Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 9 giugno - 10ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

CON IL SUO SGUARDO GESÙ SCEGLIE, CHIAMA, RIVELA

Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13 - 5,1; Mc 3,20-35

Se fin dall’inizio del ministero di Gesù di Nazaret il successo appariva sicuro e le folle premevano da ogni parte, ora emergono anche gruppi che cercano di rendergli la vita impossibile. La gente parla, chiacchiera, e c’è anche chi sostiene apertamente che il nuovo Messia sia alquanto matto. A questo punto i suoi stessi parenti si mettono in moto per riportarlo a casa e salvare l’onore.

Ma c’è di più: una delegazione ufficiale di scribi - dottori della Legge e guide riconosciute del popolo - arriva da Gerusalemme. Essi sostengono che in Gesù agisca uno spirito immondo, diabolico. In poche parole, lo accusano di stregoneria: non ha senso perché lui è il Santo per eccellenza, “più forte” di Satana che pensa di aver vinto. «Come può Satana scacciare Satana?». Un regno diviso in se stesso infatti non può reggere. Anche una famiglia, una comunità, non ha vita lunga quando si infiltra in essa il tarlo della divisione, dei litigi o della violenza.

Dire che Gesù è Satana viene considerato un peccato enorme, imperdonabile, una bestemmia contro lo Spirito Santo (versetti 28-29). Si tratta di una esagerazione? Risulta un’affermazione difficile a spiegarsi, sarebbe più facile se conoscessimo il contesto in cui la sentenza è nata. Se non si tratta di un’iperbole, possiamo identificare tale bestemmia con il rifiuto di accettare nell’attività di Gesù la presenza dell’intervento salvifico dello Spirito di Dio, cioè di Dio stesso, scambiato addirittura per Satana. In questo modo ci si sottrae alla possibilità stessa di incontrare il perdono di Dio offerto nell’azione di Gesù Cristo.

Il discorso iniziato al versetto 21 si conclude negli ultimi versetti: questa volta si parla anche della madre di Gesù, con i suoi parenti di Nazaret, i quali “stando fuori” lo cercano. Ed ecco Gesù che con il suo sguardo non solo giudica, ma anche sceglie, chiama, rivela il significato di nuove categorie sociali, fra le quali il concetto di famiglia. È vero, i legami di sangue sembrano fondamentali, unici, non si ignorano con una battuta, un’offerta al tempio, come facevano i farisei.

Però nel nostro brano non si tratta di questo. Per Cristo sono parenti stretti coloro che sono suoi discepoli, coloro che stanno in ascolto “attorno a lui”, mentre coloro che non fanno la volontà di Dio rischiano di rimanere “fuori”. Un bell’invito ai suoi parenti – e anche a noi oggi - a entrare senza indugio nella cerchia dei discepoli, nella nuova famiglia edificata su Gesù.

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