Psicologia quotidiana
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Il cinema come specchio onirico

Perché l'intreccio del cinema con la psicologia è così stretto?

Si è conclusa lunedì scorso la decima edizione della rassegna di “Cinema & Psiche” presso il cinema Eliseo di Cesena, che ha visto la partecipazione di un migliaio di spettatori nell’arco dei quattro appuntamenti.

Un pubblico attento e vivace che ha potuto dialogare con psicoanalisti, professionisti della salute mentale e docenti universitari.

Nell'ultima serata anche lo scrittore Sandro Veronesi, autore del romanzo il Colibrì da cui è stata tratta l’omonima pellicola in proiezione.

Un grande successo.

Ma perché l'intreccio del cinema con la psicologia è così stretto?

Tutte le volte che siamo di fronte a uno schermo è come se ci trovassimo davanti a uno specchio, il quale ci rimanda qualcosa di noi.

Il cinema è un potente strumento per esplorare una vasta gamma di esperienze, di modalità relazionali, dinamiche psichiche profonde. Per le sue caratteristiche iconiche si può paragonare alla dimensione onirica, e come nel risveglio, alla fine della proiezione, ognuno di noi potrà dire “è solo un film” (è solo un sogno).

Guardando un film ci si concede il piacere di vivere fantasticamente dimensioni affettive, libidiche, aggressive e distruttive impensabili nella vita reale.

Il cinema ci permette di riconnettere in una storia dotata di senso i frammenti talvolta sconnessi di esperienza che ci troviamo a vivere, paragonabile per alcuni aspetti al lavoro terapeutico.

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