Editoriale
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Emergenza sanitaria

Surreale, eppure...

C’è ancora una speranza, uno spiraglio in quel pertugio cui tutti vogliamo tendere. Lo si vede nel lavoro incessante di quanti, tra medici, infermieri, tecnici e volontari, si prodigano per troppe ora al giorno

Surreale, eppure...

Il quadro è quasi apocalittico. Esagero? Non credo. In giro non si vede ormai più nessuno. I più stanno rintanati nelle loro abitazioni. Gli appelli delle istituzioni si susseguono affinché ognuno si convinca, una volta per tutte, che il solo modo per sconfiggere il virus è blindarne la diffusione.

Come è noto a tutti, anche a chi si ostina a non capire. L’imperativo, quindi, rimane uno solo: rimanere in casa.

Siamo piombati, nel volgere di appena una settimana, in un clima da coprifuoco. Siamo come in guerra, lo ripetiamo. Solo una dozzina di giorni fa la gente scorrazzava a Rimini e a Cesenatico, complice una bella giornata di sole, per il più classico degli aperitivi. Poi è arrivato quello che nessuno neppure un mese fa si sarebbe potuto immaginare. Giù le saracinesche e stop agli spostamenti.

Gli ospedali, specie in Lombardia, sono stracolmi di pazienti. Sono tantissimi quelli in terapia intensiva. Le vittime hanno oltrepassato le duemila unità. Gli operatori sanitari sono spesso senza presidi protettivi. Questo sciagurato evento li espone a rischi altissimi per la propria salute e quella dei loro familiari. Da più direzioni arriva l’avvertimento: è possibile il collasso dell’intero sistema sanitario.

Le borse di tutto il mondo registrano ribassi da capogiro, come non si vedeva da 30/40 anni, con perdite che vanno bel oltre il 10 per cento al giorno. Se non si intravede uno spiraglio di ripresa possibile sarà difficile, nell’immediato, trovare un’inversione di tendenza. I miliardi si stanno bruciando come nelle peggiori crisi finanziarie e si sommano i danni di una situazione economica globale a fortissimo rischio recessione.

Dal Vaticano hanno già fatto sapere che i riti della Settimana Santa verranno celebrati senza partecipazione di popolo. Ciò ha fatto intuire ai più che la scadenza del 3 aprile servirà solo per una verifica e non sarà il termine di una lunga quarantena che, con ogni probabilità, verrà prolungata. Le Messe senza fedeli si moltiplicano online, per fare compagnia, per restare accanto, come cerchiamo di raccontare in questa edizione del giornale attraversata dal Covid 19. Vicini, nonostante tutto, anche se fisicamente distanti.

Eppure… Sì, c’è un eppure. C’è ancora una speranza, uno spiraglio in quel pertugio cui tutti vogliamo tendere. Lo si vede nel lavoro incessante di quanti, tra medici, infermieri, tecnici e volontari, si prodigano per troppe ora al giorno. E in chi, pure da casa, lavora tanto grazie alla Rete e vuole fare avvertire la propria partecipazione, col canto e con i cartelli alle finestre, alla resistenza di un Paese che non si arrende al contagio.

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