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L’amore di Cristo ci strugge e commuove

«L’esperienza al Sinodo: un’esigenza emersa e anche qualcosa di profondamente desiderato»

L’amore di Cristo ci strugge e commuove

La mia esperienza al Sinodo ha messo in evidenza che la comunione stessa è espressione compiuta del cammino sinodale, essa è innanzitutto un’esigenza emersa, e anche qualcosa di profondamente desiderato.

Abbiamo anche sperimentato che i nostri tentativi di “costruire” una sinodalità possono produrre effetti contrari: occorre riconoscere a ogni passo del cammino che l’iniziativa appartiene a Dio, al Suo Spirito. A noi la corresponsabilità di domandare la grazia della comunione, dell’unità e della pace, di essere più disponibili alla conversione. Questo è avvenuto nei giorni del Sinodo e comincia a dare visibili frutti.

Un ulteriore tratto distintivo lo traiamo dall’inizio della Prima Lettera di Giovanni: vi annunciamo la comunione che viviamo, la comunione che ci educa, e di cui abbiamo fatto esperienza; una comunione che ci fa conoscere ed amare il destino. Negli ultimi anni del mio ministero episcopale, ho scoperto che la comunione, proprio perché luogo e modalità di educazione, cioè di conoscenza affettiva che si rinnova sempre per coloro che vi si inabissano, è anche una formidabile espressione di governo e di gestione. Gesù introduce nella storia una nuova modalità di governo: la comunione, l’amicizia. La comunione è una nuova sintesi, che sempre si rinnova, rilancia e non chiude mai.

Assieme alla comunione ho fatto esperienza della necessità di un cammino che svolga nella vita la grazia ricevuta nel battesimo e confermata nella vocazione. Questo cammino è l’educazione. Non c’è mai un momento in cui dire: “ecco, siamo arrivati, non devo più imparare niente”, sarebbe la “zombizzazione” della vita. Mi ha sempre colpito che Gesù a un certo punto dica che dobbiamo essere un po’ come scolaretti ai piedi del Padre, che come un buon maestro ci insegna, ci comunica tutto (cfr. GV 6,45). Del resto lo stesso Gesù dice ai suoi prima di andare a morire, che lo Spirito ci insegnerà ogni cosa. Come aiuto a questa educazione abbiamo riscoperto il documento Evangelii Gaudium. Perciò in Diocesi a Mosca ho pensato a incontri in cui discernere come è stato vissuto e applicato questo documento in questi dieci anni. Spesso l’educazione, la catechesi avviene come comunicazione analitica di nozioni, ma manca una sintesi fondata sulla comunicazione dell’esperienza di unità e comunione che si vivono.

Occorre “entrare nel merito” delle domande reali della comunità cristiana, del contesto in cui si vive, e di una reale prospettiva missionaria.

Un altro formidabile aiuto all’educazione può provenire dal vivere l’avventura della conoscenza per fede come evento, come esperienza comunionale. A questo riguardo abbiamo notato il valore positivo delle “crisi”, un significato nuovo, non conforme alla mentalità dominante che vede nella crisi al massimo una dimensione negativa, distruttiva, critica di ciò che è. La crisi può essere vissuta come momento costruttivo, una “revisione di vita” del proprio essere cristiani e della comunità. E, infine, la missione. Il nuovo popolo di Dio, costituito dai battezzati quale comunione di tutti i fedeli in cammino nella storia, partecipa della missione di Cristo. Questa posizione genera una cultura dell’incontro fondata su un’apertura all’altro. “L’amore mostratoci da Cristo ci strugge” (cfr. 2Cor 5,14- 15), ci commuove, divenendo il fattore mobilitante la nostra vita.

*arcivescovo di Mosca

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