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Le alluvioni nella storia della città di Cesena

Sono almeno altri due gli eventi simili che nel corso dei secoli hanno interessato questo lembo di Romagna

Ho consultato per ore le notizie relative all’alluvione, preoccupato dalle immagini e dai video che circolavano online. Mi sono imbattuto in una dichiarazione del sindaco di Sarsina, Enrico Cangini, secondo cui nemmeno gli anziani del posto avrebbero memoria - né in prima persona né nei racconti ascoltati in gioventù - di fenomeni piovaschi così intensi e disastrosi, nel passato.

L’alluvione del 16 e 17 maggio scorsi sarebbe qualcosa di unico. O, quantomeno, l’inondazione che ha colpito quasi tutta la Romagna sarebbe senza precedenti in questo territorio. È difficile risalire ad acquazzoni così violenti come quello recente nella storia di Cesena. Nel documento La storia di Cesena nella storia, consultabile sul sito del Comune e contenente una cronologia di eventi importanti dai tempi antichi ad oggi, si citano almeno due casi di diluvi eccezionali.

Il primo nel 1557, capace di danneggiare il ponte malatestiano che permetteva il passaggio sopra al fiume Savio. Il secondo nel 1614, con un susseguirsi di siccità e piogge battenti che causò uno straripamento del corso d’acqua. Una descrizione che ricorda in modo sinistro l’attualità. Eppure ci sembra credibile che qualcosa di simile non sia mai avvenuto. Le immagini e le testimonianze non lasciano scampo: quando mai ci è capitato di sentir parlare di decine di case ricoperte dall’acqua, di strade impraticabili per ore, di imbarcazioni che si muovono sulle vie che fino a qualche giorno fa erano solcate dalle automobili? Forse allora bisogna cercare risposte in un modo diverso.

Il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del 2016 intitolato Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici ricorda che l’Italia è un paese in cui il consumo di suolo - ovvero il passaggio da una copertura naturale a una copertura artificiale dei terreni - è massiccio. Negli anni ‘50 questo dato era al 2,7 per cento, nel 2015 è salito al 7 per cento.

L’Emilia Romagna spicca tra le regioni più impermeabilizzate: il 9 per cento del territorio è coperto di cemento. L’acqua è scivolata sulle strade, senza possibilità di essere assorbita da un terreno già ricolmo a causa delle forti piogge di inizio maggio.

C’è dell’altro. L’alveo del fiume Savio è a ridosso di abitazioni e costruzioni di ogni tipo. Non sembra qualcosa di strano: è sempre stato così, almeno nell’immaginario della popolazione più giovane.

Siamo poco abituati a mettere in discussione la possibilità di avere edifici a pochi passi dai corsi d’acqua, così a Cesena come in tante altre città europee. Ai fiumi, però, servirebbe uno spazio adeguato per non causare danni ogni volta che si riempiono.

L’ha ricordato Armando Brath, professore di Costruzioni Idrauliche all’università di Bologna, in un’intervista all’agenzia Agi, in cui ha sottolineato la necessità di costruire casse di espansione per i fiumi, opere idrauliche che consentirebbero di controllare la tracimazione dell’acqua.

Il rischio è che, anche a causa del cambiamento climatico, fenomeni piovaschi così violenti ed eccezionali si verifichino più spesso. Un disastro come quello avvenuto negli ultimi giorni potrebbe non essere un unicum, se non si interverrà in modo adeguato e se non si metterà al primo posto la sicurezza dei cittadini e la tenuta idrogeologica del territorio rispetto al profitto e alla cementificazione incontrastata.

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