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"Non arrivate all'altare a mani vuote"

Oggi a Castelvecchio (Savignano) don Silvano Rughi ha celebrato Messa. Domani compirà 90 anni

Foto don Silvano Rughi all'altare di Castelvecchio, al centro don Davide Pedrosi, a sinistra il diacono Paolo Amadori (foto Riccardo Buda)

Non ha perso il “vizio” di dire quello che pensa don Silvano Rughi, che domani compirà 90 anni, festeggiati oggi, domenica 18 febbraio, celebrando la Messa delle 11 con il parroco don Davide Pedrosi, nella chiesa di Castelvecchio, a Savignano sul Rubicone. Qui è stato parroco dall’1 gennaio del 1970 fino al giugno del 2009, quando ha lasciato per rassegnate dimissioni all’età dei 75 anni, trasferendosi alla Casa del Clero a Rimini dove vive tuttora. “Non mi manca la parrocchia - ha detto all’altare durante un’omelia calda, affettuosa, profondamente paterna, come il pastore che conosce le sue pecore una per una. “Non ho nostalgia, ma ho presenti tutti i vostri volti – ha detto, scrutando l’assemblea con occhi parlanti -. La mia vita è stata dedicata a questo, a tutte le persone che ho incontrato e che ancora incontro”.

Sono molti a ricordare ancora oggi le lunghe file di auto parcheggiate il mercoledì pomeriggio in via Castelvecchio, lungo la costa, in direzione Sogliano e sulla piazza, perché non c’era altro parcheggio. Gente in cerca dell’esorcista, che trovava il conforto di un don burbero, austero, ma disponibile a ogni ora.

Figlio spirituale di San Pio da Pietrelcina, cui deve la sua vocazione, racconta il don che ricevette dal santo un telegramma il giorno dell’ordinazione sacerdotale (avvenuta il 29 giugno del ‘67 a Corpolò, ndr).  “Ti auguro di fare del bene a tutti, vicini e lontani, tenendo un occhio alla croce e uno a Maria”, gli scriveva padre Pio. “Oggi rinnovo la mia promessa e vi dico cos’è successo. Ho esercitato il ministero dell’esorcista per 50 anni (un aspetto del suo compito di prete di cui amava poco parlare, ndr). Eravamo lì (in chiesa, ndr) proprio vicino alla Madonna, non vi riferisco gli atteggiamenti che aveva quella persona posseduta. Che però mi disse: ‘Non posso metterti le mani addosso, perché c’è lei che ti difende’. C’era la presenza della Vergine nella mia vita, c’è sempre stata”. Alla Madonna don Silvano dedicò la neo-restaurata chiesa parrocchiale già intitolata alla Natività di Maria Santissima, con una cerimonia il 15 febbraio del 2009 che metteva il suggello sacro ai lavori di rifacimento del tetto, del pavimento, della cantoria, per ricordare solo i più recenti. Don Rughi aveva già ristrutturato gli ambienti dell’oratorio e della canonica, realizzato la casa che ospita il circolo parrocchiale “Il baretto”, anche presidio dell’impianto sportivo adiacente, il tutto inaugurato nel 1995. Risale al 1972 la costruzione, sempre per sua iniziativa, della Casa di accoglienza situata poco lontano dalla chiesa e oggi in disuso, dove vissero poi i ragazzi dell’istituto don Baronio. Si occupò di loro Anna Buda che li crebbe come figli. Fra loro anche Silverio Zabberoni, oggi sindaco di Borghi, presente alla celebrazione religiosa insieme ad altri degli allora ragazzi (foto). 

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Anche l’opera in bronzo di Tito Neri raffigurante padre Pio posta sul piazzale antistante la chiesa fu voluta dall’allora parroco che alla Messa, oggi, ha ricordato il pattinaggio, poi dismesso, costruito dal suo predecessore don Melchiorre Baroni, dietro la chiesa.

“Mi affacciavo dal pattinaggio guardando i quartieri che via via crescevano – racconta -. Quando sono arrivato la parrocchia contava 1600 anime. Quando me ne sono andato eravamo 5000. Vedevo la gente costruire le case il sabato e la domenica, potevano venire a Messa? No, non potevano e io chiedevo a Dio la sua benedizione per queste famiglie che stavano costruendo il loro nido. La nostra gente sente il senso della casa. Passavo una volta al mese per le vie del quartiere, li conoscevo tutti e pregavo per ciascuno di loro. Sono stato fedele a quell’impegno, per la croce e per Maria”.

E poi ancora un messaggio. “Il Papa disse a noi preti: ricordatevi che quando andate all’altare andate al Calvario. Assumete tutte le sofferenze delle persone per darle a Dio, non andate a mani vuote all’altare, portate lì le vostre sofferenze”. E infine: “Ricordatevi spesso di Maria Santissima. Quando preghiamo la Vergine, la invochiamo e lei ci sarà”.

Al termine della Messa, animata dal coro delle grandi occasioni e partecipatissima, una lunga fila di persone per il saluto diretto all’ex parroco e poi una semplice festa sul piazzale, don Davide Pedrosi in prima fila.

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(foto sopra di Riccardo Buda)

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Qui una sorpresa giunta dal parrocchiano Marcello Zammarchi: la lettera firmata da papa Francesco in persona, per don Silvano.

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Nella missiva si citano “l’esercizio del Sacramento della confessione, l’accompagnamento spirituale e, come esorcista, il combattimento contro lo spirito del male”. “Grazie – scrive tra le altre cose il Santo Padre – per avere permesso a tutti di sperimentare l’amore di Dio attraverso le tue mani accoglienti e il tuo cuore accogliente”.

Non è il primo dono che i parrocchiani fanno al loro pastore. Nel 2005 fu pubblicato il libro “Lampada ai miei passi è la tua parola”, edito dal Ponte Vecchio di Cesena, in cui furono raccolte a cura delle catechiste, del gruppo di preghiera padre Pio e del gruppo giovani alcune delle più belle omelie del parroco pronunciate tra il 1999 e il 2004. L’opera contiene una prefazione di Giovanni Maroni.

Le offerte raccolte alla Messa, ha tenuto a sottolineare don Silvano, saranno devolute all’ospedale di Mutoko (Zimbabwe), dove opera il missionario Massimo Migani.  

(foto Riccardo Buda)

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