di goderne pienamente;
- che ha compreso che c'è più gioia nel donare che nel pensare solo a sé stessi;
- capace di servire e di mettere al centro della propria vita non il proprio interesse, ma il bene dell'altro, della comunità;
- che si sente continuamente in cammino, capace di ricominciare dopo ogni fallimento, consapevole che la fragilità umana non è una disgrazia, ma il segno del suo essere creatura, bisognoso del Creatore e del sostegno degli altri;
- capace di interagire, di collaborare, di vivere in comunità, nel segno di una relazione positiva che non ha confini;
- aperto e desideroso di una dimensione spirituale che dia senso al suo agire in mezzo agli uomini e come creatura.

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