Psicologia quotidiana
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Il negazionismo

Il diniego è da sempre un importante oggetto di studio della psicoanalisi

Quando parliamo di negazionismo ci riferiamo a un meccanismo di difesa, più propriamente detto diniego, volto a rigettare una percezione/evidenza di un fatto reale. Il diniego è da sempre un importante oggetto di studio della psicoanalisi.
The Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche, ha pubblicato, recentemente, una lettera in cui due psichiatri statunitensi segnalano la necessità di coinvolgere gli psicoanalisti nella gestione del negazionismo negli Usa; fenomeno che negli ultimi mesi è dilagato, in diversi Paesi, contribuendo all’aumento vertiginoso del numero di contagi e decessi per coronavirus.
Il negazionismo è un fenomeno antico, che ha riguardato dolorosi fatti storici. Uno tra tutti è stato il diniego dello sterminio più aberrante della storia a noi più vicina: il negazionismo dell’Olocausto (che abbiamo commemorato in questi giorni), su cui esiste una ampissima letteratura.
In Freud, fin dalle sue prime speculazioni, è centrale il concetto che la vita psichica è mossa, costantemente, dall’evitamento del dispiacere. La ricerca del piacere si raggiunge quindi attraverso una sottrazione: il piacere è possibile solo evitando il dispiacere, ossia il dolore. Tutti i meccanismi di difesa, a partire dai più primitivi, operano, anche in modo sinergico, per sottrarre il soggetto dalla percezione del dolore. Tuttavia se tale sottrazione oltrepassa determinati limiti si arriva a un rinnegamento della realtà.
L’articolo di The Lancet è un importante riconoscimento del potenziale trasformativo che la psicoanalisi può operare non solo come terapia individuale, ma come forza di cambiamento sociale. Mai come in questo periodo così complesso emotivamente, una integrazione di metodi di cura potrebbe contribuire in modo incisivo al contenimento di questo pericoloso problema sociale.

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