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Chiesa nel mondo

È con la Pentecoste che la Chiesa prende coraggio ed esce sulle strade del mondo

Chiesa nel mondo

La Chiesa della Pentecoste. Una Chiesa in uscita, quella cui ci sollecita papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato e che ha messo in chiare lettere nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. «Usciamo usciamo», si legge al numero 49. E subito dopo aggiunge una frase che è rimasta impressa in tanti: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze». L’invito di Bergoglio è chiarissimo. È quello che ci viene dalla solennità che abbiamo festeggiato domenica scorsa: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli.

È con la Pentecoste che la Chiesa prende coraggio ed esce sulle strade del mondo. L’ha ricordato anche martedì scorso il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, nella sua introduzione alla 79esima assemblea generale dei vescovi italiani che si è tenuta a Roma.

Se ci facciamo guidare dal vento dello Spirito, e non rimaniamo paralizzati «nei labirinti dell’individualismo», saremo in grado di alzare lo sguardo e di addentraci in ogni ambito dell’esperienza umana. Lo Spirito, se lo lasciamo soffiare, rende capaci di parlare e interpretare le lingue del mondo. Facilita l’incontro con chiunque, siano essi «Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia», come narra il brano degli Atti degli apostoli. E siano oggi quanti si impegnano in politica, nello sport, nel mondo delle professioni, della scuola, del lavoro, della famiglia... L’abbiamo toccato con mano anche durante i mesi difficili del dopo-alluvione. Le nostre comunità cristiane sono scese subito in campo: Caritas, San Vincenzo, Misericordie, sacerdoti, parrocchie, volontari, istituti religiosi, associazioni di volontariato. L’elenco sarebbe lunghissimo. Tutti in prima linea. E l’impegno non è terminato, come le settimane che stiamo vivendo mostrano a tutti. Dal ricordo, alle preghiere, ai ringraziamenti e all’impegno da proseguire ancora per chi si trova fuori casa o chi deve ripartire dopo i tanti danni subiti.

La sfida è quella del noi, del lavorare insieme, ha ribadito il cardinale.

Abbiamo bisogno di non piegarci davanti alle difficoltà e alle divisioni che ci sono, ma che spesso impediscono di scorgere il tanto bene diffuso. “Lo Spirito rende familiari e tesse la comunione tra diversi”, ha aggiunto Zuppi. È il bello e l’unicum dell’esperienza cristiana. È così che la comunità dei credenti diventa attrattiva, come agli albori del cristianesimo. Oggi come allora.

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