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il punto della settimana

Ciechi e sordi

Le Ong vengono messe alla gogna da mesi per la loro opera di salvataggio nel Mediterraneo. Vengono quasi sbeffeggiate, come si sente anche in alcune improvvide dichiarazioni di esponenti dell’esecutivo

Ciechi e sordi

Il terremoto in Turchia e Siria è un’Apocalisse. Quanto accaduto nella notte tra domenica e lunedì scorsi è stato terribile. La terra si è spostata di alcuni metri, un fatto spaventoso. Le drammatiche immagini raccolte sul posto hanno fatto il giro del mondo e la solidarietà internazionale si è messa in moto subito, dall’Italia compresa. Questo tragico e immane evento ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media di ogni continente.

C’è un altro evento che mi preme sottolineare questa settimana che, a mio avviso, rischia di rimanere sotto traccia. Con il cambio di governo nel nostro Paese, appare evidente come il tema migrazioni abbia subìto un brusco stop e venga spesso relegato nelle retrovie di tg e notiziari. A livello di grande stampa, Avvenire tiene desta l’attenzione e affronta il tema senza alcun timore verso nessuno. L’ha fatto anche sabato scorso con l’editoriale di Eraldo Affinati che ha voluto dare voce “A nome di chi non può più”, come fecero e faranno sempre i salvati rispetto ai sommersi, con un esplicito richiamo al libro di Primo Levi, «la cui storia – ha scritto l’opinionista/educatore – sprofonderà per sempre muta negli abissi».

Le Ong vengono messe alla gogna da mesi per la loro opera di salvataggio nel Mediterraneo. Vengono quasi sbeffeggiate, come si sente anche in alcune improvvide dichiarazioni di esponenti dell’esecutivo Meloni. Come se fosse un lusso navigare in mare in pieno inverno per naufraghi lasciati alla deriva su imbarcazioni sulle quali noi non saliremmo neanche se ci pagassero.

Nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana, la Guardia costiera ha recuperato otto cadaveri, tra cui tre donne. In quella stessa notte una mamma aveva gettato in mare il proprio bambino. Poi è deceduta pure lei e anche l’uomo che si era gettato in acqua per recuperare il piccolo.

Noi che facciamo davanti a questi scenari? «Il governo italiano – scrive Affinati – continua ad assegnare i porti più lontani alle navi delle Ong, di fatto ritardando l’aiuto umanitario».

Ma che differenza fanno questi naufraghi da altri che rimangono in mezzo al mare? Si possono selezionare gli aiuti? Abbiamo contezza delle situazioni di vita da cui giungono questi disperati costretti a partire?

Papa Francesco con il viaggio di pochi giorni fa nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan ha cercato di far comprendere i drammi di interi popoli. Ma noi, domandiamocelo, quanto ciechi e sordi siamo?

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